Sanità: solo una corretta informazione e la realtà scientifica possono migliorare il Servizio Sanitario

"Tutti i giorni combattiamo per la sostenibilità, la qualità e la sicurezza e per offrire le migliori cure alle persone che assistiamo"

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“Trovo particolarmente grave il riferimento alla "...ragazza uccisa durante un aborto….”, frase che già giudica e condanna. I medici non meritano questa semplificazione che assimila un tragico evento ancora tutto da chiarire, all’omicidio, alla soppressione criminale di una vita.

Tutti i giorni combattiamo per la sostenibilità, la qualità e la sicurezza e per offrire le migliori cure alle persone che assistiamo.

Come posso pensare che le affermazioni contenute in questo articolo contribuiscano a una corretta informazione, a migliorare il nostro Servizio Sanitario nazionale e la relazione con i nostri pazienti?”

A scrivere è Roberta Chersevani, Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri – FNOMCeO - , in riferimento ad un articolo uscito su Repubblica il 13 Gennaio 2016. La lettera è rivolta al Presidente dell’Ordine Nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino al fine che “sia garantita un’informazione corretta, seria e veritiera” .

“Sono totalmente d'accordo con la Presidente Chersevani, non per il ruolo che ho, ma perché trovo condivisibili al cento per cento le cose che ha scritto”

È quanto riferisce Giovanni Leoni, Presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Venezia, sull'accaduto e aggiunge: “Dobbiamo renderci conto che chi ha scelto questa professione, in tutti i campi e soprattutto per chi si occupa di urgenza-emergenza, ha delle caratteristiche di base e una coscienza professionale molto particolari. Si sceglie una vita dedicata alla cura del prossimo, con tutto ciò che ne consegue a livello professionale e personale. Non si può pensare che sia semplice o che la cosa venga presa in maniera semplicistica. Perciò credo che chi ha fatto questa scelta debba essere tutelato dall'opinione pubblica, in quanto ha deciso di curare le persone e non di ammazzarle”.

Il Presidente Leoni non usa mezzi termini nel dirsi contrario all'informazione che non verifica i fatti, che usa frasi ad effetto e che condanna ad una sentenza sommaria senza conoscere l'evidenza scientifica: “Ho capito che fa notizia parlare di cinque morti di parto avvenute in un breve arco temporale, ma mettere in dubbio, nei termini che alcuni hanno usato, una intera categoria professionale non è un bene per nessuno. Quando esce l'ennesima notizia di “morte per cause mediche”, anche quando non è vero, ma intanto lo si vuole far credere prima che ci siano i dovuti accertamenti, si genera nelle persone una sfiducia nell'assistenza sanitaria e nei riguardi della classe medica che è controproducente, non solo per noi medici ma anche per chi si appresta a ricevere assistenza”

La realtà scientifica su cui si basa il dr. Leoni è precisa, tra gli Stati economicamente avanzati, l'Italia ha una mortalità materna nettamente inferiore alla media, cioè dieci morti su centomila nati vivi, contro venti su centomila a livello europeo. Perciò, il nostro è un Paese non solo economicamente e socialmente avanzato, ma anche dal punto sanitario di livello molto alto. Quindi – aggiunge Leoni - “ in questo caso si è verificata una concatenazione di eventi che ha attirato l'attenzione dei media che, purtroppo, hanno presentato questi decessi avvenuti in un breve periodo con i contorni dell'emergenza. Confezionando così un'immagine della nostra sanità diversa da quella mostrata dall'elemento statistico documentale”

Per contrastare la 'cattiva informazione' il dr. Leoni consiglia di riportare il clamore mediatico alla realtà scientifica dei fatti: “nessuno nega che gli errori umani, più o meno gravi, possono capitare nella nostra categoria, ma bisogna fare una distinzione tra evento avverso per responsabilità del medico e evento avverso dovuto a complicanze. Ai medici viene insegnato che bisogna applicare i protocolli ed essere pragmatici, nessuno nella pratica quotidiana della professione si vuole mettere a fare l'eroe inventandosi qualcosa, solo che le complicanze sono molteplici per ogni patologia, perciò la cautela quando si parla di responsabilità è importante”.

Forse quello che è difficile da accettare per l'opinione pubblica è che “tramite la medicina non si ha un biglietto per l'immortalità. In ospedale si muore, anzi, è il posto dove si muore di più, ma non per colpa dei medici, che sono i primi che vogliono che le cose vadano bene. Quando ci sono delle responsabilità, specifiche o di gruppo, ci sono le autorità che se ne occupano, l'opinione pubblica indirizzata da informazioni frettolose e non corrette è negativa per tutti”.

Conclude il Presidente Leoni ponendo un problema di deontologia professionale: “chi mette sotto accusa la professione medica sui giornali senza avere la conferma dei fatti, procurando così un falso allarme, non può parlare solo del giuramento di Ippocrate che facciamo noi medici”.

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