Un pomeriggio con i liceali per l’OMCeO

Curiosità, passione, motivazioni forti, una volontà di ferro: queste le caratteristiche indispensabili per diventare buoni medici e ottimi odontoiatri. Nella consapevolezza che indossare un camice bianco significa rispondere a una vocazione, una missione. Lo ha spiegato agli studenti del quinto anno del Liceo Majorana – Corner di Mirano, nel pomeriggio del 17 novembre, una rappresentanza dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Venezia.
Un paio d’ore con i liceali alle prese con la difficile scelta del percorso universitario da intraprendere dopo la maturità, per illustrare loro il cammino che potrebbe portarli a indossare un camice bianco. Senza tacere sulle difficioltà e sull’impegno necessari, grazie alla testimonianza di alcune ex allieve oggi studentesse di medicina, ma trasmettendo anche tanto entusiasmo.
«Vogliamo darvi l’idea dal di dentro – ha spiegato introducendo l’incontro Luca Barbacane, medico di famiglia e segretario OMCeO, e lanciando il video La cura di te della FNOMCeO – di cosa siano la professione del medico e dell’odontoiatra. Qualcuno ha detto che la medicina è la più scientifica tra le discipline umanistiche e la più umanistica tra quelle scientifiche. La parola vocazione si incarna nel nostro mestiere: c’è qualcosa di speciale, abbiamo la fortuna di “servire” gli altri. È una professione che è fatta di scienza e di umanità. La proposta, la sfida è coltivare la scienza alla massima espressione dell’umanità».

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Ad aprire l’incontro sono stati chiamati due giovani odontoiatri: Andrea Zornetta, consigliere OMCeO, e Giulia Brunello, membro della Commissione Giovani della CAO Veneziana. Ai ragazzi hanno spiegato come è strutturato il percorso di studi per diventare dentista, quali sono gli sbocchi lavorativi, la necessità di essere non solo buoni medici ma anche imprenditori, dato che si tratta di una professione per lo più privata, il senso dell’accesso programmato – il cosiddetto numero chiuso – attraverso il test d’ingresso, per garantire a tutti i selezionati la possibilità di avere formazione e tirocinii adeguati, il sostegno che può arrivare dall’Ordine a chi si affaccia alla professione, la possibilità di laurearsi all’estero.
«Per fare l’odontoiatra – ha spiega il dottor Zornetta – servono tanta passione, tanto altruismo, la voglia di aiutare il prossimo: fare il medico o l’odontoiatra significa non chiudere mai con il vostro lavoro, non spegnere mail il telefono. Le soddisfazioni però sono enormi. Per fare il dentista bisogna saperci fare con le mani, è quasi un’arte, ma avere anche grandi capacità umane. Non scegliete in base a ciò che serve agli altri o alla società, ma in base a ciò che è piacevole per voi».
«Dovete capire subito – ha aggiunto la dottoressa Brunello – se questa professione vi piace oppure no, perché non è come per i medici che scelgono dopo, a 25 anni, come declinare la laurea in medicina e chirurgia e quale branca della medicina andare ad esercitare. Voi dovete farlo a 18 – 19 perché appena terminato il corso di laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria, a 25 cominciate a lavorare. Una volta che scegliete odontoiatria non potete avere ripensamenti. Dovete capire subito se volete stare a stretto contatto con un paziente vigile e spesso impaurito. La parte forse più difficile di tutto il percorso è superare il test d’ammissione, ma poi le classi sono molto ridotte, 28 persone, come una classe di liceo».

Al medico legale Rafi El Mazloum il compito, invece, di presentare il test d’ingresso a medicina, di chiarire come vada preparato, quali strategie si possano attuare, cosa sia la graduatoria unica nazionale e cosa succeda una volta ottenuta la laurea, l’abilitazione, la specializzazione. Un compito svolto con grande brillantezza, riuscendo fin dall’esordio – «a noi piace la Mission Impossible» – a catturare l’attenzione dei ragazzi.
«Il test – ha spiegato – cambia ogni anno, negli ultimi tempi lo hanno migliorato molto, nell’intento di selezionare chi studia meglio. Più che di numero chiuso si deve parlare di accesso programmato. Ci sono domande di ragionamento logico, cultura generale, biologia, chimica, matematica e fisica: studiando bene il programma che il ministero pubblica, anche sui libri di testo del liceo, si può fare molto bene».
Una selezione necessaria per garantire un futuro lavorativo: decine di migliaia i candidati che tentano l’accesso (con un picco consistente nel 2013 di oltre 69mila ragazzi rispetto ai 33mila del 2004), oltre 9mila ogni anno gli studenti di medicina (con poco più di 5mila posti di specialità e mille di medicina generale), classi molto numerose con problemi di aule, attrezzature, laboratori.
«Perché – ha aggiunto – è una missione impossibile? Perché dopo aver fatto almeno 6 anni di università ed essersi laureati, si arriva al bivio tra specializzazione e medicina generale e sono altri 5-6 anni per la scuola di specialità o 3 per la medicina generale... Non è tutto E.R. O C.S.I., non è quello che andrete a fare dopo. Perché allora fare medicina? Sicuramente non per denaro. Ognuno può scegliere la motivazione che vuole, una cosa però è di certo fondamentale: la passione».

Tanti e molto pratici i consigli arrivati ai ragazzi da tre ex allieve del Majorana – Corner, oggi studentesse di medicina: Eleonora, al secondo anno a Padova, Virginia, al secondo anno a Ferrara, e Francesca, ormai al sesto anno a Padova, a un passo dalla laurea.
«Ci vuole molta convinzione – ha detto Eleonora – perché è una fatica non da poco. Se non ci credete veramente non fate neanche il test. Al test d’ammissione meglio non sparare a caso, partite da ciò che siete sicuri, ma non andate a studiare troppo nello specifico. Prima fate tante simulazioni, servono».
«Io, ad esempio – ha aggiunto Virginia – ho sbagliato a prepararmi per il test. Al liceo chimica e biologia mi piacevano molto e andavo anche bene. Pensavo bastasse e invece no».
«Non disperate – ha concluso Francesca incoraggiando i ragazzi – se non entrate il primo anno. A me è capitato. Se siete davvero motivati e siete interessati alla medicina, scegliete una facoltà che abbia esami che possano esservi utili in futuro quando entrerete a medicina. Io, allora, avevo scelto biotecnologie sanitarie, un corso che non c’è più e che avrei frequentato volentieri anche se non fossi entrata a medicina. Non succede nulla se non passate al primo tentativo: vivete bene quell’anno, mettetelo a frutto, studiate, approfittatene, vi servirà».
Tra gli altri consigli: la possibilità di non disdegnare atenei più piccoli, dove laboratori ed esercitazioni sono quasi personalizzati; fare l’Erasmus se possibile per conoscere anche realtà diverse; cercare di coltivare anche altre passioni, senza studiare giorno e notte fino ad esaurirsi; costruirsi rapporti d’amicizia in ateneo per affrontare insieme lo studio e gli esami e per sostenersi nei momenti di difficoltà; tenere le antenne alzate su tutto ciò che è medicina, sui discorsi che si sentono al bar o per strada.

«Medicina – ha detto il dottor El Mazloum rispondendo alla domanda di una studentessa – ha indirizzi diversi: si va dal medico di corsia al chirurgo che sta in sala operatoria, dal medico in obitorio a quello in laboratorio. Ognuno di questi ha note caratteristiche e caratteriali diverse, ma una cosa in comune devono averla: la curiosità. Solo questa ti permette di resistere a un percorso così lungo e impegnativo, ma al contempo ricco di soddisfazioni».
Prima di chiudere l’incontro, spazio anche a Benedetta Disarò, che ha illustrato il ruolo del medico di famiglia, e al chirurgo Corrado Da Lio. «Sono entrata – ha detto la dottoressa – in una medicina generale di gruppo. Medicina ti permette di fare lo stesso lavoro in tanti contesti differenti. Per fare questo lavoro, oltre alla curiosità, serve essenzialmente la capacità di non giudicare gli altri, di mettersi nei panni dell’altro, di ascoltarlo, di capire cosa c’è nella sua testa. Se avete voglia di rendere la vita dell’altro più sana, più serena, questa è una buona motivazione».
«Quello che mi ha mosso in tutti questi anni – ha concluso il dottor Da Lio – e che ancora cerco di trasmettere agli specializzandi è la passione, quella che ti fa buttar via l’orologio. Io non ho scelto di fare medicina alla fine della scuola superiore, l’ho scelto molto prima, a 5 anni e da allora ho cercato la Mission Impossible».

«Fare nelle scuole interventi come questo – ha detto dopo l’incontro il segretario Barbacane – è davvero molto importante. La scelta dell’università è forse il momento più importante per la vita di un ragazzo o di una ragazza che stanno decidendo dove posare le fondamenta del loro diventare gli uomini e le donne di domani, i professionisti del futuro, le colonne portanti dell'umanità prossima ventura. Incontrare i giovani, parlare della nostra comune passione, la medicina e l’odontoiatria, è uno dei doveri del nostro Ordine, responsabile anche in questo di curare la professione». Un Ordine aperto e sempre disponibile a richieste analoghe che possano arrivare da altre scuole.
Una professione, quella medica e odontoiatrica, che impegna molto e che talvolta può avere anche dei risvolti medico-legali poco piacevoli... Ma che dà soddisfazioni, a partire da quel cappone che aspetta in frigo, regalato da una paziente al suo medico per ringraziarlo.

Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO Venezia

Segreteria OMCeO Ve
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