Amami, monito sulle criticità della conciliazione obbligatoria

Amami, monito sulle criticità della conciliazione obbligatoria

All'indomani della pubblicazione dei dati dell'Ania, l'associazione degli assicuratori, che hanno evidenziato un aumento del contenzioso di quattro volte nel giro di quindici anni, Maurizio Maggiorotti, presidente di Amami, sottolinea le criticità del dispositivo di legge che ha introdotto la conciliazione obbligatoria nelle cause medico-paziente, rispondendo così a un articolo sul tema pubblicato sul sito della Fnomceo dal titolo "La conciliazione obbligatoria è indispensabile". In primo luogo a essere contestato del dispositivo il fatto che la scelta della sede dove conciliare sia privilegio di chi propone l'azione.

 «Data la tendenza alla migrazione interna dei pazienti» si legge nella nota «i medici si vedranno costretti a recarsi in regioni diverse da quella in cui si è svolta la prestazione, sopportandone gli enormi disagi». La conciliazione non tiene in considerazione che i contenziosi coinvolgono quasi sempre più soggetti, come nel caso dell'équipe operatoria, «soggetti che inevitabilmente avranno interessi diversi da far valere in ambito conciliativo». 

Senza contare poi il problema dell'assicurazione, che non è stata coinvolta dal legislatore: «se il medico dovesse conciliare, rischierebbe di non essere supportato dalla compagnia, ma se non lo facesse, rischierebbe di essere penalizzato dalla stessa, privata della facoltà di partecipare alla decisione». 

C'è poi un problema di merito: per accedere al ruolo di mediatore non è necessaria una formazione specifica. Per questo il rischio è che la valutazione verta in modo particolare sulla definizione del danno e non, come dovrebbe invece essere, sull'esistenza o meno del nesso tra azione del sanitario e danno. 

Un ultimo appunto riguarda il rischio di un aumento delle cause, legato anche al fatto che la mediazione può diventare un business: «ci giunge voce» conclude Maggiorotti «di conciliatori già a caccia di pazienti».

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