Festa al Goldoni: il discorso del presidente Leoni

Autorità, cari Colleghi e Colleghe, gentili Signore e Signori, questa è una giornata dedicata ai medici che compiono 50 anni di laurea e ai giovani medici ed odontoiatri che iniziano un affascinante percorso di vita e di relazioni umane pronunciando il giuramento professionale. Col giuramento completeranno quanto previsto dall’ordinamento e dalle norme deontologiche ed entreranno a pieno titolo nella professione.
La presenza dei giovani e dei colleghi anziani ha il significato del passaggio di testimone tra il passato e futuro della nostra professione. Una professione che ha la bella età di 2400 anni e che oggi come allora chiede a chi la pratica fedeltà a due discipline: quella della scienza e quella dell’etica.
Medico Chirurgo e Medico Odontoiatra provengono da corsi di laurea separati ma condividono gli stessi principi etici. Per questo le due professioni si fondono in un unico Ordine e sono unite dallo stesso codice deontologico e dallo stesso giuramento. Il Giuramento professionale, è l’asse portante della professione. Il Codice Deontologico è la carta costituzionale a cui entrambi devono fare riferimento.
Oggi l’Ordine consegna alla comunità veneziana i nuovi medici e i nuovi odontoiatri. Per la Professione, questa, è l’occasione di richiamare chi ha l’onore e l’onere delle decisioni al rispetto del mandato che la collettività ha loro affidato. L’impegno ad agire per garantire a tutti cure di qualità ed accessibili, indipendentemente dallo stato sociale e dalle disponibilità economiche. È un mandato sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Per chi è medico è anche un obbligo Deontologico.

Il Sistema Sanitario Nazionale così come lo conosciamo compie quest’anno 40 anni: il nostro Ordine gli ha dedicato un intero congresso celebrativo a Venezia nel settembre scorso come in altre città d’Italia, e la Federazione Nazionale lo celebrerà a Roma fra pochi giorni.
Equo, Universale e Solidaristico, è un simbolo della nostra civiltà, è riconosciuto come uno dei migliori al mondo e ha fatto sì che l’aspettativa di vita della nostra popolazione sia una delle più lunghe in assoluto. Il SSN ha garantito e garantisce cure a chi ne aveva bisogno, anche a chi, meno fortunato, è arrivato nel nostro paese abbandonando il suo perché vittima di guerre e persecuzioni.
Questa conquista di civiltà rischia di non sopravvivere. La nostra sanità pubblica, che per anni è stata un modello di riferimento, rischia di perdere quelle caratteristiche che ne hanno fatto un esempio internazionale.

Una percentuale del Prodotto Interno Lordo, il mitico PIL, è dedicata al finanziamento della spesa sanitaria pubblica, deriva dai contributi e dalla tasse di tutti noi, cittadini e imprese. In termini tendenziali, cioè confrontando il dato trimestrale con quello dello stesso periodo dell’anno precedente, nel 2018 primi 2 trimestri si è registrato un aumento del Pil del 2,9% negli Stati Uniti, dell’1,9% in Germania, dell’1,7% in Francia e dell’1,3% nel Regno Unito. Tutti questi Paesi hanno performato meglio dell’Italia che si è fermata a un più 1,1%.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella seduta del 15 febbraio 2018, aveva raggiunto l’accordo per il riparto del Fondo Sanitario nazionale. Il Fondo prevede per l’anno in corso 110,3 miliardi che, tenendo conto di ulteriori riparti e fondi vincolati, raggiungono complessivamente la cifra di 113,4 miliardi.
Il Documento di Economia e Finanza (il DEF) per il 2018 ha poi fornito un quadro degli andamenti nel triennio 2019-2021. La spesa sanitaria è stata prevista crescere ad un tasso medio annuo dell’1,4% (quindi più lentamente che nel 2018), mentre per il PIL nominale si stima una crescita media del 3%. Ne deriva che il rapporto fra la spesa sanitaria e il PIL decresce e si attesta, alla fine dell’arco temporale considerato, ad un livello pari al 6,3%, lo stesso livello registrato ad inizio anni 2000.
Nella classifica dei sistemi sanitari più costosi, è ben noto che gli USA occupano stabilmente da decenni la posizione più alta, con una spesa sanitaria che rappresenta il 17,2% del PIL e con una spesa sanitaria pro-capite di 10.209 dollari. I gradini più bassi del podio dei sistemi sanitari “ricchi” sono occupati da Svizzera (12,3% del PIL e 8.009 $ pro-capite) e Francia (11,5% del PIL e 4.902 $ pro-capite). (Fonte OCSE).
Questi i motivi degli alti costi: la frammentazione del sistema in una miriade di assicurazioni e di provider; l’uso, spesso inappropriato, di alte tecnologie; l’eccessiva enfasi riposta sulle specialità e lo scarso ricorso ai servizi di cure primarie; gli alti prezzi dei farmaci e le alte tariffe delle prestazioni sanitarie; gli esorbitanti costi delle attività amministrative; l’eccesso di morbosità nella popolazione USA (obesità, diabete, etc).
Eppure il sistema americano, basato sulle assicurazioni e sui loro interessi economici, lasciava oltre 30 milioni di americani senza copertura sanitaria. L’Obamacare nasce precisamente il 25 marzo del 2010, giorno in cui il presidente Obama firma finalmente la riforma sanitaria.
Risultato: 32 milioni di cittadini in più vengono tutelati dal sistema sanitario; le compagnie assicurative non hanno più la facoltà di negare assicurazioni a chi ha determinate patologie; il numero di bancarotte personali si riduce; i cittadini hanno a disposizione maggiori incentivi fiscali per acquistare polizze sanitarie; i datori di lavoro con più di 50 dipendenti devono contribuire alle spese dei loro dipendenti (relative all’acquisto delle assicurazioni).
La copertura del Medicaid – unico programma sanitario pubblico assieme a Medicare – viene ampliata. Ovviamente la riforma non è stata esente da critiche dato che molti hanno parlato di un aumento della spesa pubblica complessiva. Peraltro l’Obamacare al momento resiste agli attacchi del presidente Trump e i tentativi di abolizione della riforma non smettono di incontrare innumerevoli difficoltà.

Al contrario in Italia abbiamo un SSN in cui tutti i cittadini sono uguali in caso di malattia, un sistema da preservare e difendere per l’interesse comune. In Italia il cittadino tipo viene spesso indirizzato a vedere i lati negativi della sanità , non percepisce la fortuna di vivere con questo sistema di assistenza, pur con tutte le sue limitazioni e contraddizioni. Un SSN, però, che forse non possiamo più permetterci, generoso come il sistema pensionistico italiano che ha creato deficit importanti nella sostenibilità a lungo temine.
Un bilancio dello stato aggravato peraltro da un tasso di corruzione nazionale e dall’evasione fiscale, sistema negativo che non deve ripercuotersi sulla diminuzione dell’assistenza al cittadino con la scusa di migliorare la finanza pubblica. Nel considerare il bilancio dello stato occorre ricordare alcuni fattori non collegati alla spesa sanitaria, vittima sacrificale prescelta da molti governi, forse perché più “aggredibile” sul piano dei conti. Il Corruption Perceptions Index (CPI) dal 1995 misura la percezione della corruzione nel settore pubblico in diversi paesi di tutto il mondo.
L’Italia segna un miglioramento del suo CPI raggiungendo quota 50 su 100. Una pagella che vale il 54esimo posto al mondo, in risalita di 6 posizioni. Il trend positivo italiano ha origine dalla legge anticorruzione del 2012: da allora l’Italia ha riconquistato ben 18 posizioni nel ranking mondiale, portandosi dal 72º al 54º posto. In ogni caso, tra l’Italia e il livello di sufficienza, quota 60, stanno ancora Paesi quali Namibia, Corea del Sud, Ruanda, Georgia, Lettonia e Capo Verde. Il CPI italiano allontana possibili investitori stranieri dal nostro paese considerato troppo rischioso.

Una cifra compresa fra i 250 e i 270 miliardi di euro, un valore pari al 18% del PIL del nostro Paese: sono i numeri dell’evasione fiscale in Italia, che si conferma uno dei cancri della nostra economia.
Sulla base dell’ultimo rapporto 2016 dell’Eurispes, l’Italia avrebbe un PIL sommerso pari a 540 miliardi – a cui andrebbero aggiunti almeno ulteriori 200 che non sono stati inclusi in quanto derivanti dall’economia criminale, per un totale di 740 miliardi – sui quali, considerando un livello di tassazione del 50%, l’evasione fiscale vale 270 miliardi. Numeri che fanno il paio con l’ultimo Rapporto sull’evasione fiscale, pubblicato dal ministero dell’Economia e basato su dati Istat, secondo cui il dato oscilla tra i 255 e i 275 miliardi di euro. A fronte di queste cifre impressionanti si cerca comunque di ridurre la spesa sanitaria, in primis con la diminuzione dei posti letto.
Secondo Eurostat l’Italia possiede 3,6 letti ogni 1000 abitanti, Francia e Germania nel 2011 segnano rispettivamente una media di 6,37 e 8,22 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti. L’Italia è agli ultimi posti in Europa ma non basta, si tende a tagliare ancora.
Se si scorre la letteratura recente in materia di risparmio in sanità si incontrano articoli che trattano invariabilmente di riduzione della spesa e di “efficientamento” del sistema, inteso come aste centralizzate per ridurre i prezzi, indagini sulle malattie del personale per diminuire le assenze in servizio, riduzione della spesa del personale con il blocco del turnover, riduzione dei posti letto e diminuzione dei tempi di degenza dei pazienti.
E nella pratica è costante la ricerca di far lavorare di più il personale, ridurre la spesa bloccando le retribuzioni, a volte costringendo medici ed infermieri a sistematici straordinari, a volte pagati a volte “coatti”, per colmare i buchi di organico, a fronte di una richiesta di salute in crescita costante per numero assoluto di prestazioni e attesa di risultato da parte della popolazione. Il tutto facendo leva sullo spirito di servizio di un personale generoso per natura che ha dedicato la sua vita lavorativa ed oltre alla cura dei malati.
Le conseguenze di questa reiterata politica, trasversale da destra e sinistra, è stato l’invecchiamento del personale sanitario in servizio: l’età media del medico ospedaliero è di 53 anni con il 40% che ha più di 60 anni.

Non è possibile proseguire sulla strada negativista all’evoluzione del ricambio generazione nel personale sanitario ed insistere sulla necessità assoluta del risparmio di spesa evidenziando come lo stato attuale delle finanze in sanità sia frutto di una precisa scelta politica, dettata da lucidi indirizzi alternativi di allocazione delle risorse.
In termini pratici, se l’Italia avesse la stessa percentuale della Francia, la sua spesa sanitaria pubblica passerebbe come per magia dagli attuali 114 miliardi di euro ad oltre 130 miliardi di euro, in Germania 145 miliardi di euro.
Continuando su questa strada sempre più la gente dovrà mettere mano al portafogli, con il risultato che l’eguaglianza davanti alla malattia sarà un ricordo del passato. Accanto a quello pubblico nascerà e si svilupperà sempre di più un sistema sanitario privato in cui l’accesso sarà privilegiato e legato alle capacità economiche, piuttosto che alle necessità cliniche.

Compito della politica, dunque, è garantire a tutti pari opportunità davanti alla malattia, cure adeguate, e soprattutto cure accessibili. Questa pari opportunità ha costituito, finora, nel nostro Paese, uno elemento di coesione sociale. In nome della crisi economica, ai medici viene sempre più spesso chiesto di erogare cure con APPROPRIATEZZA. I medici sono impegnati a farsi carico di questo obiettivo, ma chiedono anche che il concetto di APPROPRIATEZZA non sia applicato solo alle loro scelte, ma anche a quelle della politica.
Ai nostri governanti a Roma chiediamo uno stop al continuo DEFINANZIAMENTO della sanità, a chi governa la nostra Regione chiediamo LA MASSIMA ATTENZIONE a come destinano le risorse che hanno a disposizione.
Finora una quota rilevante di queste è stata destinata all’edilizia sanitaria. Quella destinata al personale, che è quello che eroga le cure, è stata insufficiente! In carenza di personale, anche il nostro Sistema Sanitario Regionale non riesce a far fronte alla domanda. In particolare sono sempre meno le vocazioni per i medici dell’Urgenza ed Emergenza, una specialità affascinante e difficile che conosco bene per averla scelta e vissuta per alcuni anni.

Cultura generale e specifica, senso di responsabilità e capacità gestionale in autonomia sono i cardini di questa disciplina che è la quintessenza dell’essere medico, ma la vita professionale di questi colleghi è stata resa poco desiderabile da un sistema penalizzante che non concede né adeguato riposo né un guadagno proporzionato alle gravi responsabilità.
Questa situazione si ripete per molte specialità difficili come la Chirurgia Generale, con solo 90 prime scelte in tutta Italia all’ultimo bando per le scuole di specialità e innumerevoli abbandoni dopo pochi mesi di frequenza. Diminuiscono la disponibilità e l’accessibilità e le liste di attesa si allungano. A rendere le cose ancor più difficili, il carico burocratico, quello è sempre in aumento.
Per questo l’Ordine e la Professione saranno sempre disponibili a collaborare con le Istituzioni, con impegno ed onestà, ma non rinunceremo ad esprimere le nostre idee, anche quando queste possano risultare scomode. L’art. 40 del nostro Codice Penale recita: “Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”.
Riteniamo nostro dovere compiere ogni sforzo perché sia garantita a tutti la possibilità di curarsi. La nostra è una professione che sarà sempre libera da condizionamenti, e non sarà mai vincolata a colori politici o influenze che non siano quelle della scienza e dell’etica. Dobbiamo lasciare alle prossime generazioni un sistema sanitario di eccellenza ed accessibile come quello che abbiamo ereditato.

È per questo che oggi ricordiamo i colleghi che ci hanno lasciato ma che vivono ancora nel ricordo dei loro pazienti e ringraziamo i colleghi che compiono 50 anni di professione. Li ringraziamo per quanto hanno fatto nella loro esistenza, concorrendo a rendere grande la sanità Veneziana.
Insieme a loro, in questa sala, ci sono oggi i nuovi medici ed odontoiatri, che prenderanno il loro posto. Una parte di loro, le stime ci dicono circa il 15% a livello nazionale, migrerà all’estero in cerca di quelle soddisfazioni professionali che il nostro sistema non riesce più a garantire.
Ogni anno una percentuale analoga entra in Italia provenendo da Università straniere di Paesi dell’Unione Europea o da Paesi extra Unione. Il nostro sistema didattico sforna ogni anno circa 10.000 medici e prevediamo di utilizzarne solo un 2/3 perché, per loro, il numero di posti accessibili nelle scuole di specializzazione è inferiore alla necessità.
A peggiorare questo quadro il numero di studenti Italiani che si iscrive alle facoltà di Medicina e di Odontoiatria di Paesi europei che non hanno il numero programmato, generando un flusso che stravolge la programmazione nazionale. Si aggiungono anche quelli che entrano a medicina e odontoiatria in sovrannumero non per meriti ma per sentenze! Abbiamo denunciato questo stato di cose più volte. Continueremo a farlo!
Tra questi giovani qualcuno deciderà di migrare altrove. Non so se chi lo farà sarà il più brillante o il più intraprendente: quello che so è che tra i motivi che lo spingerà a farlo c’è la speranza di trovare fuori del nostro paese una maggior credibilità delle istituzioni, migliori possibilità economiche e di ricerca, possibilità di carriera garantite dal merito e dalle capacità. Con loro migreranno all’estero anche gli investimenti che abbiamo sostenuto per prepararli e per formarli. L’Italia è un paese capace di creare eccellenti professionalità e deve garantire loro un posto di lavoro dignitoso.

Chi resterà dovrà affrontare la sua parte di sofferenza: sono bloccate le retribuzioni, evanescenti gli sviluppi di carriera, bloccati i turn-over, aumentati i carichi di lavoro ed i rischi di conflittualità. Questi alimentati da interessi di altre categorie professionali che sono tutt’altro che deontologici e che generano un contenzioso che non risponde a criteri di equità ma è sostenuto dal tentativo di acquisire una fonte di reddito.
Questa conflittualità concorre a ridurre ulteriormente le risorse disponibili dal momento che genera costi indotti dal fatto che davanti al rischio ci sarà sempre chi agisce più per garantirsi piuttosto che per dare cure adeguate e le compagnie assicurative, che agiscono per regole economiche, ritengono non più remunerativo il mercato e lo abbandonano, ma i malati e i medici restano.
E in questo abbandono sono seguite dalle stesse istituzioni sanitarie che adottano strategie auto-assicurative destinate a riversare sul medico i costi del contenzioso e del rischio. Il rischio clinico (che è cosa strettamente connessa ad ogni atto medico) viene valutato nel suo solo aspetto assicurativo, non nella funzione che dovrebbe avere: quella di strumento utile a correggere procedure e comportamenti per garantire cure migliori.

Ora mi rivolgo ai nostri nuovi medici e odontoiatri. Avete scelto questo mestiere per il desiderio innato di mettervi al servizio degli altri. Mi auguro che questa motivazione rimanga tale anche in futuro. Che possiate vedere, sempre, nel paziente una persona che ha bisogno delle vostre cure.
La professione sta cambiano e si sta tingendo di rosa. La forte presenza femminile è alla base dell’evoluzione della categoria, il desiderio di fare il medico non deve essere una penalizzazione per tutte le altre caratteristiche tipiche di questo sesso come la formazione di una famiglia, la crescita dei figli e le relative tipiche responsabilità. E questo è un problema organizzativo istituzionale.
Cari colleghi e colleghe, state per intraprendere una professione antica quanto la storia dell’uomo. Il giuramento di Ippocrate risale al quarto secolo avanti Cristo. Dai nostri antenati ci separa la storia; sono cambiate le conoscenze e gli strumenti di cura ma non è cambiato l’oggetto del nostro lavoro, gli ideali ed i principi cui improntiamo la nostra opera. Non è cambiata la norma che ci vuole abili non solo sul piano scientifico ma anche e soprattutto su quello umano e della comunicazione.
Ricordatevi che è questa la chiave per instaurare con chi si affida a noi il rapporto di fiducia che è la base di ogni buona cura.

Nel corso della vostra vita professionale abbiate come riferimento chi ci ha preceduti, come questi colleghi che oggi festeggiamo dopo 50 anni di servizio. Oggi, loro vi passano il testimone. Raccoglietelo e portatelo avanti con orgoglio. Dopo il giuramento vi consegneremo l’attestato di giuramento ed il Codice Deontologico. Leggetelo e fatene tesoro. Fate che diventi la bussola cui affidarvi nelle scelte. Ricordate che il “Viaggio” che iniziate vi darà grandi soddisfazioni, ma vi chiederà inesorabilmente anche tanti sacrifici.
Ricordate che nel fare il medico le responsabilità vengono sempre prima dei privilegi. Tra queste quella di dovere rendere conto a tre padroni. Il primo padrone è il paziente: l’oggetto del nostro lavoro è lui, con le sue debolezze e le sue infermità. Rispettatene sempre la dignità, in ogni momento ed in ogni occasione. Anche quando sarete stanchi, scoraggiati o amareggiati. Concedetegli sempre la vostra attenzione e la vostra disponibilità . In questo, prima ancora che nella scienza e nelle capacità tecniche, sta il cuore della nostra professione. Ne riceverete in cambio gratitudine, riconoscenza e stima. E, alla fine della vostra giornata di lavoro, questo significherà più di quanto avrete realizzato economicamente.
Il secondo padrone è la scienza. A lei dovrete improntare ogni vostro atto e decisione; per servirla dovrete continuare a studiare ed essere sempre pronti a modificare convinzioni e comportamenti. Fate sempre riferimento al metodo scientifico. Non fatevi ammaliare dalle suggestioni della notorietà e dei facili guadagni. La scienza vuole servitori umili, leali e perseveranti. Ricordatevi che la scomparsa di terribili malattie che mietevano milioni di vittime è una conquista che dobbiamo alle vaccinazioni. La scomparsa di malattie che sono state per secoli un flagello per l’intera umanità ha generato nella gente una falsa sicurezza che la porta a sopravvalutare i rischi e a sottovalutare i benefici. Diffidate di chi professa teorie che non hanno nulla di scientifico, e che, nonostante questo, è capace di riempire le sale degli hotel, i blog e i social media. Tra queste persone anche colleghi che hanno, purtroppo, dimenticato proprio l’obbedienza a questo secondo padrone. Sappiate che con loro l’Ordine e la Professione saranno inflessibili.
Il terzo padrone sarà il bilancio: perché, se vorremo garantire che tutti abbiano cure, indipendentemente dalle capacità economiche, dovremo anche ricordarci di usare le risorse in modo appropriato. In questo impegno etico e deontologico dovremo essere perseveranti tanto quanto in quello scientifico. Sarà buon medico chi saprà servire al meglio questi tre padroni.

Infine ricordate che non esiste la malattia, esiste l’uomo malato e che il nostro compito non finisce con le disponibilità terapeutiche ma continua anche quando queste saranno esaurite. Perché la nostra missione non è quella di guarire ma quella di curare. Il compito che sarete chiamati a svolgere sarà pieno di soddisfazioni, ma anche difficile e talora gravoso. Ma non dovrete mai sentirvi soli: l’Ordine e la Professione saranno sempre al vostro fianco.

Oggi, pronuncerete il GIURAMENTO PROFESSIONALE e con tale atto entrerete a pieno titolo nella nostra comunità medica. Siate orgogliosi di farne parte, comportatevi in modo che i vostri cari, noi stessi e i colleghi anziani che sono qui presenti, si possa essere fieri di voi e dei vostri valori.
Concedetemi, ora, di ringraziare, insieme alle persone che sono presenti in sala, le vostre famiglie. Se siamo qui oggi a far festa è anche grazie ai sacrifici che loro hanno sostenuto.

Giunto alla fine del mio discorso, vi ricordo che tanti anni fa, un Italiano Famoso, Giovan Battista Vico, ha scritto: “Il declino di una società inizia nel momento in cui gli uomini non trovano più dentro di sé la motivazione per legare il proprio destino a quello degli altri”.

Ringrazio tutte le autorità convenute ed in primis il comune di Venezia con l’Assessore Venturini e la Dr.ssa Codato che ci messo a disposizione questo storico teatro, il Patriarcato di Venezia, le ULSS 3 e ULSS 4 della Regione Veneto, la Direzione del Teatro Goldoni con tutto il suo staff, tutto Il Consiglio, le Commissioni e la Fondazione Ars Medica dell’Ordine di Venezia ed i nostri collaboratori a vario titolo, e naturalmente Il Presidente Anelli, il Presidente Iandolo, tutta la Federazione Nazionale ed i Presidenti degli Ordini e delle Commissioni Albo Odontoiatri che ci hanno raggiunto da Gorizia e da Bari, da Roma e da Palermo, da Vicenza e da Trapani, da Verona, da Rovigo, da Salerno, da Padova, da Belluno, da Monza per questa veramente straordinaria occasione.
Ogni discorso termina con un applauso. Oggi vi chiedo di destinare il vostro al personale della Protezione Civile, ai nostri Vigili del Fuoco, alle forze di Polizia, a quelle Militari, al personale della Croce Rossa e a tutti i Volontari che ancora oggi e come sempre operano in emergenza nelle zone terremotate ed in questi giorni in particolare nel Veneto, nel Friuli, nel Trentino flagellati dal maltempo. Sono sempre loro gli eroi del momento, quelli che fanno onore al nostro Paese anche quando non passano più per i telegiornali e le prime pagine, sono gli eroi di tutti giorni, come chi, incredibilmente, crede ancora nell’onestà e nella solidarietà come valori ineludibili per la propria esistenza.
Per finire un saluto dal profondo alla nostra collega Dr.ssa Viviana Zanoboni, Presidente dell’Associazione Donne Medico di Venezia e componente della Commissione Pari Opportunità del nostro Ordine reduce da recenti importanti cure che non è riuscita ad essere qui con noi oggi malgrado l’avesse tanto desiderato. Siamo tutti con te Viviana, sei un esempio per tutti noi.
Grazie inoltre alla Dr.ssa Cristina Mazzarolo, consigliere dell’Ordine, che, spontaneamente, aveva organizzato tutto per accompagnarla qui oggi pur tra mille difficoltà e che, una volta di più, si è distinta per una sensibilità d’animo assolutamente superiore. Quando penso a chi sono i medici, io penso a persone così.

Grazie della vostra attenzione e tanta salute a tutti noi.

Il Presidente OMCeO Provincia di Venezia
Dott. Giovanni Leoni
Venezia, 3 novembre 2018

Segreteria OMCeO Ve
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