Resistenza agli antibiotici, una partita da vincere

Lo aveva detto chiaro e tondo già lo scorso ottobre, nel secondo dei corsi di aggiornamento organizzati dall’OMCeO veneziano insieme ai colleghi veterinari, dedicato alle malattie trasmissibili dagli alimenti di origine animale all’uomo. «Siamo quasi arrivati – aveva spiegato allora il microbiologo Stefano Grandesso, dirigente medico dell’UOC Laboratorio Analisi chimico-cliniche e Microbiologia dell’Ospedale dell’Angelo – all’era dei batteri non più trattabili. L'Italia è il secondo consumatore in Europa di antibiotici a livello umano, il primo a livello animale. Siamo in una situazione di grave allarme sul fronte della resistenza batterica agli antibiotici».
Ecco, allora, l’idea di organizzare un incontro di aggiornamento ad hoc dedicato proprio a questo tema, che coinvolge medici e veterinari (già esauriti i 65 posti disponibili, 3 i crediti ECM che saranno assegnati). Uomini, animali e antibiotici: un triangolo pericoloso è in programma giovedì 9 marzo nella sala convegni Caterina Boscolo, nella sede mestrina dell’OMCeO: servirà a dare un quadro aggiornato della situazione, chiarire come il fenomeno dell’antibiotico resistenza sia ormai un problema di sanità pubblica e a gettare le fondamenta per nuove possibili sinergie future tra professionisti.
Sul fronte veterinario sarà il professor Giovanni Re, ordinario di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria all’Università di Torino, a chiarire come combattere il fenomeno in un’ottica One Health, cioè di collaborazione e comunicazione tra diverse discipline attraverso un approccio integrato. Parte medica affidata, invece, proprio al dottor Grandesso.

Dottor Grandesso, quali sono i confini del problema?
Il problema di fondo è che l’uso degli antibiotici comporta necessariamente l’insorgenza di resistenza agli stessi. Un problema mutevole nel tempo: per la mia relazione ho scelto un titolo provocatorio – Una sfida che dura da 75 anni… Cambia la scena, cambierà anche il finale? – perché è un po’ come una partita di calcio, con un primo e un secondo tempo.
C’è stato un periodo, fino a circa il 2000 – 2005, in cui il problema delle resistenze era legato soprattutto ai gram-positivi, stafilococchi, enterococchi, con resistenze crescenti nei confronti delle maggiori classi di antibiotici. Farò vedere, però, come il fenomeno della deriva delle minime concentrazioni inibenti non sia più attuale. Si può dire che questo primo tempo della partita tra antibiotici e uomo lo vince l’uomo.

E il secondo tempo?
Negli ultimi anni il problema è scivolato verso i batteri gram-negativi: anche i pochi antibiotici più recenti immessi in commercio si sono dimostrati insufficienti nella terapia delle infezioni sostenute da questi microorganismi, terapia che comporta anche l’uso di 4-5 antibiotici contemporaneamente.
Di recente, ad esempio, i Centers for Disease Control, il maggiore organismo di sorveglianza delle infezioni a livello mondiale, hanno evidenziato il caso di una paziente deceduta in America ai primi di settembre 2016 che aveva un germe resistente a 26 tipi di antibiotici e intermedio a 1. Un germe che aveva acquisito durante un ricovero in ospedale in India. Ma con il giro del turismo, con le persone che viaggiano in paesi in cui questi germi albergano naturalmente, è possibile che arrivino vicini a noi.

Qual è la situazione nel nostro territorio?
Al convegno porterò la casistica su Mestre con dati aggiornati al 2015, appena pubblicati. Qui le resistenze riguardano in particolare due microorganismi che ci lavorano ai fianchi: l’acinetobacter baumannii, batterio che si ritrova nel suolo e nelle acque, e la klebsiella pneumoniae, un batterio che può portare a polmonite, infezioni delle vie urinarie e setticemie.
Questi batteri provocano danni: noi sottoponiamo a screening tutti i pazienti che arrivano nelle terapie intensive per la presenza a livello rettale di questi microorganismi perché da un semplice portatore rettale si può diventare un paziente con sepsi in corso. I nostri dati, che confermano quelli mondiali, parlano di 50% di mortalità.

Tutto questo succede perché gli animali sono spesso imbottiti di antibiotici?
Nei gram-positivi sicuramente sì, nei gram-negativi, invece, gli animali non giocano un ruolo decisivo. Questi microorganismi multiresistenti sono acquisiti soprattutto attraverso pazienti che stanno a lungo in strutture sanitarie o case di riposo dove questi germi albergano. Poi, in ospedale, li combatti con gli antibiotici, ma più li usi, più aumentano le resistenze. E il circolo vizioso continua. Nel secondo tempo siamo ormai vicini al novantesimo: il pareggio ci sta, ma secondo me potrebbero vincere i batteri.

Quali sono le conseguenze per l’uomo?
Le conseguenze sono pericolose anche perché le case farmaceutiche non investono più, come in passato, su farmaci che costano molto e che non hanno un ritorno. Per combattere queste infezioni si usano farmaci vecchi, non di nuova sintesi: non abbiamo più i proiettili, le bombe per combattere infezioni di questo tipo. Il quadro è molto preoccupante, direi quasi drammatico.

Cosa si può fare allora?
Dal punto di vista del medico, la prima cosa è sapere con chi si ha a che fare, avere la realtà delineata dei germi che circolano nella nostra aerea. È inutile sapere ciò che succede a Treviso o a Padova, perché nel giro di 20 chilometri ci sono differenze enormi, è tutta un’altra realtà.
La seconda cosa importante è agire in sinergia tra professionisti: il medico curante – che può essere ospedaliero, di una casa di riposo, del territorio – insieme al microbiologo e all’infettivologo per trovare soluzioni vincenti nei confronti di questi batteri.

E che ruolo giocano, invece, i veterinari?
I veterinari sono fondamentali in questa partita. Se sanno quali sono le resistenze che ci interessano, possono creare una sinergia con noi per cercare di contenerle. La sinergia è l’arma in più che possiamo avere per combattere queste infezioni: una sinergia urgente perché ne va della vita delle persone.

Stefano Grandesso, microbiologo, dirigente medico dell’UOC Laboratorio Analisi chimico-cliniche e Microbiologia dell’Ospedale dell’Angelo, Ulss 3 Serenissima
Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Provincia di Venezia

Il corso ha già raggiunto il numero massimo di iscritti. In allegato il programma dettagliato

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