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Festa al Goldoni: un ideale passaggio di testimone
Data di inserimento: Lunedì, 28/11/16 - Segreteria OMCeO Ve
Un colpo d’occhio pazzesco. Una cornice da lasciare senza fiato ha accompagnato quest’anno la Festa del Medico e dell’Odontoiatra: il teatro Goldoni di Venezia ha ospitato nella mattinata di sabato 26 novembre l’iniziativa che ha visto protagonisti i camici bianchi veneziani, accorsi numerosi a sedere in platea.
Un’organizzazione impeccabile – sotto la guida esperta del presidente Giovanni Leoni sul palco insieme a Luca Ginetto, giornalista del TgR Veneto – ha accompagnato un ideale passaggio di testimone tra i colleghi esperti, che hanno celebrato i 50 anni dalla loro laurea, e quelli appena entrati nella professione che, tutti insieme sul palco, hanno pronunciato il giuramento di Ippocrate, entrando a pieno titolo nella loro fase professionale.
A quella che è stata una vera e propria festa non sono voluti mancare i vertici dell’OMCeO lagunare – Pietro Valenti a rappresentare il presidente CAO Giuliano Nicolin, assente giustificato, a Roma per l’assemblea nazionale Enpam, e Ornella Mancin, presidente della Fondazione Ars Medica – quelli nazionali, Raffaele Iandolo, tesoriere della FNOMCeO, e Sandro Sansevero, segretario della Commissione nazionale Albo Odontoiatri, e le autorità locali: in sala e sul palco per qualche parola di saluto Simone Venturini, assessore comunale alla Coesione sociale, Loredana Sandonà, direttore dell’Ospedale civile di Venezia, in rappresentanza del direttore generale Giuseppe Dal Ben, il prefetto Domenico Cuttaia, monsignor Antonio Meneguolo, arcidiacono della Basilica di San Marco, a portare i saluti del patriarca Francesco Moraglia, e Aldechi d’Ippolito, procuratore aggiunto della Repubblica di Venezia, grande amico dell’ordine.
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Il discorso del presidente Leoni. Una giornata di ringraziamento e benvenuto, come dice il presidente nel suo discorso, che ha voluto tracciare un legame saldo tra le generazioni dei professionisti: i giovani medici e odontoiatri neoabilitati, infatti, sono stati chiamati sul palco a leggere il curriculum dei 18 colleghi più anziani premiati per aver raggiunto un grande traguardo, i 50 anni di laurea.
«La presenza dei colleghi giovani e di quelli più anziani – spiega Leoni – ha il significato del passaggio di testimone tra passato e futuro della nostra professione che chiede nella pratica fedeltà a due discipline: la scienza e l’etica». Il presidente prosegue spiegando che medicina e odontoiatria pur avendo ormai corsi di laurea separati, sono unite dallo stesso ordine e dallo stesso giuramento: un giuramento che è l’asse portante della professione e un codice deontologico che è la carta costituzionale a cui entrambe le discipline devono fare riferimento.
Leoni allarga poi il ragionamento alla sanità pubblica, lanciando un allarme più volte ripetuto dai medici negli ultimi anni. «Nel nostro mandato – dice – c’è l’impegno ad agire per garantire a tutti cure di qualità e accessibili, indipendentemente dallo stato sociale e dalla condizione economica. Il sistema sanitario nazionale, consegnatoci da chi ci ha preceduto, è uno dei migliori del mondo, garantisce cure a tutti. Ma questa conquista di civiltà rischia di non sopravvivere: crescendo meno del Pil, la spesa sanitaria non sarà in grado nel prossimo triennio di coprire l’aumento dei prezzi, ma soprattutto calerà il finanziamento al sistema sanitario nazionale. Questa è una soglia di allarme».
Sì perché è la stessa OMS a dire che così i sistemi sanitari nazionali entrano in crisi e l’aspettativa di vita comincia a calare. Altro rischio: lo sviluppo parallelo di una sanità privata, con un accesso privilegiato solo a chi ha capacità economica.
Compito della politica, allora, è «garantire a tutti le pari opportunità – prosegue Leoni – davanti alla malattia, cure adeguate ma soprattutto accessibili. Pari opportunità che sono state finora nel paese un elemento di coesione sociale. Chiediamo, dunque, che il concetto di appropriatezza, che ci impegniamo ad applicare, sia esteso anche alla politica e chiediamo a Roma lo stop al definanziamento della sanità».
Poi si rivolge ai festeggiati. «Ringraziamo i colleghi – dice – che compiono 50 anni di professione per l’eredità che ci hanno lasciato e per quanto hanno fatto, concorrendo a rendere grande la sanità veneziana».
Parlando dei nuovi medici e odontoiatri che prenderanno il loro posto, invece, dice che una parte di loro, le stime dicono il 15%, migrerà all’estero – «in cerca di quelle soddisfazioni professionali che il nostro sistema non riesce più a garantire» – e che lo stesso numero di professionisti stranieri entrerà in Italia. Il sistema didattico, insomma, sforna ogni anno 10mila medici, ma poi se ne utilizza solo la metà perché l’accesso alle scuole di specializzazione è limitato. Storture – questa e altre: l’alto tasso di studenti italiani che si iscrivono a università europee senza numero programmato, chi entra in sovranumero per sentenza e non per merito, le retribuzioni e i turn over bloccati, i carichi di lavoro aumentati e il rischio di conflittualità e contenziosi – a cui bisognerà prima o poi porre rimedio.
Ai nuovi medici e odontoiatri dice: «Molti di voi hanno scelto questo mestiere per mettersi al servizio degli altri. Mi auguro che questa motivazione resti anche in futuro. Voi dovete sempre vedere nel paziente una persona che ha bisogno delle vostre cure. Sono cambiate tante cose, la conoscenza e gli strumenti di cura, ma non è cambiata la norma che ci vuole abili non solo sul piano scientifico, ma anche e soprattutto su quello umano e della comunicazione. Questa è la chiave per instaurare quel rapporto di fiducia che è la base di ogni buona cura. Questi colleghi vi passano il testimone: raccoglietelo e portatelo con orgoglio».
Tre i padroni a cui i giovani camici bianchi dovranno sempre rendere conto: il paziente, rispettandone la dignità, la scienza, servendola sempre umili, leali e perseveranti, senza farsi deviare dai falsi profeti o dai facili guadagni, e il bilancio, usando le risorse in modo appropriato.
«Sarà un buon medico – conclude Giovanni Leoni, ringraziando le famiglie dei ragazzi per i sacrifici fatti nel loro percorso di studi, e ricordando le vittime del terremoto del Centro Italia – chi saprà seguire meglio questi tre padroni. Ricordate sempre che non esiste la malattia, esiste l’uomo malato. La nostra missione non è guarire, ma curare. Il compito che sarete chiamati a svolgere sarà pieno di soddisfazioni, ma talvolta anche difficile e gravoso. Non dovete mai sentirvi soli: l’Ordine sarà sempre al vostro fianco».
Gli altri ospiti. Un concetto, quello dell’Ordine come una grande famiglia accogliente, sottolineato anche dagli altri ospiti saliti sul palco. «L’Ordine – dice Pietro Valenti, componente della CAO veneziana, parlando dei grandi cambiamenti avvenuti nella professione odontoiatrica – è una casa comune. Dobbiamo unire le nostre intelligenze e le nostre passioni per affrontare le criticità. Serve l’aiuto di tutti i colleghi, in particolare dei giovani. La salute diventa sempre più una merce: molte strutture sono ormai aziende dove conta solo il profitto. Si sgretola il rapporto stretto tra medico e paziente. Dobbiamo resistere alle derive commerciali e difendere il valore supremo della salute».
«I giovani oggi – sottolinea Ornella Mancin, presidente della Fondazione Ars Medica presentando le attività dell’ente – si impegnano a rispettare la vita e la dignità del malato e a lavorare con autonomia di giudizio e responsabilità. La professione medica sta vivendo un periodo particolarmente difficile: ci sono tanti problemi, la burocrazia soffocante, la responsabilità civile e professionale, l’autonomia… Ma noi oggi siamo qui soprattutto per dirvi che il lavoro del medico è comunque un bellissimo lavoro. La Fondazione aiuta l’Ordine a organizzare gli eventi culturali e scientifici: mi piacerebbe diventasse la casa culturale di tutti. Se avete idee da proporre o il desiderio di dedicare del tempo alla Fondazione, noi siamo qui. Ai giovani voglio dire: cercate di sentire l’Ordine come qualcosa di molto vicino a voi, è fatto di persone che vi possono accompagnare nel vostro percorso professionale. Abbiamo bisogno di sentirci uniti».
Riconoscimenti di stima al lavoro dell’Ordine arrivano poi dalle autorità cittadini. Tre, ad esempio, i ringraziamenti che l’assessore Simone Venturini ha voluto fare all’OMCeO: per la giornata «che – dice – non è autocelebrativa, ma dimostra come l’Ordine di Venezia non sia solo un ente formale, ma una grande famiglia», per il lavoro di collaborazione svolto insieme alle istituzioni e per l’ammonimento continuo che l’Ordine fa alle stesse istituzioni locali, chiamate spesso a difendere la sanità, intesa come posti letto. «L’Ordine invece – sottolinea – è riuscito a farci capire che la sanità non è il mattone, è il contenuto, è il servizio. È più importante difendere la qualità e la serenità del medico o dell’odontoiatra che la struttura in sé».
«I rappresentanti istituzionali – spiega a sua volta il prefetto Domenico Cuttaia – devono essere presenti, ascoltare, condividere le problematiche, trovare soluzioni. Questa è un’occasione di incontro. Il prefetto è molto vicino alle problematiche dei medici: la loro responsabilità si è molto estesa e ci sono distorsioni negative. Da qui la medicina difensiva: il medico si sente più un burocrate che un clinico. Ma io ho una visione ottimistica, bisogna essere fiduciosi. Il Parlamento si è fatto carico di questa eccessiva responsabilità del medico e sta lavorando».
Due i concetti fondamentali sottolineati per i giovani colleghi da Loredana Sandonà, direttore dell’Ospedale civile. «Fierezza – dice ripercorrendo i propri inizi – e umiltà. La fierezza non è la superiorità, è l’intima soddisfazione, il senso di responsabilità, quello che ci fa dire: sono felice e orgoglioso di fare questo lavoro. L’umiltà, invece, è essere vicini alle persone che hanno bisogno, una scelta di servizio, di vicinanza nei confronti di chi soffre. Nella nostra azienda sanitaria questo concetto si traduce in iniziative per migliorare l’accoglienza».
«L’umiltà – sottolinea a sua volta il procuratore aggiunto Adelchi d’Ippolito, molto vicino all’Ordine e alla professione medica – è un valore assoluto. Il rapporto medico-paziente è delicato e produttivo di effetti positivi: un momento di dolcezza, di vicinanza, di comprensione nei confronti di un malato, certe volte vale molto di più di mille medicine. Un momento di solidarietà e di affetto nei confronti del paziente è importante».
Un excursus di come la Federazione nazionale impiega le risorse che arrivano dai medici e dagli odontoiatri – con, ad esempio, l’accesso gratuito per i professionisti alla banca dati EBSCO o l’acquisto della nuova sede nazionale o l’aiuto ai colleghi colpiti dal terremoto – e un invito a suggerire idee arriva poi da Raffaele Iandolo, tesoriere della FNOMCeO, a Venezia a rappresentare la presidente Roberta Chersevani.
Sandro Sanvenero, segretario della CAO nazionale, lancia invece un appello a non diventare mai venditori, ma a rimanere sempre medici. Riprendendo il ragionamento del presidente Leoni dice con amarezza: «In Italia purtroppo c’è una tendenza drammatica: per ogni giovane medico che si forma qui e poi va all’estero, dal punto di vista del bilancio dello stato si perdono circa 350mila euro, oltre al costo sostenute dalle famiglie. Un dato terribile, una perdita per la collettività: si perde un investimento collettivo italiano e viene a mancare il contributo di medici e odontoiatri promettenti al tessuto sociale ed economico del Paese. La nostra professione è gratificante e affascinante: dovete farla con orgoglio coraggio e schiena dritta».
Una giornata di festa, allietata anche da momenti culturali: gli interventi musicali di un duo al femminile, Aniko Kazanskaia al flauto ed Eugenia Vilkova al pianoforte, e la lettura di alcuni brani di due testi: il divertente libro Mali e Remèdi di Maurizio Bastianetto presentato da Carlo Capri e Sandro Scutari e le riflessioni suggerite dal brano Notte dal blog Nessuno Dice Libera di Paola Sguazzini, presentato da Maria Grazia Ardizzone.
Tante parole, insomma, tanti consigli, ammonimenti, incoraggiamenti, appelli. Vissuti da chi a questa professione ha dato tutto per 50 anni e lanciati a chi si affaccia a questo mestiere. Per tramandare passione, impegno e sacrificio, indispensabili per un lavoro meraviglioso.
Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO di Venezia
Segreteria OMCeO Ve
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