Ospedalieri italiani: quasi salvi in Europa

Ospedalieri italiani: quasi salvi in Europa


Una notizia passata in sordina nei giorni scorsi è quella che EurActive.com, agenzia di informazione della Comunità Europea, ha intitolato: “Il Parlamento Europeo dà il cartellino rosso all’opt-out sul tempo di lavoro”.
La notizia peraltro è stata data anche con toni enfatizzanti: “ Il Parlamento Europeo ieri, 17 Dicembre 2008 ha votato la rottamazione dell’opt-out, riaffermando il divieto di una media lavorativa superiore a 48 ore settimanali calcolate sulla media di 4 mesi, in aperto conflitto con un gruppo di Stati Membri guidati dal Regno Unito.”

La crisi dei Paesi Europei sulla Direttiva sul tempo di lavoro, conosciuta come EDWT (European Directive Working Time) nasce già al momento della sua approvazione nel 1993. Da allora il Regno Unito, in compagnia di alcuni altri Stati Membri avevano contestato il valore max di 48 ore indicando in 60-65 ore la quota corretta.

Nel 2004 la Commissione Europea aveva identificato una sorta di compromesso nel sistema di opt-out. Secondo questa regola, il lavoratore dipendente, quindi anche il medico, può al momento della firma del contratto nel caso di prima assunzione o durante la sua vita lavorativa se già assunto, decidere se lavorare con il limite di 48 ore o oltre.

 Negli ultimi 2 anni la FNOMCeO si è battuta contro questa norma. L’OMCeO di Venezia in quesa battaglia ha svolto un ruolo importante sia nella difesa del diritto all’interno della UEMS (Unione dei Medici Specialisti Europei) di cui abbiamo l’incarico di Capodelegazione contro i paesi anglofoni e del nord Europa, sia all’interno dell’ultimo incontro internazionale del GIPEF (Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Francia) dello scorso ottobre dove è stato firmato un documento che ha pesato molto sulla componente politica di questi Stati al momento del voto.

La votazione finale è stata di 421 contrari e 273 favorevoli e pertanto il limite superiore a 48 ore e l’opt-out non sono sati confermati.

Ora manca l’ultimo tassello che è la Camera di Conciliazione perché in Europa quando una proposta votata dalla Commissione è respinta dal Parlamento si passa per questa Camera. Per il momento comunque la situazione è bloccata ed i nostri politici nazionali devono aspettare ancora prima di mettere mano al nostro contratto. La vecchia cara Inghilterra invece, se vuole evitare ritorsioni deve mettere mano subito al portafoglio per circa 67 milioni di sterline entro il 2020 per riorganizzare il proprio sistema sanitario. Una somma questa che il nostro Stato al pari di altri paga già e che invece il Regno Unito risparmiava facendo finta di avere un maggior controllo della spesa pubblica. I parametri di Maastrict devono essere uguali e validi per tutti.

L’ultima considerazione da fare è che la sicurezza sul lavoro, la sicurezza delle cure, la conciliazione del lavoro con la famiglia è stata garantita.

Abbiamo corso un bel rischio. Nei prossimi giorni cerceremo di capire come hanno votato i Parlamentari Europei di casa nostra.

Salvatore Ramuscello
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