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Sciopero sanità. Rinviati 30mila interventi chirurgici e 500mila visite specialistiche
Lunedì 22 luglio stop di quattro ore di tutta la dirigenza del Ssn. Al blocco dell’attività negli ospedali per quattro ore all’inizio di ogni turno, si aggiungerà lo stop alle attività dei veterinari, non ci saranno controlli nei mercati ittici e ortofrutticoli e macellazione dei capi di bestiame. Organizzato sit in di protesta davanti al dicastero dell'Economia.
19 LUG - Dritti alla meta. Di fronte al nulla di fatto registrato ieri dopo l’incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, medici, veterinari e dirigenti amministrativi, come annunciato, incroceranno le braccia lunedì 22 luglio. E così nelle corsie ospedaliere potranno “saltare” circa 500mila visite specialistiche e 30mila interventi chirurgici, anche se saranno comunque garantite le emergenze.
Non solo, allo stop dell’attività negli ospedali, previsto per quattro ore all’inizio di ogni turno, si aggiungerà anche il blocco alle attività dei veterinari. Quindi nessuno controllo nei mercati ittici e ortofrutticoli e blocco della macellazione dei capi di bestiame.
E per ribadire le ragioni della protesta medici, veterinari, amministrativi e tecnici del Ssn andranno a protestare, a partire dalle 10 del mattino, davanti al ministero dell’Economia. Diranno "basta" perché la mancanza di risorse, il blocco del contratto (fermo da cinque anni) e le condizioni precarie di quasi 10mila medici stanno mettendo a repentaglio il diritto alla cura e il diritto a curare.
E se non ci sarà una svolta dopo l’estate, la protesta potrebbe inasprirsi.
“Non sempre le forme di protesta si possono scegliere – ha spiegato Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed, nel corso della conferenza stampa per presentare le ragioni della protesta – siamo scesi in piazza il 27 ottobre dello scorso anno, ma oggi la situazione impone lo sciopero perché la sanità, vessata da manovre economiche scellerate, è allo stremo. E a chi chiede il perché scioperiamo rispondiamo fatevi un giro nei pronto soccorso con barelle usate come posti letto, pazienti sulle scrivanie o in piedi. O nei i reparti dove il personale è ridotto al lumicino perché chi va in pensione non è sostituito e i medici precari lavorano in condizioni estreme. O nelle aule dei tribunali dove si affollano cause che nella maggior parte dei casi si risolvono con l’archiviazione. Tutto questo con un contratto fermo dal 2009 e con un blocco degli straordinari”.
E non è una questione di soldi, ha aggiunto Troise “anche se dal 2009 ad oggi abbiamo perso quanto ogni italiano ha accumulato in debito pubblico, lo sblocco non rappresenta solo un incremento ma uno strumento di rinnovamento e sarebbe per altro senza ulteriori oneri per la finanza pubblica. Chiediamo anche che il blocco istituito da Tremonti termini al 31 dicembre 2013. Invece le intenzioni del Governo sono quelle di prorogare fino al 2014 il blocco in vigore senza escludere un rinvio a tempi indeterminati”.
Per questo e atro ancora “protesteremo davanti il ministero dell’Economia”, ha aggiunto Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil Medici “perchè la carenza di risorse e il ritardo sul contratto non garantiscono più il diritto alle cure e il diritto a curare. Inoltre ci sono circa 10 mila medici precari che lavorano nel Ssn con partita Iva, a gettone e Co.co.co, a questi colleghi – conclude – dobbiamo dare delle risposte”.
Sul tappeto c’è anche il problema delle assicurazioni, ha ricordato Riccardo Cassi, presidente nazionale della Cimo Asmd, anche perché ogni giorno che passa aumenta il fenomeno della medicina difensivistica: “La proroga di un anno dell’obbligo di assicurazione non basta e non cambia il sistema perchè i medici sono comunque costretti ad assicurarsi, quello che deve cambiare sono le regole” quindi la ratio della colpa, “sarebbe meglio cambiare il concetto di colpa grave, magari in linea con quanto previsto per i magistrati, categoria che ha evitato il blocco dei contratti”.
Sulla delicata questione delle assicurazioni e della responsabilità professionale punta i riflettori anche Giambattista Catalini della Fesmed: “Il 12 febbraio l’Aogoi ha già scioperato, proprio perché in ostetricia come già in altre specialità chirurgiche, il problema della colpa grave e della medicina difensivistica è altissima”. Per questo ha aggiunto Catalini “chiediamo la deflazione del contenzioso giudiziario che diminuirà i costi della medicina difensiva, numeri certi sui presunti casi di malasanità, la riduzione della spesa sanitaria in campo assicurativo e rinforzare il rapporto di fiducia con il paziente. Dobbiamo arrivare ad una definizione chiara di atto medico. Noi abbiamo il diritto di essere assicurati dalle aziende dove lavoriamo, proprio come prescrive il contratto. Nessuno salirebbe su un taxi non assicurato, o guiderebbe un’auto senza assicurazione, quindi anche noi non possiamo operare senza essere assicurati”.
Quello che serve, secondo Armando Masucci, coordinatore nazionale della Uil Medici Fpl “è una legge quadro chiara che metta il medico a confronto anche con le altre professioni, ridefinendo per legge diritti e doveri e anche modificando i codici civile e penale”.
Quello che è mancato, ha affermato Alessandro Vergallo, presidente Aaroi-Emac “è una gestione del Ssn basata su criteri di riorganizzazione adeguati. Siamo consapevoli che i cosiddetti rami secchi, se esistono, vadano tagliati. Siamo stati sempre pronti ad invocare una riorganizzazione della sistema, ma che sia basata su Livelli essenziali di organizzazione senza perdere mai di visti i Livelli essenziali di assistenza. Ma quello che dev’essere chiaro, è che tutte le volte che si comprime la nostra attività si comprime il diritto del cittadino ad essere curato. Ecco perché scioperiamo”.
“Scioperare è un’azione grave – ha spiegato Zaccaria Di Taranto del consiglio direttivo Fvm – ma se lo facciamo è per motivazioni altrettanto gravi. I Dipartimenti di prevenzione veterinaria hanno subito un taglio lineare diventato insopportabile, eppure ci occupiamo delle sicurezza igienica di settori importanti come agricoltura e zootecnia. Per questo non macelleremo e non faremo ispezioni nei mercati, la misura è colma”.
Punta il dito verso il ministro Lorenzin, Franscesco Lucà, responsabile Fassid: “Mi sento preso in giro: alla nostra richiesta di considerare il contratto a costo zero solo grazie ai fondi accessori a livello locale, il ministro a risposto che “si informerà”, dopo che negli ultimi mesi abbiamo inviato numerose lettere. Se realmente avesse avuto considerazione verso di noi l’avrebbe già fatto”.
Rincara la dose Biagio Papotto, segretario generale della Cisl Medici: “In autunno dovremmo alzare il livello della protesta, anche perché il blocco del contratto è incostituzionale, mentre quello del privato va avanti il pubblico impiego rimane fermo. Ci rivolgeremo ai nostro avvocati”.
da Quotidianosanità.it del 20 luglio 2013
Lunedì 22 luglio stop di quattro ore di tutta la dirigenza del Ssn. Al blocco dell’attività negli ospedali per quattro ore all’inizio di ogni turno, si aggiungerà lo stop alle attività dei veterinari, non ci saranno controlli nei mercati ittici e ortofrutticoli e macellazione dei capi di bestiame. Organizzato sit in di protesta davanti al dicastero dell'Economia.
19 LUG - Dritti alla meta. Di fronte al nulla di fatto registrato ieri dopo l’incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, medici, veterinari e dirigenti amministrativi, come annunciato, incroceranno le braccia lunedì 22 luglio. E così nelle corsie ospedaliere potranno “saltare” circa 500mila visite specialistiche e 30mila interventi chirurgici, anche se saranno comunque garantite le emergenze.
Non solo, allo stop dell’attività negli ospedali, previsto per quattro ore all’inizio di ogni turno, si aggiungerà anche il blocco alle attività dei veterinari. Quindi nessuno controllo nei mercati ittici e ortofrutticoli e blocco della macellazione dei capi di bestiame.
E per ribadire le ragioni della protesta medici, veterinari, amministrativi e tecnici del Ssn andranno a protestare, a partire dalle 10 del mattino, davanti al ministero dell’Economia. Diranno "basta" perché la mancanza di risorse, il blocco del contratto (fermo da cinque anni) e le condizioni precarie di quasi 10mila medici stanno mettendo a repentaglio il diritto alla cura e il diritto a curare.
E se non ci sarà una svolta dopo l’estate, la protesta potrebbe inasprirsi.
“Non sempre le forme di protesta si possono scegliere – ha spiegato Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed, nel corso della conferenza stampa per presentare le ragioni della protesta – siamo scesi in piazza il 27 ottobre dello scorso anno, ma oggi la situazione impone lo sciopero perché la sanità, vessata da manovre economiche scellerate, è allo stremo. E a chi chiede il perché scioperiamo rispondiamo fatevi un giro nei pronto soccorso con barelle usate come posti letto, pazienti sulle scrivanie o in piedi. O nei i reparti dove il personale è ridotto al lumicino perché chi va in pensione non è sostituito e i medici precari lavorano in condizioni estreme. O nelle aule dei tribunali dove si affollano cause che nella maggior parte dei casi si risolvono con l’archiviazione. Tutto questo con un contratto fermo dal 2009 e con un blocco degli straordinari”.
E non è una questione di soldi, ha aggiunto Troise “anche se dal 2009 ad oggi abbiamo perso quanto ogni italiano ha accumulato in debito pubblico, lo sblocco non rappresenta solo un incremento ma uno strumento di rinnovamento e sarebbe per altro senza ulteriori oneri per la finanza pubblica. Chiediamo anche che il blocco istituito da Tremonti termini al 31 dicembre 2013. Invece le intenzioni del Governo sono quelle di prorogare fino al 2014 il blocco in vigore senza escludere un rinvio a tempi indeterminati”.
Per questo e atro ancora “protesteremo davanti il ministero dell’Economia”, ha aggiunto Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil Medici “perchè la carenza di risorse e il ritardo sul contratto non garantiscono più il diritto alle cure e il diritto a curare. Inoltre ci sono circa 10 mila medici precari che lavorano nel Ssn con partita Iva, a gettone e Co.co.co, a questi colleghi – conclude – dobbiamo dare delle risposte”.
Sul tappeto c’è anche il problema delle assicurazioni, ha ricordato Riccardo Cassi, presidente nazionale della Cimo Asmd, anche perché ogni giorno che passa aumenta il fenomeno della medicina difensivistica: “La proroga di un anno dell’obbligo di assicurazione non basta e non cambia il sistema perchè i medici sono comunque costretti ad assicurarsi, quello che deve cambiare sono le regole” quindi la ratio della colpa, “sarebbe meglio cambiare il concetto di colpa grave, magari in linea con quanto previsto per i magistrati, categoria che ha evitato il blocco dei contratti”.
Sulla delicata questione delle assicurazioni e della responsabilità professionale punta i riflettori anche Giambattista Catalini della Fesmed: “Il 12 febbraio l’Aogoi ha già scioperato, proprio perché in ostetricia come già in altre specialità chirurgiche, il problema della colpa grave e della medicina difensivistica è altissima”. Per questo ha aggiunto Catalini “chiediamo la deflazione del contenzioso giudiziario che diminuirà i costi della medicina difensiva, numeri certi sui presunti casi di malasanità, la riduzione della spesa sanitaria in campo assicurativo e rinforzare il rapporto di fiducia con il paziente. Dobbiamo arrivare ad una definizione chiara di atto medico. Noi abbiamo il diritto di essere assicurati dalle aziende dove lavoriamo, proprio come prescrive il contratto. Nessuno salirebbe su un taxi non assicurato, o guiderebbe un’auto senza assicurazione, quindi anche noi non possiamo operare senza essere assicurati”.
Quello che serve, secondo Armando Masucci, coordinatore nazionale della Uil Medici Fpl “è una legge quadro chiara che metta il medico a confronto anche con le altre professioni, ridefinendo per legge diritti e doveri e anche modificando i codici civile e penale”.
Quello che è mancato, ha affermato Alessandro Vergallo, presidente Aaroi-Emac “è una gestione del Ssn basata su criteri di riorganizzazione adeguati. Siamo consapevoli che i cosiddetti rami secchi, se esistono, vadano tagliati. Siamo stati sempre pronti ad invocare una riorganizzazione della sistema, ma che sia basata su Livelli essenziali di organizzazione senza perdere mai di visti i Livelli essenziali di assistenza. Ma quello che dev’essere chiaro, è che tutte le volte che si comprime la nostra attività si comprime il diritto del cittadino ad essere curato. Ecco perché scioperiamo”.
“Scioperare è un’azione grave – ha spiegato Zaccaria Di Taranto del consiglio direttivo Fvm – ma se lo facciamo è per motivazioni altrettanto gravi. I Dipartimenti di prevenzione veterinaria hanno subito un taglio lineare diventato insopportabile, eppure ci occupiamo delle sicurezza igienica di settori importanti come agricoltura e zootecnia. Per questo non macelleremo e non faremo ispezioni nei mercati, la misura è colma”.
Punta il dito verso il ministro Lorenzin, Franscesco Lucà, responsabile Fassid: “Mi sento preso in giro: alla nostra richiesta di considerare il contratto a costo zero solo grazie ai fondi accessori a livello locale, il ministro a risposto che “si informerà”, dopo che negli ultimi mesi abbiamo inviato numerose lettere. Se realmente avesse avuto considerazione verso di noi l’avrebbe già fatto”.
Rincara la dose Biagio Papotto, segretario generale della Cisl Medici: “In autunno dovremmo alzare il livello della protesta, anche perché il blocco del contratto è incostituzionale, mentre quello del privato va avanti il pubblico impiego rimane fermo. Ci rivolgeremo ai nostro avvocati”.
da Quotidianosanità.it del 20 luglio 2013
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