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Sicurezza delle cure
SICUREZZA DELLE CURE: ORA IL VENETO CAMBIA PASSO
Negli ultimi anni si sta progressivamente affermando un nuovo modo di concepire l’organizzazione dei sistemi sanitari complessi che viene definito con il termine anglosassone “Clinical Governance”.
Si tratta più precisamente di un “sistema attraverso il quale le organizzazioni del Servizio Sanitario Nazionale (inglese) sono responsabili del miglioramento continuo della qualità dei propri servizi e riescono a garantire elevati standard di assistenza grazie alla creazione di un ambiente nel quale l’eccellenza nel sistema di cura possa prosperare”.
Implementare strumenti di Clinical Governance significa tradurre in concreto le idee, confrontando le diverse esperienze, cercando di dare giusta visibilità a quanto di positivo sta emergendo a livello internazionale ed in varie aree del Paese.
Fra gli obiettivi del sistema, accanto alla valorizzazione della cultura, della leadership ed all’aggiornamento continuo, nonché alle decisioni basate su prove di efficacia (EBM), si colloca anche la gestione e la prevenzione del rischio clinico.
Dapprima il contratto della Dirigenza Medica del SSN (art. 21 CCNL 2001-2005) e quindi di recente ancora il nuovo Codice Deontologico hanno sottolineato l’importanza della tematica.
Infatti così recita il nuovo articolo 14, sottotitolato “Sicurezza del paziente e prevenzione del rischio clinico”: “Il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente e contribuire all'adeguamento dell'organizzazione sanitaria, alla prevenzione e gestione del rischio clinico anche attraverso la rilevazione, segnalazione e valutazione degli errori al fine del miglioramento della qualità delle cure.
Il medico a tal fine deve utilizzare tutti gli strumenti disponibili per comprendere le cause di un evento avverso e mettere in atto i comportamenti necessari per evitarne la ripetizione; tali strumenti costituiscono esclusiva riflessione tecnico-professionale, riservata, volta alla identificazione dei rischi, alla correzione delle procedure e alla modifica dei comportamenti”.
Rimandiamo ad altro momento un necessario approfondimento del nuovo dettato deontolo-gico non senza prima aver salutato con soddisfazione il fatto che finalmente si sia voluto riconoscere anche in questa “nobile” sede la delicatezza della tematica in questione ed anche che la competenza a questo proposito sia stato riaffermato come appartenga innanzitutto alla Professione in un’ottica di tutela che dovrà essere certamente quella della sicurezza dei pazienti che si sottopongono alle cure ma che dovrà anche e non di meno dimostrarsi tutela degli operatori tutti i quali, spesso in disagiate condizioni organizzative, si prodigano per impartire le cure agli infermi.
Desideriamo più nello specifico dare conto più oltre di quanto è stato proposto dalla Giunta Regionale del Veneto con la delibera n. 4445 del 28/12/06 nella quale sono state adottate iniziative sulla falsariga di quanto già da tempo avviene in altre regioni.
La delibera in oggetto istituisce il “Coordinamento regionale per la sicurezza del paziente” (anche il Ministero della Salute sempre in dicembre aveva annunciato la nascita del “Centro di riferimento nazionale sulla sicurezza dei pazienti”).
Nel testo della delibera troviamo riportato fra l’altro come l’applicazione di questo nuovo sistema di approccio alle cure: “…richieda un fondamentale cambio di paradigma: considerare l’evento avverso come fonte di apprendimento per evitare il ripetersi delle circostanze che hanno portato al suo accadimento. Promuovere la cultura dell’imparare dall’evento avverso e non nasconderlo, piuttosto che focalizzarsi sulla gestione delle conseguenze, è una strategia di apprendimento per i processi di miglioramento, come dimostrano esperienze già maturate in altri contesti culturali e professionali…”.
I colleghi forse ricorderanno come la neonata Agenzia Regionale Socio Sanitaria del Veneto (ARSS) già dal 2003 avesse istituito un gruppo di lavoro che si era occupato di adottare iniziative nel campo della prevenzione del “rischio clinico” sviluppando attività formative in merito e nel 2005 aveva sperimentato in sette aziende socio-sanitarie ed in una struttura privata accreditata un sistema di segnalazione degli eventi avversi che si avvaleva di una procedura informatica dedicata di inserimento/elaborazione dei dati provenienti dalle segnalazioni.
D’altronde la stessa Regione aveva attivato un sistema di rilevazione della sinistrosità delle aziende per meglio riuscire ad affrontare le importanti tematiche assicurative che sono connesse all’attività sanitaria ed è altresì partner nel Progetto di Ricerca Finalizzata presso l’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali di Roma (ASSR), infine il Coordinamento del Sistema Epidemiologico Regionale già da tempo ha avviato un progetto di rilevazione della frequenza degli eventi avversi a partire dalle informazioni sanitarie che sono contenute nei flussi di dati amministrativi correnti, ciò grazie alla definizione dei cd. Patient Safety Indicators (PSIs).
La necessità peraltro di un coordinamento di tutte le suddette iniziative era fortemente avvertita fra gli operatori che si dedicano a queste tematiche nell’ottica di riuscire finalmente a sviluppare una gestione della sicurezza del paziente che sia effettivamente caratterizzata da una forte integrazione delle diverse strutture che costituiscono l’Azienda sanitaria arrivando ad includere anche i servizi medici convenzionati (medici di Medicina Generale e Pediatri di libera scelta nonché Specialisti ambulatoriali).
Il novello Coordinamento regionale sarà costituito dal Segretario della Sanità e Sociale, dal Direttore dell’ARSS, dal Responsabile del Centro di Riferimento per il Sistema Epidemiologico Regionale, da Dirigenti delle diverse Direzioni della Segreteria Regionale e da un rappresentante dei Direttori Generali delle ASL e si riunirà almeno due volte all’anno per stabilire il piano delle azioni da porre in essere.
Sarà quindi il Gruppo di lavoro dell’ARSS il braccio “operativo”, ovvero quello che definirà il progetto di attuazione delle singole azioni provvedendo all’individuazione delle strutture e degli eventuali esperti che saranno poi necessari per l’implementazione pratica di tutto quanto sarà stato deciso.
Per il biennio 2007-2008 gli obiettivi ritenuti prioritari sono i seguenti: razionalizzazione e gestione unitaria dei flussi informativi (innanzitutto su incident reporting, sinistrosità e reclami degli utenti), attuazione e monitoraggio delle azioni per la gestione unitaria della sicurezza, definizione, approvazione e diffusione di linee guida e raccomandazioni per la sicurezza del paziente nel SSR, raccordo con i portatori di interesse (stakeholders) e convocazione annuale di un’apposita Consulta, ancora definizione dei rapporti con le istituzioni regionali, nazionali ed internazionali con elaborazione infine di un programma biennale dell’attività formativa.
Una prima iniziativa approvata di recente nel contesto dei Progetti di ricerca finalizzata regionali é stata quella della sperimentazione di un sistema di segnalazione volontaria degli eventi avversi nelle strutture del territorio, analogamente a quanto era stato fatto con la sperimentazione nelle strutture ospedaliere di ricovero.
Il progetto sarà coordinato dall’ASL di Feltre e ben 17 Aziende vi hanno già aderito.
L’indagine si svolgerà in quella che è la complessa realtà del territorio con l’obiettivo di riuscire in concreto ad operare l’opportuna “integrazione” del complesso percorso di cura che vede coinvolto il cittadino malato ed in tale prospettiva già entro la prima metà di febbraio presso l’ARSS verrà insediato il Comitato Scientifico che predisporrà poi le successive fasi operative che si svolgeranno nel corso dell’anno.
Davide Roncali
medico legale
diploma di Master in “Clinical Risk Management”
Venezia, 08.02.07
Negli ultimi anni si sta progressivamente affermando un nuovo modo di concepire l’organizzazione dei sistemi sanitari complessi che viene definito con il termine anglosassone “Clinical Governance”.
Si tratta più precisamente di un “sistema attraverso il quale le organizzazioni del Servizio Sanitario Nazionale (inglese) sono responsabili del miglioramento continuo della qualità dei propri servizi e riescono a garantire elevati standard di assistenza grazie alla creazione di un ambiente nel quale l’eccellenza nel sistema di cura possa prosperare”.
Implementare strumenti di Clinical Governance significa tradurre in concreto le idee, confrontando le diverse esperienze, cercando di dare giusta visibilità a quanto di positivo sta emergendo a livello internazionale ed in varie aree del Paese.
Fra gli obiettivi del sistema, accanto alla valorizzazione della cultura, della leadership ed all’aggiornamento continuo, nonché alle decisioni basate su prove di efficacia (EBM), si colloca anche la gestione e la prevenzione del rischio clinico.
Dapprima il contratto della Dirigenza Medica del SSN (art. 21 CCNL 2001-2005) e quindi di recente ancora il nuovo Codice Deontologico hanno sottolineato l’importanza della tematica.
Infatti così recita il nuovo articolo 14, sottotitolato “Sicurezza del paziente e prevenzione del rischio clinico”: “Il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente e contribuire all'adeguamento dell'organizzazione sanitaria, alla prevenzione e gestione del rischio clinico anche attraverso la rilevazione, segnalazione e valutazione degli errori al fine del miglioramento della qualità delle cure.
Il medico a tal fine deve utilizzare tutti gli strumenti disponibili per comprendere le cause di un evento avverso e mettere in atto i comportamenti necessari per evitarne la ripetizione; tali strumenti costituiscono esclusiva riflessione tecnico-professionale, riservata, volta alla identificazione dei rischi, alla correzione delle procedure e alla modifica dei comportamenti”.
Rimandiamo ad altro momento un necessario approfondimento del nuovo dettato deontolo-gico non senza prima aver salutato con soddisfazione il fatto che finalmente si sia voluto riconoscere anche in questa “nobile” sede la delicatezza della tematica in questione ed anche che la competenza a questo proposito sia stato riaffermato come appartenga innanzitutto alla Professione in un’ottica di tutela che dovrà essere certamente quella della sicurezza dei pazienti che si sottopongono alle cure ma che dovrà anche e non di meno dimostrarsi tutela degli operatori tutti i quali, spesso in disagiate condizioni organizzative, si prodigano per impartire le cure agli infermi.
Desideriamo più nello specifico dare conto più oltre di quanto è stato proposto dalla Giunta Regionale del Veneto con la delibera n. 4445 del 28/12/06 nella quale sono state adottate iniziative sulla falsariga di quanto già da tempo avviene in altre regioni.
La delibera in oggetto istituisce il “Coordinamento regionale per la sicurezza del paziente” (anche il Ministero della Salute sempre in dicembre aveva annunciato la nascita del “Centro di riferimento nazionale sulla sicurezza dei pazienti”).
Nel testo della delibera troviamo riportato fra l’altro come l’applicazione di questo nuovo sistema di approccio alle cure: “…richieda un fondamentale cambio di paradigma: considerare l’evento avverso come fonte di apprendimento per evitare il ripetersi delle circostanze che hanno portato al suo accadimento. Promuovere la cultura dell’imparare dall’evento avverso e non nasconderlo, piuttosto che focalizzarsi sulla gestione delle conseguenze, è una strategia di apprendimento per i processi di miglioramento, come dimostrano esperienze già maturate in altri contesti culturali e professionali…”.
I colleghi forse ricorderanno come la neonata Agenzia Regionale Socio Sanitaria del Veneto (ARSS) già dal 2003 avesse istituito un gruppo di lavoro che si era occupato di adottare iniziative nel campo della prevenzione del “rischio clinico” sviluppando attività formative in merito e nel 2005 aveva sperimentato in sette aziende socio-sanitarie ed in una struttura privata accreditata un sistema di segnalazione degli eventi avversi che si avvaleva di una procedura informatica dedicata di inserimento/elaborazione dei dati provenienti dalle segnalazioni.
D’altronde la stessa Regione aveva attivato un sistema di rilevazione della sinistrosità delle aziende per meglio riuscire ad affrontare le importanti tematiche assicurative che sono connesse all’attività sanitaria ed è altresì partner nel Progetto di Ricerca Finalizzata presso l’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali di Roma (ASSR), infine il Coordinamento del Sistema Epidemiologico Regionale già da tempo ha avviato un progetto di rilevazione della frequenza degli eventi avversi a partire dalle informazioni sanitarie che sono contenute nei flussi di dati amministrativi correnti, ciò grazie alla definizione dei cd. Patient Safety Indicators (PSIs).
La necessità peraltro di un coordinamento di tutte le suddette iniziative era fortemente avvertita fra gli operatori che si dedicano a queste tematiche nell’ottica di riuscire finalmente a sviluppare una gestione della sicurezza del paziente che sia effettivamente caratterizzata da una forte integrazione delle diverse strutture che costituiscono l’Azienda sanitaria arrivando ad includere anche i servizi medici convenzionati (medici di Medicina Generale e Pediatri di libera scelta nonché Specialisti ambulatoriali).
Il novello Coordinamento regionale sarà costituito dal Segretario della Sanità e Sociale, dal Direttore dell’ARSS, dal Responsabile del Centro di Riferimento per il Sistema Epidemiologico Regionale, da Dirigenti delle diverse Direzioni della Segreteria Regionale e da un rappresentante dei Direttori Generali delle ASL e si riunirà almeno due volte all’anno per stabilire il piano delle azioni da porre in essere.
Sarà quindi il Gruppo di lavoro dell’ARSS il braccio “operativo”, ovvero quello che definirà il progetto di attuazione delle singole azioni provvedendo all’individuazione delle strutture e degli eventuali esperti che saranno poi necessari per l’implementazione pratica di tutto quanto sarà stato deciso.
Per il biennio 2007-2008 gli obiettivi ritenuti prioritari sono i seguenti: razionalizzazione e gestione unitaria dei flussi informativi (innanzitutto su incident reporting, sinistrosità e reclami degli utenti), attuazione e monitoraggio delle azioni per la gestione unitaria della sicurezza, definizione, approvazione e diffusione di linee guida e raccomandazioni per la sicurezza del paziente nel SSR, raccordo con i portatori di interesse (stakeholders) e convocazione annuale di un’apposita Consulta, ancora definizione dei rapporti con le istituzioni regionali, nazionali ed internazionali con elaborazione infine di un programma biennale dell’attività formativa.
Una prima iniziativa approvata di recente nel contesto dei Progetti di ricerca finalizzata regionali é stata quella della sperimentazione di un sistema di segnalazione volontaria degli eventi avversi nelle strutture del territorio, analogamente a quanto era stato fatto con la sperimentazione nelle strutture ospedaliere di ricovero.
Il progetto sarà coordinato dall’ASL di Feltre e ben 17 Aziende vi hanno già aderito.
L’indagine si svolgerà in quella che è la complessa realtà del territorio con l’obiettivo di riuscire in concreto ad operare l’opportuna “integrazione” del complesso percorso di cura che vede coinvolto il cittadino malato ed in tale prospettiva già entro la prima metà di febbraio presso l’ARSS verrà insediato il Comitato Scientifico che predisporrà poi le successive fasi operative che si svolgeranno nel corso dell’anno.
Davide Roncali
medico legale
diploma di Master in “Clinical Risk Management”
Venezia, 08.02.07
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