Non solo sangue, all’Avis servono anche medici

Medici disponibili a uscire la domenica per la raccolta delle donazioni di sangue: è urgente l’appello che il presidente Tito Livio Peressutti e la vicepresidente viario Gianna Moras dell’Avis provinciale di Venezia lanciano a tutti gli iscritti all’Ordine lagunare per poter così continuare una fondamentale attività sul territorio che, senza professionisti, potrebbe essere fortemente limitata.

Particolari i criteri di selezione per medici e infermieri impegnati nella raccolta, che devono essere formati ad hoc, secondo il programma messo a punto dal CRAT, il Centro Regionale Attività Trasfusionali. «Uno dei problemi che abbiamo – spiega il presidente nazionale Alberto Argentoni – è che i giovani che entrano in specialità, e che magari abbiamo già formato, non possono poi più fare questa attività. Spesso, inoltre, anche le convenzioni come guardia medica o medico di medicina generale prevedono delle incompatibilità. Siamo, dunque, in forte difficoltà a trovare professionisti da inserire nelle équipes». Limiti, tra l’altro, per nulla tecnici, ma di squisita natura burocratica.

Quella che viene richiesta non è un’attività lavorativa vera e propria, è piuttosto un impegno domenicale a metà strada tra la professione e il volontariato. «Ogni domenica mattina – aggiunge il presidente – abbiamo tre o quattro uscite sul territorio: l’attività è fondamentale perché la raccolta domenicale ci porta oltre 10mila sacche di sangue all’anno. Per l’area veneziana è un sostegno necessario».

Una grande capacità empatica, dato che si lavora con persone sane, è la caratteristica principale che deve avere il medico impegnato nella raccolta di sangue. «Tranne gli specializzandi, – spiega il presidente – qualsiasi medico, anche in pensione, può impegnarsi in questa attività, una volta fatta la formazione specifica. Il medico deve saper analizzare e valutare eventuali comportamenti a rischio, viaggi, abitudini sessuali, uso di sostanze, valutare lo stato di salute complessivo, fare educazione sanitaria ma, soprattutto, deve saper comunicare e mettersi in relazione con una persona sana, che vuole donare, ma che, magari, ha un’immagine un po’ distorta di sé».

Un limite sostanziale, infine, è la possibilità di organizzare solo due volte l’anno il corso di formazione: l’ultimo, della durata di 12 ore e che ha visto assegnare 12,3 crediti ECM, si è svolto a Padova tra la fine di ottobre e la prima metà di novembre. Il prossimo sarà in primavera.

«All’Avis veneziana – conclude Alberto Argentoni – per poter fare le cose bene e distribuire al meglio le domeniche impegnate servirebbero almeno una decina di medici, raddoppiando il numero di quelli disponibili oggi: in ogni équipe che esce ce ne dovrebbero essere almeno 2». Servono una buona dose di volontà di servizio e tanto spirito di adattamento. E qualche collega disposto ora a raccogliere la sfida.

Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Provincia di Venezia

Info: www.avisprovincialevenezia.it

Segreteria OMCeO Ve
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