La consulenza etica migliora la relazione tra medico e paziente

Il tema è di quelli davvero complessi e delicati: il fine vita, le questioni etiche con cui medico e pazienti possono ritrovarsi a fare i conti, magari entrando in conflitto. Gli strumenti a disposizione per allentare le tensioni, per trovare un terreno comune di confronto e arrivare a una decisione consapevole e condivisa, sempre orientata al bene del paziente. E poi la concretezza, i casi difficili da affrontare nella pratica clinica quotidiana. Perché la bioetica non è solo scontro tra posizioni ideologiche.
Di tutto questo si parlerà al convegno Scelte difficili nel fine vita: una sfida etica nella pratica clinica, in programma il 28 novembre a Chioggia e promosso dall'Ordine dei Medici di Venezia e dal suo braccio operativo, la Fondazione Ars Medica, in collaborazione con il comune di Chioggia e le 4 aziende sanitarie del territorio, l'Ulss 10, l'Ulss 12, l'Ulss 13 e l'Ulss 14.
Della segreteria scientifica, con la dottoressa Ornella Mancin e il dottor Luca Brabacane, fa parte anche la dottoressa Giovanna Zanini, bioeticista dell’Ulss 12 e dell’Ulss 13 e presidente dei Comitati Etici per la Pratica Clinica delle stesse.

Dottoressa Zanini, quale sarà il suo contributo a questo convegno?
Presenterò e spiegherò in particolare cosa sia un Comitato Etico per la Pratica Clinica e soprattutto cosa sia la consulenza etica, nuovi strumenti per il medico per affrontare le questioni difficili che emergono nella quotidiana pratica clinico-assistenziale.

Qual è il ruolo che può svolgere il Comitato Etico per la Pratica Clinica?
Il Comitato Etico per la Pratica Clinica fornisce pareri orientativi, non vincolanti, su casi clinici particolarmente complessi, ma non solo. Nasce come nuovo strumento per rispondere alle questioni etiche. Nel 2004, la Regione Veneto, unica in Italia, ha dato indicazione a tutte le aziende di istituire i propri comitati etici per la pratica clinica. Ad oggi, a seguito anche delle Delibera n. 983 del 2014 che indica anche agli IRCSS l’istituzione di questa tipologia di comitato, i comitati etici per la pratica clinica in Veneto sono 24.
Oltre all’attività di consulenza etica, ad essi viene riconosciuta l’attività di formazione ad operatori della sanità e la sensibilizzazione alla cittadinanza, l'elaborazione di linee di indirizzo su temi di carattere etico, e, per le aziende, un contributo sull’allocazione delle risorse.

Quali sono gli ambiti in cui il comitato etico dà i suoi pareri?
Rispondiamo a casi clinici complessi in cui, ad esempio, le preferenze del paziente non coincidono con le indicazioni cliniche. Un altro problema può riguardare la definizione di accanimento terapeutico, cioè: quando un determinato trattamento diventa accanimento? Ci siamo espressi, però, anche su linee di indirizzo etiche per trovare percorsi condivisi tra operatori della stessa azienda.
All'Ulss 12, ad esempio, sugli interventi di circoncisione per motivi religiosi, sul tema dell'accanimento diagnostico, sulla sterilizzazione tubarica volontaria e sui Testimoni di Geova. All'Ulss 13, invece, abbiamo elaborato linee di indirizzo etiche sulla contraccezione d'emergenza, sull'informazione e il consenso all'atto medico, sulla vasectomia per motivi contraccettivi, e ancora sui Testimoni di Geova, in particolare sul rifiuto di trasfusioni di sangue.

I pareri, però, mi diceva, non sono vincolanti.
Si è discusso a livello nazionale sul fatto di riconoscere o meno un potere vincolante a questi comitati. Per la pratica clinica si è pensato che riconoscere un valore vincolante a un parere espresso dal comitato etico per la pratica clinica significasse deresponsabilizzare chi è chiamato a prendere una decisione, sia esso medico, paziente o familiare. Non avere valore vincolante, però, non equivale a essere poco importante o a dare scarso supporto, anche perché all'interno del comitato ci sono figure di aree diverse: il profilo medico, quello giuridico, quello bioetico.

Chi si può rivolgere al comitato etico?
Al comitato si possono rivolgere sia gli operatori sanitari, sia i familiari o i pazienti e qualunque cittadino abbia una richiesta a carattere etico. Può arrivare la richiesta viene fatta su un caso clinico specifico, ma ci può essere richiesta anche l’elaborazione di una linea di indirizzo etica con la condivisione all'interno di un reparto, che chiede supporto al Comitato. Questo è il primo convegno che viene fatto coordinando tutti i comitati etici per la pratica clinica della provincia di Venezia.

Quanto è conosciuta la possibilità di rivolgersi al comitato etico per un parere?
Dal 2004 sono stati attivati diversi momenti di formazione organizzati dagli stessi Comitati, perciò molti operatori oggi ne sono a conoscenza. Però c’è ancora molto da fare. Infatti il cittadino lo conosce poco, ancora molto poco. Fino alla delibera dell'estate scorsa non si indicava ad esempio come funzione del comitato la possibilità di organizzare eventi di sensibilizzazione alla cittadinanza. Ora, invece, sì. Si sa, magari, che esiste il comitato etico, però non si sa bene che funzioni abbia.

Quali sono i vantaggi che può portare la consulenza etica?
La consulenza etica deve essere vista come una consulenza pari alle altre, con le specificità che le sono proprie quali per esempio un approccio multidisciplinare. Il medico può anche suggerire al paziente o ai familiari di rivolgersi al comitato. È fondamentale la condivisione delle scelte.
La riflessione etica, poi, secondo alcuni studi americani, prevenendo e risolvendo i conflitti etici, incide anche nella prevenzione dei conflitti legali, in particolare attraverso il miglioramento della comunicazione e la condivisione tra gli operatori o con il paziente e i familiari. Inoltre incide positivamente anche sui costi che si abbassano perché il parere etico aiuta a far sì che non vengano, ad esempio, attivate forme di accanimento terapeutico o vengano sospesi interventi sproporzionati.
I medici che hanno fatto ricorso alla consulenza etica ci dicono che ha dato loro serenità, proprio nel confronto e nella condivisione. I familiari, invece, ci dicono di aver riacquistato più fiducia. C'è, dunque, un miglioramento complessivo della relazione medico-paziente: la consulenza etica aiuta a trovare una giustificazione razionale delle scelte.

Dottoressa Giovanna Zanini, presidente del Comitato Etico per la Pratica Clinica delle Ulss 12 e 13
Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO di Venezia

In allegato la locandina del convegno e programma con indicazioni stradali.

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