Convegno:“Bellezza, Armonia e Salute: Quale relazione?” 16 ottobre 2010

CONVEGNO: “BELLEZZA, ARMONIA E SALUTE: QUALE RELAZIONE?” 


Concordemente alla mission dell’ A.M.P.-Ve per la diffusione di una cultura della psicoterapia e dell’impegno dell’Ordine dei Medici quale garante della conformità delle nuove terapie nell’ambito scientifico, il Convegno del 16 ottobre 2010 “BELLEZZA, ARMONIA E SALUTE: quale relazione?” propone un excursus informativo/formativo ai discenti, presentando quei sistemi di cura pioneristici che hanno avuto riscontro clinico permettendo un miglioramento della performance nella cura dei disturbi psico-organici gravi. 


Le motivazioni della diffusione della conoscenza delle terapie innovative è un impegno sociale, al fine di rendere edotto l’uditorio sui principali metodi di cura e risultati ottenuti con le tecniche innovative presentate nel corso dell’evento ECM; tale punto verrà esposto dal Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Venezia dott. Maurizio Scassola. 


In concordanza con l’omelia del Patriarca di Venezia, Card. Angelo Scola, in occasione della festa del Redentore di Venezia, il Convegno (già organizzato) trova oggi riscontro nelle parole di Sua Eminenza: “… l’idea biblica del “bell’amore”,che la tradizione cristiana ha approfondito, sia particolarmente adeguata proprio per la sua capacità di coniugare l’amore alla bellezza, di vederlo scaturire da esso e percepirlo come “diffusivo” di bellezza, …”. E ancora: “Ogni uomo e ogni donna devono fare i conti con la dimensione sessuale per tutta la vita, dalla nascita fino alla morte. … Nello specifico, riscoprire il senso tra il bell’amore e la sessualità. Mostrare che la soddisfazione piena del desiderio è ritrovare il vero volto dell’altro, soprattutto nel rapporto uomo-donna. … E’ vero che noi abbiamo bisogno di mangiare e bere, come gli animali; ma non mangiamo e beviamo come animali, anzi la cucina è diventata un’arte, un aspetto della civiltà; e questo vale a maggior ragione per la dimensione sessuale. Etc. “. 


Don Corrado Cannizzaro, Professore presso lo Studium Generale Marcianum di Venezia, Presidente dell’Opera Santa Maria della Carità, introdurrà il tema: “Bellezza di Dio, salvezza dell’uomo”.
Dalla prima relazione (Piero Ferrucci, psicologo psicoterapeuta iscritto all'Albo degli Psicologi della Toscana) si apprende con una ampia disamina come “l’esperienza del bello cambia la vita”. La bellezza può aiutarci a ritrovare la voglia di vivere, ridarci il perduto contatto con le nostre emozioni, farci pensare in maniera nuova, guarire le nostre ferite più antiche, avvicinarci a un’altra persona, farci dimenticare i nostri problemi e i nostri affanni. Della bellezza, però, spesso abbiamo paura, una paura non dichiarata e inconscia. Perché la bellezza a volte è troppo intensa. Perché, forse, non sentiamo di meritarla. Perché in qualche modo pensiamo che sia una cosa frivola. E perché sappiamo che, se veramente vi ci abbandonassimo, cambierebbe radicalmente la nostra vita.

Nella seconda relazione (Gabriele Optale, psicosessuologo A.S.L. 12-Veneziana) si svolgerà il tema della sessualità e bellezza, non dimenticando gli aspetti della bellezza interiore e della creatività, dunque del miglioramento di se stessi attraverso la via sessuale. 


Dunque l’importanza della relazione di coppia: “io e tu”, dove tu è il mondo, il riconoscimento del bello. Vi è difficoltà a riconoscere la parte ammalata sia all’interno dello stesso organismo (un paziente che non riconosce come in se stesso la parte paralitica, il proprio emisoma paralizzato), sia all’interno della coppia per cui vi può essere la “dissociazione” dall’altro; e ciò può estendersi anche ai rapporti tra i gruppi sociali per cui non viene riconosciuta l’altra fazione, l’altra parte. E’ dunque corretto dis-identificare se stessi dalla sola parte malata non dissociarsi (cosa patologica) da essa. Perciò a volte si ha paura del bello e di riconoscere la parte migliore di se stessi per la paura (patologica) di dissociarsi dalla parte malata. Anche da ciò potrebbe crearsi una difficoltà a relazionarsi in modo armonioso con la bellezza e la sessualità. 


Nelle loro relazioni Mauro Rossetti e Hugo Màrquez, psicoterapeuti di formazione psicoanalitica, prendono in considerazione la capacità umana di avere esperienze estetiche, l’origine della sensibilità umana alla bellezza e la sua patologizzazione come difesa e ritiro dal conflitto che il legame con il bello comporta. Per le loro considerazioni si avvarranno degli sviluppi della Teoria Psicoanalitica post freudiana e post kleiniana che Bion e Meltzer hanno elaborato. 


La relazione successiva (Antonella Debora Turchetto, ginecologa-psicoterapeuta, AIDM) affronta il tema delle relazioni oggettuali, e dell’utilizzo della bellezza come opportunità verso la salute.
Nell’ordine segue il film (Enrico Mengotti, regista) in cui Nino e Nina, due “umani” diventati barboni perché –per diversi motivi- sfrattati, si conoscono e scoprono col loro rapporto inizialmente titubante la bellezza di essere assieme e scoprono il bello nelle cose, anche povere cose, che hanno; scoprono il bello della natura, dei rumori della natura, del canto degli uccelli, e vi è un passaggio di alta sensualità in cui lei, brutta e vecchia nel filmato, si trucca come fanno tutte le donne, non per sé stessa ma per offrire al suo ormai compagno di vita la sua parte migliore e la sua bellezza. Nel cortometraggio è ben inciso come il nuovo rapporto di coppia aiuta a superare i dolori e lo stato di malattia, e a riscoprire la bellezza della vita. Oltre che per l’alto senso di dignità morale riconosciuto ad ogni essere umano, il film evidenzia magistralmente la bellezza come cura degli affanni e della malattia. 


Oltre al concetto di etero-ritmia o le dissonanze (quale si manifesta nei ritmi diversi, in qualche modo la musica di Berio), o nella deformazione artistica pittorica del Klee, il concetto di eu-ritmia ha acquisito nella medicina ufficiale sempre maggior importanza: si pensi ai ritmi circadiani, alle variazioni tipiche dello stato di sonno-sogno con la coordinazione associata della frequenza cardiaca, del respiro, persino dell’azione immunitaria (durante il sonno), del gioco del cortisone endogeno e del metabolismo in generale (alimentazione, ossigenazione, etc.). Ecco allora la logica all’uso dei farmaci ad orario appropriato, non tanto all’uso selvaggio del medicinale. 


E’ dunque oramai assodato come l’utilizzo di musiche adeguate porti al miglioramento clinico malati gravi, affetti da coma e anche sia particolarmente armonizzante nei disturbi psicotici.
Nella relazione successiva la relatrice (Cristina Ceroni , musicoterapista a indirizzo benenzoniano, iscritta al registro A.I.M.-Associazione Italiana Musicoterapisti) apporta il suo contributo illustrando il significato di musicoterapia quale tecnica che impiega il suono e la musica, quest’ultima con il suo potenziale estetico ed evocativo, come strumento per stimolare l'apertura della comunicazione e della relazione con l'esterno, allo scopo di riabilitare e di migliorare la qualità della vita. 


L’utilizzo dei meccanismi inconsci (il pilota automatico, quello che ci consente di usare la automobile in modo “spontaneo” senza far mente locale alle singole manovre”) -è oramai assodato- ci porta a migliorare i risultati: a ciò si deve la tendenza all’uso dei “protocolli” nelle emergenze (sanità, calamità, per cui vengono date linee-guida di comportamento a sanitari, vigili del fuoco, poliziotti, e protezione civile e via dicendo). Del resto anche negli sport agonistici sui approfitta di tecniche comportamentali avanzate. La riscoperta dell’armonia interiore, cioè il fatto che il disfasico, impossibilitato a parlare correttamente possa imparare ad esprimersi “cantando”, migliorando la propria espressività linguistica è acquisizione recente; ma già da tempo si era notato come i parkinsoniani, oltre che nella terapia farmacologica, trovano grande miglioramento del movimento, dunque della possibilità di muoversi e camminare cosa non da poco rispetto alla disabilità da cui sono afflitti, imparando il tango: il movimento stereotipato consente un’armonizzazione interiore ed una trasformazione dell’armonia nella possibilità deambulatoria. Ne parlano oramai anche i neurologi di questa tecnica riabilitativa che fino a poco tempo fa era pionieristica.

Su quest’ultimo punto si svolge la relazione sull’utilizzo del tango-argentino e/o tango-terapia (Egidia Angi, psicoterapeuta, già G.O. Tribunale di Venezia), che poi si amplierà su altre applicazioni. Infatti alcune abilità, come andare in bicicletta, non si dimenticano mai dopo apprese, e così è anche per il tango: diventano patrimonio interiore incancellabile dalla memoria dell’individuo, e vengono a migliorare la performance del movimento in alcune disabilità motorie. 


Secondo Assagioli “il riso fa buon sangue”, e cioè il ritmico movimento del diaframma e le miocontrazioni associate al ridere consentono un miglioramento dell’ossigenazione contemporaneamente anche l’eliminazione dei lattati. Del resto sempre di Assagioli è la frase “Il riso è il sorriso dell’anima”.
La penultima relazione (Salvatore Capodieci, psichiatra, Associato della S.I.P.P., Docente alla Facoltà di Psicologia Clinica e dell’Educazione della S.I.S.F. di Venezia Mestre, Vice-Presidente AMP-Ve) affronta il tema dell’utilizzo dell’umorismo in psicoterapia. Dopo aver preso in esame le diverse prospettive psicoanalitica, cognitiva e sistemica, il relatore presenta il contesto umoristico in seduta evidenziandone indicazioni e controindicazioni. Si presenta, infine, una ricerca in corso che indaga l’utilizzo dell’umorismo da parte degli psicoterapeuti. 


L’ultima relazione ( Emanuela Tandello, docente di Italianistica al Christ Church, Università di Oxford) affronta il tema della bellezza nella poesia lirica. Leggere e scrivere poesie, ma anche altre espressioni linguistiche, può essere utilizzato come metodo di espressione e di cura.

Si pensi a Wagner allorchè creò il “Tristano e Isotta” come poema lirico dedicato ad un amore impossibile.
Scopo dunque del Convegno è quello di portare ad uno scambio delle esperienze cliniche da parte dei distinti specialisti mediante l’applicazione delle “Arti belle” alla medicina e alla psicologia, e di diffondere la conoscenza delle possibilità di recupero funzionale dei malati, in modo particolare dei malati gravi, anche ad altri operatori sanitari (medici e psicologi) . La conoscenza delle maggiori possibilità offerte da tali mezzi di cura offre la possibilità di sviluppare i propri orizzonti formativi .

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