Nuovi farmaci anticoagulanti: vantaggi e criticità in un convegno

Fare il punto sui nuovi farmaci antitrombotici, a due anni dalla loro commercializzazione, e capire se ci sono o meno criticità. Questo l'obiettivo del convegno Gestione della terapia antitrombotica alla luce delle nuove molecole disponibili (T.A.O. 2.0) organizzato per sabato 24 ottobre 2015 dall'Ordine veneziano dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri nella Sala Conferenze “A. Barbiero” della Fondazione Banca Santo Stefano, in Piazza Vittoria 11, a Martellago. Un punto della situazione indispensabile, secondo la curatrice dell'evento, la dottoressa Emanuela Blundetto.

Come nasce l'idea di questo convegno?
Questi nuovi farmaci, apparsi sul mercato poco più di due anni fa ed etichettati come i Nuovi Anticoagulanti Orali (NAO), hanno provocato una vera svolta nella vita di una gran quantità di pazienti costretti ad assumere farmaci antitrombotici per sopperire a problemi, ad esempio, di fibrillazione atriale, di aritmie persistenti o di trombosi venosa profonda.
Tutti pazienti curati con un unico farmaco che ha più di 50 anni e che li costringe a fare un prelievo cadenzato perché non c'è una dose fissa per ogni paziente. Le nuove molecole offrono nuove possibilità perché questi farmaci hanno un dosaggio più standard, non devono essere adattati nella posologia persona per persona.

Quali sono, oltre a questo, gli altri vantaggi di questi nuovi farmaci?
Ce ne sono due molto importanti. Il primo: non hanno alterazioni con alcuni tipi di alimenti che, invece, erano di fatto banditi dalle tavole per i pazienti trattati con il Coumadin. Essendo un inibitore della vitamina K, che si trova in molte verdure – come ad esempio, gli spinaci o l'insalata a foglia larga – questi alimenti prima non potevano essere assunti durante la terapia, che spesso dura tutta la vita. Con i nuovi anticoagulanti cade questo limite.
Il secondo vantaggio è che hanno un ridotto numero di interazioni con altri farmaci: le molecole che non si possono assumere contemporaneamente si contano sulle dita di una mano, sono farmaci molto specifici. Mentre con il Coumadin tantissimi medicinali avevano interazioni. Migliora anche la qualità di vita dei pazienti, non più costretti ai continui prelievi.

Ma se ci sono tutti questi vantaggi, perché i NAO sono ancora poco diffusi?
Perché al momento costano ancora troppo e possono essere prescritti solo da alcuni specialisti. Una scatola di Coumadin, con 30 compresse, costa 2 euro. Anche considerando i costi dei prelievi, comunque bassi, non si arriva ai 70 euro a scatola di questi nuovi anticoagulanti. La prescrizione, dicevo, spetta agli specialisti, ma, a cascata, anche noi abbiamo cominciato a farci una certa esperienza, sappiamo un po' meglio come muoverci e cosa aspettarci.

Quanti pazienti potrebbe interessare la nuova terapia?
Per fare un esempio pratico, io ho circa 1.300 pazienti, di cui circa 80 trattati con gli anticoagulanti per varie patologie. Alcuni, quelli ad esempio che hanno valvole cardiache, non potrebbero assume i nuovi farmaci. Per altri, quelli che stanno bene con il Coumadin e non hanno problemi a fare i prelievi, non sono necessari. Diciamo che il 5% delle persone in cura da ogni medico ha bisogno di queste terapie e una parte di loro potrebbe assumere i nuovi farmaci.

Perché parlarne a distanza di due anni?
Perché adesso possiamo fare il punto della situazione. Possiamo presentare le molecole – usi, indicazioni, posologia, avvertenze – ma anche scoprire se ci sono criticità ancora da chiarire o opportunità di cui non ci siamo finora resi conto.

Sul fronte pratico: di cosa si parlerà a questo convegno e a chi è rivolto?
Cercheremo di parlare di tutte quelle professionalità – penso ai medici di medicina generale, agli specialisti, agli ambulatoriali o agli ospedalieri – che possono avere interesse all'uso di questi farmaci o che si trovino a contatto con essi. I chirurghi, ad esempio, che si possono trovare a operare d'urgenza un paziente che li assume. O anche i dentisti che, talvolta, fanno piccoli interventi chirurgici a pazienti che assumono terapie di cui non sono a conoscenza.

Per chiudere: ci sono controindicazioni all'uso di questi nuovi farmaci?
Il non dover fare più i prelievi è un vantaggio per i pazienti. Può non esserlo, però, per il medico: con il Coumadin quando trovavo un valore molto basso, potevo aggiustare la terapia, ma anche capire se e come il paziente la seguisse. Questo non è possibile con i nuovi farmaci, con cui non è possibile monitorare l'azione anticoagulante. Quindi mi devo fidare: diventa essenziale il rapporto di fiducia medico – paziente, quanto io riesca a fargli capire l'importanza di questa terapia per la sua salute.

Dottoressa Emanuela Blundetto, consigliere OMCeO di Venezia
Chiara Semenzato, collaboratrice OMCeO di Venezia.

In allegato il programma dettagliato del convegno.

 

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Segreteria OMCeO Ve
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