Sempre più anziani e più malati. E le donne "battono" gli uomini

IL GAZZETTINO di VENEZIA - mercoledì 5 novembre 2008

Sempre più anziani e più malati. E le donne "battono" gli uomini

La popolazione invecchia, in alcune aree del Veneto invecchia decisamente di più, al punto tale che è diventato urgente correre ai ripari e proporre un nuovo sistema di sanità. Lo sentiamo dire da anni, al punto tale che quasi sembra un luogo comune. Oggi a Nordest gli over 65 rappresenta-no il 22 per cento della popolazione, nel 2030 saranno il 25 per cento della popolazione. Nel Veneto il 19,5 per cento della popolazione ha più di 65 anni e il 26,5 di queste persone vive da sola.
Gli anziani costituiscono circa un quarto di coloro che vanno regolarmente dal medico, il 35 per cento dei malati ricoverati ed il 34 per cento di coloro che si fanno fare una ricetta medica.
Uno studio che fotografa anche la forza del passaparola: il 20,4 per cento ancora si affida ai consigli di familiari, amici o colleghi (-2,7 per cento rispetto a dieci anni fa), mentre il 15,6 per cento fa un salto dal farmacista (in crescita di oltre il 9 per cento rispetto a 10 anni fa).
Difficile non immaginare quanto il sistema sanitario si stia confrontando con una popolazione che non solo è ingrigita, ma presenta sempre nuove patologie e richiede interventi diversi e mirati. Ci sono poi aree che per come sono conformate faticano ancora di più ad offrire una buona sanità: Venezia (che è una delle più vecchie città d'Italia) è tra queste, come lo sono i comuni di montagna o i piccoli centri rurali lontani dai poli ospedalieri.
«Partecipando al progetto CO.ME.FA.RE., che vede coinvolti insieme nella valutazione epidemiologica delle principali malattie il Comune di Venezia ed i me-dici di famiglia, ho avuto modo di visionare i dati ufficiali dei quasi 270.000 residenti dei vari quartieri al 31 dicembre 2007 preparati dal Servizio Statistica e Ricerca del Comune di Venezia. -sottolinea il dottor Cristiano Samueli, che è anche fondatore dell'Associazione Fine Vita - Quello che mi ha maggiormente colpito nel guardare questi numeri è il fatto che in tutti i quartieri vi è una sostanziale differenza fra i maschi ultrasessantacinquenni e le donne della stessa classe di età. Nella Municipalità di Venezia-Murano-Burano, ad esempio, gli uomini di età maggiore di 65 anni sono il 24,18 per cento, mentre nella stessa zona le donne sono il 32,64 per cento, mentre nella Municipalità di Marghera-Catene-Malcontenta, dove vi è la più bassa percentuale di uomini sopra ì 65 anni con il 18,54 per cento, le donne raggiungono il 27,44 per cento. Già questi risultati dovrebbero mettere in evidenza come non soltanto servano interventi mirati di tipo socio-sanitario nei confronti degli anziani, ma anche che si tenga conto della differente percentuale di presenza dei due sessi nei vari quartieri. Se poi si vanno ad analizzare i dati aggregati maschi-femmine sopra i 65 anni di età nelle varie Municipalità del Comune di Venezia, si evidenzia come nessuna di queste scenda al di sotto del 22 per cento (Chirignago-Zelarino 22,82 per cento) e come anzi il Centro Storico di Venezia si attesti sul 28,72 per cento con Lido e Pellestrina che lo seguono poco più in là con il 27,39 per cento».
Numeri che hanno già un forte peso, ma che a Venezia purtroppo sono ulteriormente gravati dalla conformazione della città: difficoltà a trasferirsi da un posto all'altro, problemi nel raggiungere gli ambulatori dei medici di famiglia, ma anche ad essere accuditi e si di per sé sono allarmanti, lo diventano ancora di più se si considerano le difficoltà di spostamento e l'impossibilità di mobilità veloce sul territorio. «Sebbene si tenti di far fronte a queste problematiche utilizzando l'informatizzazione per effettuare dei rilevamenti strutturati sulle patologie degli anziani del territorio arrivando a realizzare un cosiddetto audit clinico che aiuti a creare una modalità di gestione del paziente, a tutt'oggi il medico di medicina generale deve anche sopperire alle carenze strutturali che si stanno creando da quando gli ospedali si sono trasformati in luoghi per accogliere quasi esclusivamente i pazienti acuti - aggiunge Samueli - Per poter quindi dare risposte corrette a patologie sempre più complicate e complesse dal punto di vista diagnostico e terapeutico è fondamentale la formazione del medico di famiglia. Credo che il medico di medicina generale abbia le competenze per potersi dedicare in maniera adeguata alle molte patologie degli ultrasessantacinquenni, ma dovrebbe avere anche la possibilità di coordinare gli interventi sul territorio».
Daniela Boresi
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