Il futuro Codice di Deontologia Medica: le nostre prime riflessioni

Il futuro Codice di Deontologia Medica: le nostre prime riflessioni 

Nel 1997 la Convenzione di Oviedo [“Convenzione per la protezione dei diritti dell’uomo e la dignità dell’essere umano riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina”] offrì alla professione medica riflessioni fondamentali per una pronta revisione del Codice di Deontologia Medica (CDM) che fu rinnovato nel 1998. Da allora è emerso sempre più chiaramente come il medico abbia l’obbligo di riflettere sui cambiamenti dell’orizzonte relazionale, sociale, etico e professionale. Crediamo che il CDM sia una concreta espressione della Professione che si esplicita attraverso questo strumento di osservazione e di proposta; non possiamo parlare di cambiamento tecnico scientifico se non parliamo anche di cambiamento etico e culturale; non possiamo parlare di responsabilità e doveri se non parliamo anche dei nuovi modelli organizzativi e gestionali; non possiamo parlare di nuove biotecnologie se non parliamo del giusto tempo che dobbiamo dedicare al paziente. Le nostre attività quotidiane sono d’altra parte sempre caratterizzate dal difficile bilanciamento tra ruolo professionale e socio-politico a garanzia degli iscritti ma finalizzato alla cura della persona e della popolazione. Per i medici è vitale essere consapevoli di vivere un tempo di tumultuose innovazioni nell’epoca delle tecnologie convergenti. Oggi è il tempo delle meraviglie quotidiane: la genomica, l’intreccio tra genotipo e fenotipo quale rinnovata base nosografica e clinica; la robotica, le nanotecnologie, le neuroscienze e l’ICT che pervade ogni momento dell’attività medica e mina quotidianamente la sostenibilità del segreto professionale. Dopo il 2006, anno dell’ultima edizione del CDM, dobbiamo riflettere sui drammatici cambiamenti intercorsi in questi pochi anni: sono cambiati i modelli organizzativi, è in corso una drammatica crisi socio-economica, è in piena fase evolutiva il concetto di salute; la medicina predittiva, la procreazione medicalmente assistita, le tecnologie a sostegno delle funzioni vitali ma anche le pressioni che la medicina subisce per la applicazione di cure non validate (le c.d. cure di tipo compassionevole) ci impongono non solo aderenza alle leggi ed alle norme vigenti ma di porci al servizio della persona prevedendo orizzonti etici e organizzativi insieme a soluzioni a protezione della qualità di vita e della dignità dell’ essere umano. E’ questo l’orizzonte del prossimo, nuovo Codice di Deontologia Medica! Dobbiamo essere preparati ai travolgenti nuovi orizzonti e porre interrogativi non solo ai medici ma rilanciarli alla politica ed alla società.
Il futuro CDM entra nell’ambito della grande riorganizzazione del SSNN ponendo la questione delicatissima del ruolo del medico in una fase storica che lo coinvolge e lo responsabilizza all’interno di organizzazioni complesse che lo espongono ad alto rischio professionale; questa constatazione introduce anche il problema del ruolo medico all’interno della organizzazione aziendale quale garante della persona e pone interrogativi vitali per la sicurezza dei cittadini e per la sicurezza del medico che deve lavorare in un ambiente protettivo, all’interno di una organizzazione aziendale non sempre protettiva e sicura. Occorre affrontare in termini deontologici la tensione tra indipendenza di giudizio e appropriatezza, tra equità e obblighi di servizio, con attenzione costante al conflitto di interesse tra bisogni aziendali e bisogni del malato. Il medico non ha un semplice ruolo clinico ma deve preoccuparsi della qualità delle cure, della loro sostenibilità, della accessibilità delle cure in un quadro nel quale deve giocare il ruolo di leader del percorso diagnostico terapeutico assistenziale e sarà opportuno fissare in una norma del Codice la corretta partecipazione del medico alla gestione del servizio, anche per indicare i confini della sua collaborazione con le responsabilità aziendali.
Siamo profondamente convinti che questo sia un momento giusto per un nuovo CDM. Con il nostro Codice poniamo questioni non eludibili e prevediamo orizzonti prossimi e possibili. La nostra autorevolezza nasce dalla capacità di porci politicamente e con competenza rappresentando i Colleghi in un momento storico nel quale la nostra professione di aiuto soffre come non mai della crisi sociale, economica e politica. L’opera più importante per il futuro dei medici riguarda tuttavia la formazione che deve cambiare radicalmente orientandosi, oltre che alla clinica, alla complessità, alla medicina sistemica, alla processualità delle cure, alla responsabilità della leadership, esaltando la dimensione relazionale. Possiamo criticare l’uscita di un nuovo CDM e suggerire soluzioni migliori ma non possiamo ignorare che la medicina sta drammaticamente cambiando e cambierà sempre più rapidamente; Il Codice dei medici non può più rimanere un mero riferimento disciplinare e comportamentale ma deve divenire orizzonte della professione e strumento per la politica della professione. 
Maurizio Scassola

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