Violenza domestica di genere: un corso all'Ordine per imparare ad affrontarla

Come possono i medici contribuire alla lotta alla violenza domestica di genere? E sono preparati ad affrontare le situazioni di difficoltà in questo ambito? È per rispondere a queste domande che l'Associazione Italiana Donne Medico di Venezia ha deciso di organizzare un corso, con il patrocinio e la sponsorizzazione dell’Ordine veneziano dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri. Ecco gli obiettivi delle tre serate, in programma il 15, il 22 e il 29 ottobre: acquisire una migliore conoscenza del problema e delle sue manifestazioni, individuare eventuali resistenze a percepirlo, appropriarsi di strategie per farlo emergere. Perché spesso sono proprio i professionisti della sanità ad avere il primo contatto con le vittime, dato che le violenze denunciate alle autorità sono solo il 7%.

“La violenza di genere – spiega la dottoressa Maria Pia Moressa, presidente della sezione veneziana dell'A.I.D.M. – è stata definita dall'Oms un problema di salute pubblica. Ci siamo interrogate di fronte ai dati Istat 2006: oltre 6 milioni e 700mila le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenze fisiche o sessuali durante la loro vita. Per quella classe d'età, in pratica, oltre il 30% della popolazione. Circa la metà di queste, poi, hanno subito violenze all'interno della relazione di coppia, quindi dal partner o dall'ex partner. Rispetto alla nostra percezione del fenomeno ci è sembrata una cifra spropositata. Ci siamo dette: c'è un gap da colmare”.

Tanti gli interrogativi: è una situazione che i medici non vogliono vedere? O piuttosto non hanno gli strumenti per individuare queste violenze? È perché non c'è tempo o perché c'è poca conoscenza? “Molte volte – prosegue la dottoressa Moressa - non ci si pensa. Ci si concentra sul sintomo senza sospettare che, magari, dietro ad un malessere o un disturbo cronico, ci possa essere un problema di maltrattamenti in famiglia”.

Da qui la necessità di documentarsi per colmare il divario tra la realtà e quella che è la percezione dei medici sul tema. A partire dal fatto che i segnali da cogliere ci sono. “A volte – continua – le conseguenze dirette dalla violenza sono evidenti: ecchimosi, ematomi, fratture... che però spesso la paziente dichiara di essersi procurata accidentalmente. Se questi episodi si ripetono nel tempo devono indurre al sospetto”. Ci sono, poi, anche forme di violenza più sottili, come violenze verbali, deprivazioni, imposizioni, minacce, stalking, che possono avere come conseguenza nella donna disturbi psicologici e/o psicosomatici. Dall’ansia alla depressione, dalla “colite” alla cefalea, dalla fibromialgia alle disfunzioni sessuali. “Il medico– sottolinea la dottoressa Moressa –deve dimostrare alla donna la propria sensibilità a questo tipo di problematiche. Deve essere disponibile ad ascoltare. Bisogna imparare a rapportarsi, a fare le domande giuste e poi anche saper dare delle risposte, cioè saper indirizzare la donna che lo desideri verso le istituzioni e i servizi che la possono supportare”.

Tanti i temi che saranno trattati durante il corso: dalla realtà del Centro Antiviolenza a quella del Pronto Soccorso; dalle ripercussioni psicologiche della violenza subita alla presa di coscienza della vittima; dalle resistenze che il medico può avere alle strategie per individuare il problema; dalle leggi che tutelano la donna agli obblighi del medico. “Al termine di ogni serata – spiega l'organizzatrice – sarà proiettato uno spezzone dello spettacolo Ferite a morte di Serena Dandini, per introdurre e stimolare la discussione sul tema”.

L'invito alla partecipazione – che è gratuita e che assegna 8 crediti ECM – è rivolto a tutti i medici “perché – conclude la dottoressa – non solo i professionisti delle Cure Primarie e dei Servizi di Urgenza ed Emergenza ma anche gli specialisti ospedalieri e territoriali possono trovarsi di fronte ad una lesione provocata da violenza. Vogliamo dare ai colleghi informazioni pratiche perché sappiano come muoversi nel momento in cui rilevano il problema. Perché siano più aperti, attenti e disponibili a individuarlo, perché sappiano quale risposta dare alle loro pazienti”.

Dottoressa Maria Pia Moressa, presidente Associazione Italiana Donne Medico, sezione di Venezia
Chiara Semenzato, giornalista e collaboratrice OMCeO di Venezia.

In allegato il programma dettagliato.

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