ECM all'orizzonte e nuovi stili di vita

Articolo a cura di Laura Tonon, Redazione Think2it, pubblicato su Univadis www.univadis.it  14/03/08

ECM all'orizzonte e nuovi stili di vita


Mancano pochi giorni al decollo della nuova ECM. Entro la fine del mese dovrebbe completarsi la formazione della nuova commissione che terrà le redini del programma triennale di Educazione Continua in Medicina 2008-2010 frutto di una grande opera di restyling [1].

I bisogni formativi

Il programma prevede diverse modalità di aggiornamento e una abbondanza di corsi di formazione, congressi ed esercitazioni sul campo. Ma al di là dell'offerta i professionisti della salute si interrogano su quali siano i loro reali bisogni formativi e le loro lacune di conoscenze: ovvero i cosiddetti information needs da cui dipende la domanda di informazione che dovrebbe essere tenuta in considerazione dai produttori di conoscenza.

Quantificare gli information needs non è cosa semplice. Un modo è analizzare quanti interrogativi clinici vengano sollevati mediamente durante una visita medica. Secondo alcuni studi i numeri variano a seconda del setting: vanno da 0,7 a 57,7 interrogativi ogni 10 pazienti visitati, spostandosi dallo studio privato alle corsie di scuole di medicina; per il medico di famiglia la media è di 3,3 interrogativi ogni 10 pazienti incontrati giornalmente [2].

I problemi che vengono sollevati nella visita ambulatoriale o nel lavoro in corsia riguardano per la maggior l'ambito terapeutico e diagnostico: qual è la causa del sintomo? Qual è il dosaggio ottimale per questo farmaco? Cosa dovrei fare per diagnosticare questa malattia o per trattarla? Due problemi su tre non vengono risolti durante la visita.

Indubbiamente un limite è il fattore-tempo: una visita medica dura mediamente una decina di minuti, che è un lasso di tempo troppo ristretto per trovare una soluzione basata sulle evidenze. In queste condizioni, anche la Medline non è d'aiuto considerato che i bibliotecari più esperti impiegano mediamente 27 minuti per trovare la risposta al quesito su PubMed [3].

Altre difficoltà per la soluzione del quesito risiedono nel fatto che la visita del paziente innesca una successione di problematiche che non trovano un ugual corrispettivo negli studi clinici; inoltre, le linee guida e le revisioni sistematiche, quale fonte di informazione basata su evidenze, non sempre riescono rispondere ai quesiti che si incontrano nel “mondo reale” sia esso lo studio, la clinica, o la sala operatoria.


Ridurre l'incertezza (non solo) del momento

La consapevolezza del proprio bisogno informativo attiva una serie di azioni. Da un lato la consultazione di trattati di medicina che rappresentano da sempre la fonte primaria di informazione (utilizzati nel 39 per cento dei casi).

Dall'altro la richiesta di un secondo parere: davanti all'incertezza i medici chiedono una consulenza del collega esperto: molti dei medici trascorre almeno 1-5 ore la settimana in discussioni informali con i colleghi al lavoro, al caffè oppure al telefono [4]. A questo di aggiungono diverse altre azioni che vanno dalla consultazione di riviste specialistiche agli strumenti del web: motori di ricerca, spazi interattivi, database e i siti delle riviste online.

Ciascun mezzo di informazione presenta dei vantaggi come dei limiti. Ad esempio, i “trattati non forniscono sufficienti garanzie di completezza e aggiornamento riguardo alle innovazioni diagnostico-terapeutiche, contribuendo a ritardare l'introduzione di interventi efficaci ed al mancato abbandono di procedure inefficaci o dannose” [5].

La strada del “collega esperto” non è sempre detto che porti dove si vorrebbe arrivare, inoltre può nascondere rischi e insidie inaspettate.

La rivista è uno strumento essenziale ma deve essere consultata con una certa periodicità e con un approccio critico. Il lettore non deve limitarsi alla lettura del singolo studio ma deve far riferimento anche agli articoli di commento, editoriali e corrispondenze che ridimensionano i risultati dello studio.


Il troppo stroppia

Il web potrebbe rappresentare la strada più veloce per trovare l'informazione, tuttavia nasconde diverse insidie. Innanzitutto, la difficoltà di orientarsi in un mare di informazione che è difficile da superare se manca l'esperienza e la conoscenza dello strumento. Sono pochi i medici che utilizzano le funzionalità avanzate di un motore di ricerca di PubMed o Google. In questo modo si rischia di pescare poco o nulla, o di non trovare quello che si sta cercando. E quando la ricerca riesce spesso non si conosce origine e credibilità delle fonti da cui sono state scaricate informazioni, video, notizie e “ricette”.

“Oggi l’informazione è ridotta in pillole e ne fruiamo in maniera episodica, frammentaria, al bisogno. La tecnologia ci aiuta a avvicinarci alle fonti seguendo preferenze, gusti, possibilità sempre meno personali: siamo sempre più eterodiretti nelle scelte di navigazione in internet, da mode, segnalazioni e pressioni pubblicitarie. Il risultato è spesso il disorientamento conseguente alla perdita di quel collante che le fonti di informazione più autorevoli garantivano”, è stato sottolineato al convegno, che si è tenuto recentemente a Milano, sulle problematiche emergenti nel mondo dell'informazione del medico nella nuova era dell'open acces [6].

Per colmare la lacuna di conoscenza, di cui gli information needs sono un sintomo, “dobbiamo privilegiare il lifelong learning rispetto alla pratica del just in time, credendendo nell’apprendimento sistematico, non episodico e da fonti affidabili” [6]. Oltre a raccogliere le informazioni, il professionista deve essere poi capace di integrarle al proprio caso perché la evidence based medicine – come insegna David Sackett – “nasce con il paziente e finisce con il paziente” [7].


Bibliografia

1. Aspettando la nuova ECM. Univadis 18.01.08.
2. Ely JW, Osheroff JA, Ebell MH, et al. Analysis of questions asked by family doctors regarding patient care. BMJ 1999; 319: 358-61.
3. Chambliss ML, Conley J. Answering clinical questions. J Fam Pract 1996; 43: 140-4.
4. Stinson ER, Mueller DA. Survey of health professionals' information habits and needs. JAMA 1980; 243: 140-3.
5. Antonino Cartabellotta. Il trasferimento dei risultati della ricerca alla pratica clinica. Il Pensiero Scientifico Editore.
6. I diritti della biblioteca. Palazzo delle Stelline, Milano, 6-7 marzo 2008.
7. Sackett DL, et al. Evidence-based Medicine. How to practice and teach EBM. London: Churchill Livingstone 1996.
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