Patologie ORL: sinergia ospedale-territorio in un’ottica di prevenzione

Consolidare l’integrazione tra ospedale e territorio nell’ottica fondamentale della prevenzione. È questo uno degli obiettivi del corso di aggiornamento dedicato alla chirurgia ORL organizzato dall’OMCeO veneziano nella sede mestrina dell’Ordine per giovedì 10 maggio 2018, a partire dalle ore 20.
Una serata di approfondimento – messa a punto da Roberto Spinato, coordinatore della Rete Integrata ORL/Maxillo Facciale dell’Ulss 3 Serenissima, con il prezioso contributo di Doriano Politi, direttore dell’Unità Operativa ORL, e di Michele Franzinelli, direttore della Chirurgia Maxillo-Facciale e Odontostomatologia sempre dell’azienda sanitaria veneziana – per illustrare, da un lato, le più recenti innovazioni riguardanti la tecnica chirurgica della loggia tiroidea e del mediastino superiore, dall’altro le lesioni neoplastiche del cavo orale, sintomi e forme che devono far sorgere qualche sospetto ai medici di famiglia o agli odontoiatri.
«Il corso – spiega il professor Spinato – è rivolto soprattutto ai medici di medicina generale, con cui è importante per l’ospedale avere la massima collaborazione perché sono loro in prima battuta a vedere il paziente e, nel caso di sospetta patologia, a inviarcelo. Il primo filtro lo fanno i medici di base: è indispensabile per stare al passo con i tempi un’integrazione con la medicina del territorio. Ma, grazie alla presenza del dottor Politi e del dottor Franzinelli l’aggiornamento potrà essere utile anche agli ospedalieri, agli specialisti del maxillo-facciale e agli otorini».

A cosa in particolare devono stare attenti i medici di medicina generale? Cosa deve far sorgere qualche dubbio?
«Per i tumori del cavo orale sono tutte quelle forme, quelle escrescenze o ulcerazioni, che non guariscono in una ventina di giorni, in particolare nei soggetti a rischio: i fumatori, ad esempio, o chi ha particolari condizioni igienico-sanitarie, molto compromesse, del cavo orale, o ancora persone normalissimo che abbiano per qualche motivo una neoformazione che non guarisce nel giro di 3 o 4 settimane. Questi sono tutti pazienti che devono essere inviati allo specialista. La serata sarà improntata alla praticità: faremo vedere come si fa, spiegheremo le possibili complicanze e come gestire il paziente, ma daremo anche ampio spazio al dibattito».

Sono molto frequenti i casi di tumore del cavo orale?
«Le patologie legate a queste neoplasie sono leggermente in aumento: i tumori di nostra competenza, che comprendono l’orofaringe, la laringe e il cavo orale, sono, a livello mondiale, il 15% di tutti i tumori. In Italia ci sono 12/14mila casi nuovi all’anno, 4/5mila per il cavo orale. Gli uomini sono più esposti delle donne, ma negli ultimi anni c’è stato un aumento anche per il genere femminile. Sono legati ad abitudini voluttuarie, come fumo ed alcol».

Sono tumori che, se presi in tempo, si possono curare?
«Certo. Queste neoplasie, se sono prese in tempo, in fase iniziale, hanno una sopravvivenza molto alta, l’80-90%. La neoplasia del cavo orale è anche abbastanza facile da vedere: si apre la bocca e ci si guarda allo specchio. Ma il problema è che il 60-70% dei pazienti arriva alla nostra osservazione in fase già avanzata di malattia, con una prognosi del 30-40% di guarigione perché sono malattie di difficile trattamento. Purtroppo i pazienti per paura o per pigrizia nascondo la loro condizione. Dobbiamo poi sottolineare che in Italia l’incidenza di queste neoplasie è intorno al 9-10% su 100mila abitanti, ma nel Nord Est è 3-4 volte superiore a causa proprio delle abitudini voluttuarie, soprattutto l’associazione fumo-alcol».

La prima parte della serata, invece, sarà dedicata alla tecnica chirurgica della loggia tiroidea...
«Sì, sarà dedicata alle patologie sia benigne sia maligne del nodulo tiroideo: partiremo dall’anatomia perché la chirurgia della tiroide è abbastanza impegnativa per poi passare alle tecniche chirurgiche vere e proprie. Daremo indicazioni precise sulle operazioni di queste patologie che, nella maggior parte dei casi, sono benigne, ma talvolta non curabili con i farmaci. C’è uno studio degli americani che dice nel 2000 i nuovi casi di carcinoma differenziato della tiroide erano 18mila nel mondo. Nel 2011, 10 anni dopo, ne hanno trovati 48mila. C’è un maggior controllo ecografico: si trovano noduli molto piccoli, la maggior parte inferiore ai 2 centimetri e la qualità di vita migliora».

Quindi fondamentale resta la prevenzione…
«Le persone non devono spaventarsi: la maggior parte delle neoplasie legate alla tiroide sono benigne, danno una buonissima prognosi. Sono carcinomi papillari o follicolari che nell’80-90% dei casi guariscono con la chirurgia, quelle altamente maligne sono rare. Su questo fronte i medici di famiglia possono darci una grande mano: sono già molto attenti sul nodo tiroideo, c’è già un percorso con loro e sanno come muoversi. Ma i pazienti continuano ad arrivare in fase avanzata di malattia: bisogna convincerli a farsi visitare, ad abbandonare una paura immotivata».

Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Provincia di Venezia

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