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Anaao scrive a Prodi su norma turni riposo
Anaao scrive a Prodi su norma turni riposo
Missiva inviata anche a governo e istituzioni, si chiede cancellazione comma
Missiva inviata anche a governo e istituzioni, si chiede cancellazione comma
Una lettera con la quale viene chiesta la cancellazione della norma contenuta nella legge Finanziaria 2008 che "nega ai medici italiani turni di riposo regolari". A scriverla è il segretario nazionale Anaao Assomed, Carlo Lusenti, che l'ha inviata al premier Romano Prodi, ma anche al Governo e alle Istituzioni. L'Anaao Assomed è pronta, come conferma nella stessa missiva, a dichiarare guerra al provvedimento inserito nella Manovra, e ha già dato mandato ai propri studi legali di ricorrere nelle sedi opportune, fino alla Corte di Giustizia Europea.
Tra i destinatari della lettera vi sono, tra gli altri, anche i ministri della Salute, del Lavoro e per le Riforme e Innovazioni nella Pubblica Amministrazione. Nonché il presidente della Conferenza delle Regioni, i vari governatori e gli assessori alla sanità regionali.
"Con la Legge Finanziaria 2008 - si legge nella missiva - lontano dai clamori mediatici ed eludendo ogni confronto con le Organizzazioni sindacali nelle sedi istituzionali, il Governo ha stabilito in uno degli innumerevoli commi dell'articolo 3 (il n. 85) che alcune delle tutele relative all'organizzazione del lavoro contenute nelle direttive europee 93/104/C.E. e 2000/34/C.E., recepite in Italia con il D.Lgs 66/2003, non sono applicabili al personale del ruolo sanitario del Ssn. In particolare, viene dichiarata non esigibile la norma, valida nel resto del mondo sanitario europeo, che garantisce durante la giornata un periodo di riposo continuativo minimo di 11 ore (articolo 7 del D.Lgs 66/2003).
Le direttive europee prevedono, infatti, che 'i lavoratori dispongano di periodi di riposo regolari - scrive il segretario nazionale dell'Anaao Assomed citando la Direttiva 88/2003/C.E. - la cui durata è espressa in unità di tempo, e sufficientemente lunghi e continui per evitare che essi, a causa della stanchezza, della fatica o di altri fattori che perturbano l'organizzazione del lavoro, causino lesioni a sé stessi, ad altri lavoratori o a terzi o danneggino la loro salute, a breve o a lungo termine'" .
"La legge Finanziaria, abrogando tale diritto in assenza di adeguati limiti contrattuali al lavoro massimo giornaliero - sottolinea il sindacalista nella lettera - rende di fatto programmabili negli ospedali italiani turni di lavoro della durata persino di 24 ore continuative".
"I nostri legislatori - incalza Lusenti - ignorano del tutto la correlazione evidenziata da numerosi studi scientifici tra prolungamento eccessivo del tempo di lavoro e rischio di errore in clinica.
E' farisaico scandalizzarsi per i casi di cosiddetta malasanità, legati in prevalenza al mancato rispetto di standard organizzativi e di sicurezza da parte delle aziende sanitarie, se poi con provvedimenti legislativi si accresce il rischio clinico e l'insicurezza negli ospedali.
E' inutile prevedere unità di risk management nei luoghi di lavoro se poi un chirurgo è costretto a entrare in sala operatoria magari dopo 20 ore di servizio continuativo. Quanti dei nostri parlamentari - chiede il segretario nazionale dell'Anaao Assomed - si farebbero operare in queste condizioni?
Ci chiediamo che valore abbia la firma apposta dal Governo italiano sul Trattato di Lisbona, sulla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea e sulla recente dichiarazione congiunta 'La salute in tutte le politiche' che richiamano in più punti il diritto alla protezione della salute umana attraverso la fissazione di norme elevate di qualità e sicurezza e il diritto di ogni lavoratore ad avere una limitazione della durata massima del lavoro e a periodi di riposo giornalieri e settimanali".
L'Anaao Assomed, nel ribadire che "i modi dell'applicazione del decreto legislativo n. 66/2003 andranno definiti all'interno del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, esprime quindi la più ferma protesta contro una norma che lede il diritto dei lavoratori della sanità alla tutela della propria integrità psico-fisica e quello dei cittadini a ricevere prestazioni sanitarie con il più elevato standard di sicurezza". Per questo chiede che "la norma venga cancellata dal Governo con un apposito provvedimento d'urgenza e dà mandato ai propri studi legali di ricorrere nelle sedi opportune, fino alla Corte di Giustizia Europea", conclude il sindacato nella missiva.
da DoctorNews del 10 gennaio 2008 anno 6 numero 3
Tra i destinatari della lettera vi sono, tra gli altri, anche i ministri della Salute, del Lavoro e per le Riforme e Innovazioni nella Pubblica Amministrazione. Nonché il presidente della Conferenza delle Regioni, i vari governatori e gli assessori alla sanità regionali.
"Con la Legge Finanziaria 2008 - si legge nella missiva - lontano dai clamori mediatici ed eludendo ogni confronto con le Organizzazioni sindacali nelle sedi istituzionali, il Governo ha stabilito in uno degli innumerevoli commi dell'articolo 3 (il n. 85) che alcune delle tutele relative all'organizzazione del lavoro contenute nelle direttive europee 93/104/C.E. e 2000/34/C.E., recepite in Italia con il D.Lgs 66/2003, non sono applicabili al personale del ruolo sanitario del Ssn. In particolare, viene dichiarata non esigibile la norma, valida nel resto del mondo sanitario europeo, che garantisce durante la giornata un periodo di riposo continuativo minimo di 11 ore (articolo 7 del D.Lgs 66/2003).
Le direttive europee prevedono, infatti, che 'i lavoratori dispongano di periodi di riposo regolari - scrive il segretario nazionale dell'Anaao Assomed citando la Direttiva 88/2003/C.E. - la cui durata è espressa in unità di tempo, e sufficientemente lunghi e continui per evitare che essi, a causa della stanchezza, della fatica o di altri fattori che perturbano l'organizzazione del lavoro, causino lesioni a sé stessi, ad altri lavoratori o a terzi o danneggino la loro salute, a breve o a lungo termine'" .
"La legge Finanziaria, abrogando tale diritto in assenza di adeguati limiti contrattuali al lavoro massimo giornaliero - sottolinea il sindacalista nella lettera - rende di fatto programmabili negli ospedali italiani turni di lavoro della durata persino di 24 ore continuative".
"I nostri legislatori - incalza Lusenti - ignorano del tutto la correlazione evidenziata da numerosi studi scientifici tra prolungamento eccessivo del tempo di lavoro e rischio di errore in clinica.
E' farisaico scandalizzarsi per i casi di cosiddetta malasanità, legati in prevalenza al mancato rispetto di standard organizzativi e di sicurezza da parte delle aziende sanitarie, se poi con provvedimenti legislativi si accresce il rischio clinico e l'insicurezza negli ospedali.
E' inutile prevedere unità di risk management nei luoghi di lavoro se poi un chirurgo è costretto a entrare in sala operatoria magari dopo 20 ore di servizio continuativo. Quanti dei nostri parlamentari - chiede il segretario nazionale dell'Anaao Assomed - si farebbero operare in queste condizioni?
Ci chiediamo che valore abbia la firma apposta dal Governo italiano sul Trattato di Lisbona, sulla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea e sulla recente dichiarazione congiunta 'La salute in tutte le politiche' che richiamano in più punti il diritto alla protezione della salute umana attraverso la fissazione di norme elevate di qualità e sicurezza e il diritto di ogni lavoratore ad avere una limitazione della durata massima del lavoro e a periodi di riposo giornalieri e settimanali".
L'Anaao Assomed, nel ribadire che "i modi dell'applicazione del decreto legislativo n. 66/2003 andranno definiti all'interno del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, esprime quindi la più ferma protesta contro una norma che lede il diritto dei lavoratori della sanità alla tutela della propria integrità psico-fisica e quello dei cittadini a ricevere prestazioni sanitarie con il più elevato standard di sicurezza". Per questo chiede che "la norma venga cancellata dal Governo con un apposito provvedimento d'urgenza e dà mandato ai propri studi legali di ricorrere nelle sedi opportune, fino alla Corte di Giustizia Europea", conclude il sindacato nella missiva.
da DoctorNews del 10 gennaio 2008 anno 6 numero 3
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