Momento di passaggio

di Maurizio Scassola

Siamo nel momento del passaggio tra nuovo e vecchio Consiglio e dobbiamo proporre alcune riflessioni. Le recentissime elezioni, caratterizzate da una notevole affluenza al voto, hanno gratificato il lavoro svolto dalla squadra negli ultimi anni. Dobbiamo ringraziare tutti i Colleghi che hanno dato la loro disponibilità nel proporsi per gli impegni futuri. Ma oggi, in particolare, ringraziamo coloro che hanno ritenuto di non ripresentarsi dando un segnale di forte volontà di cambiamento, di responsabilità e di capacità di sacrificio.

Oggi è tempo di sintesi e di proposta progettuale, è tempo di responsabilità e di doveri. La nostra nazione ha più che mai bisogno dell’apporto solidaristico dei medici e degli odontoiatri. Il Consiglio uscente credo si sia caratterizzato per il costante impegno a incentivare la comunicazione – relazione tra medici ed a proporre la categoria medica come elemento vitale e competente della Comunità. Abbiamo sempre sottolineato come la relazione tra medici sia elemento di sicurezza per la persona che accede ai servizi e come gli esiti della cura siano strettamente correlati alla efficace relazione medico – medico.

In un momento storico che vede assente la politica e disorientati i cittadini, il nostro ruolo cresce enormemente nella responsabilità: a noi si rivolgono le persone che accedono al SSN e impattano con la sua inefficienza e con le sue incongruenze; siamo quasi sempre noi il fronte del sistema che accoglie le sofferenze, le lamentele e le istanze di equità e di salute.

 La Professione medica si trova nel delicato e contradditorio ruolo di essere interlocutore privilegiato della persona e al tempo stesso operatore (libero professionista, dipendente, convenzionato) in stretta correlazione con il SSN: da una parte dobbiamo essere portatori degli interessi della persona e dall’altra dobbiamo rispettare norme, regolamenti, contratti e convenzioni. Quale libertà abbiamo oggi di esprimere compiutamente

i nostri pensieri? Come possiamo contribuire al cambiamento del SSN e con quale voce? Come possiamo mediare tra in nostro ruolo professionale e la difesa del cittadino? Come possiamo difendere i diritti di accesso alle cure? Come si conciliano i diritti di accesso con ticket sempre più onerosi e liste di attesa che fra poco si misureranno a lustri?

Credo che l’Ordine professionale debba mettersi in gioco se non vuole relegarsi o farsi relegare a mero interlocutore burocratico della Professione! Questo è il nostro obiettivo: proporre l’Ordine professionale come interlocutore politico, soggetto che definisce con le Istituzioni e con la Politica l’orizzonte strategico per i nuovi obiettivi di salute.

La Professione deve essere sostenuta e non può essere lasciata sola tra sempre nuovi compiti amministrativo-burocratici, disorganizzazione, mancanza di strategie formative e presunta malasanità. Secondo i dati dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro il 28% dei lavoratori dell’Unione Europea soffre per eccesso di stress legato al lavoro; nella professione medica, pur nella sua eterogeneità, questa percentuale si porta attorno al 50%.

Questa nostra sofferenza si colloca ai primi posti tra i problemi più diffusi di salute legata al lavoro in ambito
sanitario con importanti conseguenze sul piano sociale, organizzativo ed economico. La gestione del rischio di stress occupazionale dovrebbe costituire un elemento di analisi nell’ambito del governo clinico e costituire un indicatore per la verifica e revisione del sistema organizzativo.

Dobbiamo considerare questo rischio psicosociale correlato allo stress anche come occasione per migliorare il benessere organizzativo e le performance; sarebbero, in quest’ottica evidenti anche i benefici per tutta l’organizzazione del Servizio Sanitario. Questo atteggiamento concorrerebbe a diffondere un approccio virtuoso, sistematico ai modelli organizzativi e sempre volto a favorire le buone pratiche finalizzate a promuovere la salute e la sicurezza nei diversi contesti ambientali attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro.

Da un recente articolo apparso sul Corriere della Sera leggiamo: “Medici sempre più stressati. La dedizione al lavoro e ai pazienti, la paura di commettere errori, i turni a volte massacranti li rendono vulnerabili, fragili e cercano rifugio nell’alcol e nella droga. Si chiama dipendenza patologica professionale, una malattia pericolosa che, se non curata, può portare anche a soluzioni estreme. E spesso proprio i dottori non cercano  aiuto e non si curano…”. Dobbiamo sottolineare che nella trappola cadono più spesso i colleghi che dedicano grande parte del loro tempo se non tutta la loro vita al lavoro. Sempre pronti a correre, a voler comunque rispondere a tutte le richieste di aiuto. Per questi amici dobbiamo impegnarci e lavorare proponendo osservatori e punti di ascolto.

Ma il nostro impegno deve continuare anche  nell’ambito comunitario offrendo ai nostri concittadini spunti di riflessione anche nei confronti della sostenibilità del SSN.

Il week end del 14 e 15 ottobre 2011 ha rappresentato un importante momento di proposta nell’ottica dell’etica dei comportamenti.
Con il Convegno “Il governo della domanda per la qualità, l’equità e la sostenibilità del Servizio Sanitario pubblico. Confronto tra la professione medica e il mondo delle associazioni” abbiamo voluto imporre un argomento provocatorio ma non più eludibile: la responsabilità individuale e collettiva nei confronti della domanda di salute. Come possiamo educare il cittadino e noi stessi a un uso attento dei Servizi? Con l’evento di domenica 15 “Venezia in Salute”, svoltosi al Parco di San Giuliano, abbiamo dato concretezza al confronto sul campo.

Queste due esperienze sono state accolte con entusiasmo da tutti i partecipanti perché abbiamo posto la
questione dei nostri doveri e non solo dei diritti!

Abbiamo stimolato tutta la nostra Comunità a un riflessione: la salute è prioritariamente un mio dovere e devo conquistarla attraverso
comportamenti responsabili, nell’ambito dei doveri che ho nei confronti dei miei concittadini e dell’ambiente in cui vivo.

Ai giovani che entrano nella professione, ai colleghi pensionati edai molti che si apprestano alla pensione chiediamo di credere nel loro Ordine  Professionale e di rimanerne costantemente in contatto; gruppi di lavoro, notiziario, sito web, pec, e-mail e sms non sono solo strumenti di comunicazione ma occasioni di partecipazione.

Da queste prime riflessioni dovremo continuare a lavorare con il futuro Consiglio; guardare prioritariamente dentro noi stessi, sostenere chi è in difficoltà, aiutarlo a vedere un orizzonte possibile, continuare a costruire una nostra credibilità attraverso il confronto con la politica e con portatori di interesse. Il nostro deve essere un quotidiano impegno di civiltà.

Maurizio Scassola

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