La sanità del futuro? Medico e paziente al centro. Non solo l'economia

Qual è il futuro della sanità in Italia? E quale il ruolo del medico all'interno di questo futuro? Un'analisi dettagliata è stata condotta sabato 6 giugno nella Sala San Domenico dell'Ospedale Civile di Venezia dove dall'ordine veneziano è stato organizzato il convegno Le realtà prospettiche in sanità, sotto la direzione scientifica del dottor Giovanni Leoni e del dottor Gabriele Gasparini. Ospiti d'eccezione i vertici della Federazione nazionale dei medici (FNOMCeO): la presidente Roberta Chersevani e il suo vice Maurizio Scassola. Da lei poche parole – un saluto all'inizio – e tanta attenzione ai vari interventi che si alternavano al microfono.
Una realtà medica che è stata scandagliata in ogni suo aspetto: dall'offerta sanitaria regionale con Domenico Mantoan, segretario generale della sanità in Veneto, alle istanze dei sindacati, presenti Riccardo Cassi presidente del Cimo, Corrado Bibbolino segretario del sindacato nazionale area radiologica, e Pio Attanasi segretario del settore convenzioni del SUMAI. E poi ancora la formazione universitaria con Paolo Simoni, docente all'ateneo padovano e lì anche presidente dell'ordine locale dei medici, gli aspetti legali con il procuratore aggiunto della Repubblica Adelchi d'Ippolito, il medico del territorio e le responsabilità nel ritardo diagnostico con Angelo Frascati (FIMMG di Chioggia) e Silvano Zancaner dell'Ulss 12 Veneziana.
A tenere banco, però, in molti degli interventi, un conflitto che non pare sanarsi per riscrivere le regole della professione, un tavolo – quello tra Governo e Regioni – da cui i professionisti sono stati inspiegabilmente esclusi e a cui ora rivendicano la necessità di sedersi.

L'intervento di Maurizio Scassola. “La professione medica – spiega in apertura il dottor Scassola – sta diventando un'attività organizzativa sempre più complessa. Uno sviluppo organizzativo accelerato al massimo negli ultimi anni che scatena una serie di conseguenze a catena: basta pensare al tema della responsabilità non solo del medico, ma di tutte le professioni sanitarie. Un atteggiamento lamentoso e passivo, come quello di tanti colleghi, non porta assolutamente a nulla. Porta solo un ulteriore isolamento che non è produttivo per nessuno”.
I medici hanno dei doveri nei confronti del sistema e devono avere l'orgoglio di appartenervi perché gli standard di qualità sono elevatissimi rispetto al resto del mondo. Una realtà di cui gli stessi medici sono spesso inconsapevoli e di cui spesso vedono solo i lati negativi. “La categoria medica, dunque – prosegue Scassola – deve fare un salto paradigmatico in questo senso, essere proattiva, propositiva soprattutto nei confronti della politica. Dobbiamo essere attori, interlocutori autorevoli”.
Il medico, insomma, deve riconquistare un proprio ruolo avendo una visione ampia delle cose, un'ottica allargata. “Realtà prospettiche – aggiunge – significa le cose che cambiano a seconda della posizione che assumi, del filtro interpretativo che attui. La visione d'insieme è la visione delle équipes multiprofessionali. Una consapevolezza tutto sommato consolidata per i colleghi ospedalieri, ma quasi sconosciuta agli altri”.

Il saluto della presidente Chersevani. “C'è una sensazione di sgomento – dice riferendosi all'immagine scelta come emblema del convegno – a guardare queste frecce. Ma indicano la complessità in cui viviamo. Il programma di questo convegno è legato da un fil rouge che mette insieme tutte le nostre problematiche, tutti gli ambiti in cui cerchiamo di muoverci, salvaguardando la nostra professionalità, salvaguardando il nostro paziente, la sua sicurezza, la sua salute, salvaguardando il sistema che non può rischiare di diventare insostenibile”.
Una mattinata per capire che l'appropriatezza non è solo economia. “Quando ce la impongono – prosegue la presidente – non si rendono conto del rapporto che stiamo vivendo con il nostro paziente perché l'appropriatezza nasce in quel momento, in quel contesto. Significa fare la cosa giusta, alla persona giusta, nel momento giusto”.
Il disagio che vive il medico non è solo di tipo economico. “È soprattutto – dice – il disagio nel mantenere a un livello altissimo il rapporto con il nostro paziente, che si manifesta quando dobbiamo decidere se dare più peso al nostro paziente o alla problematica economica”.

La sinergia tra azienda sanitaria e medici. A sottolineare l'importanza delle risorse umane, la sintonia con l'ordine e la fattiva collaborazione tra i medici e l'Ulss 12 Veneziana il direttore generale Giuseppe Dal Ben, moderatore del dibattito con Maurizio Scassola. “Il convegno – spiega – vuole sollevarci un po' dal nostro lavoro quotidiano per capire in che scenari ci stiamo muovendo sia come singoli professionisti, sia come struttura sanitaria. La sostenibilità economica del sistema sanitario nazionale, che deve restare universale, accessibile e solidale, è la questione”.
Tra i problemi da affrontare: la riorganizzazione dei servizi, i percorsi diagnostico-terapeutici, la medicina territoriale, l'innovazione tecnologica, l'integrazione socio-sanitaria del territorio. “Ma – prosegue Dal Ben – al centro di tutto ci sta il professionista. Noi dobbiamo lavorare insieme per mantenere un sistema sanitario pubblico che è una perla, che va conservato come un tesoro. Un'alleanza forte tra cittadini, professionisti e istituzioni può darci una prospettiva. I tempi di stare ognuno nel proprio orticello non sono sono più attuali”.

Sul tappeto. Tante, dunque, le questioni sul tappeto. A partire dalla condizione ibrida del medico che deve ragionare come un manager perché fa parte di un'azienda, trasformazione che si è resa necessaria per rendere più efficiente il sistema. Ma un'azienda che non fa profitto. O ancora la prospettiva di un default del sistema causata dall'aumento delle cronicità, dagli innumerevoli tagli, dal blocco del turn over e dagli scarsi investimenti.
O lo sbilanciamento delle responsabilità con la medicina difensiva che, per forza, produce inappropriatezza: ciò che i medici non fanno perché potrebbero avere ripercussioni giudiziarie. Di fronte a una decisione clinica i medici devono giustificare una scelta: ma quella scelta deve essere contemporaneamente legittima, legale, rispondere ai criteri etici e deontologici e opportuna nel contesto clinico. Aspetti che non devono divaricarsi: una scelta opportuna e morale deve essere anche legale.
O ancora – lo si diceva all'inizio – l'esclusione dei professionisti dai tavoli di concertazione, dalla stesura,ad esempio, del documento sugli standard ospedalieri. “Ho qualche perplessità – spiega – Antonio Amato, presidente nazionale della Società italiana di chirurgia colo rettale – che il tavolo Governo-Regioni senza i medici riesca a valutare nel modo giusto gli indicatori”.
“Vorremmo essere presenti ai tavoli giusti – aggiunge Scassola – finora invece non siamo stati coinvolti. I documenti vanno scritti insieme: ci sono percorsi e definizioni su cui non siamo d'accordo. Le professioni sanitarie, tutte, devono avere una loro autonomia, ma anche una loro responsabilizzazione”.
Nell'immediato futuro, nelle intenzioni almeno della Regione Veneto, la medicina di gruppo integrata: un gruppo di medici, 10-12-15, che si prende a carico una comunità con l'istituzione che fornisce la tecnologia, gli infermieri e il personale amministrativo. Un sistema che funziona, però, se c'è integrazione multiprofessionale tra i medici di medica generale, gli infermieri, appunto, e gli specialisti.

Chiara Semenzato
Giornalista - Collaboratrice Omceo Venezia

Segreteria OMCeO Ve
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