Vaccini: ecco gli strumenti utili per una scelta consapevole

Scelta consapevole è il concetto chiave che si è cercato di trasmettere ai cittadini – pochi, per la verità, purtroppo… - che ieri sera, 14 dicembre, hanno partecipato all’incontro pubblico sulle vaccinazioni dei bambini, organizzato nella Sala degli Angeli dell’Ospedale Civile di Venezia, dall’OMCeO in collaborazione con la Scuola Grande di San Marco, l’Ulss 12 Veneziana e il Comune di Venezia.
Un momento di confronto, pensato soprattutto per rispondere alle domande e ai dubbi dei genitori, sollevati in una lettera pubblica apparsa sulla stampa firmata da 76 mamme, e che, a differenza degli incontri precedenti sul tema, ha visto grandi protagonisti i pediatri. «Gli antivaccinisti – ha detto il presidente Giovanni Leoni, introducendo la serata – sono pochi, ma riescono con i loro argomenti e con grande capacità comunicativa a riempire interi alberghi. Noi dobbiamo imporre contromosse, fondate sull’etica e sulla scienza».

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Il diritto individuale e l’interesse pubblico. Ospite d’onore, un po’ a sorpresa e molto gradito, il prefetto Domenico Cuttaia, che ha subito ringraziato l’Ordine per l’attenzione e la sensibilità di fronte a temi di grande profondità e interesse pubblico e ha anche sottolineato come la popolazione abbia una grande fiducia nella classe medica e nel suo lavoro.
«Bisogna definire – ha aggiunto – un quadro di certezze, di tutela della salute pubblica. Il legislatore deve adottare i provvedimenti normativi sulla base delle considerazioni scientifiche e cliniche. I principi fondamentali della materia sono fissati nell’articolo 32 della nostra Costituzione».
Un articolo breve ed esemplare che dice: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
«Un articolo – ha spiegato il prefetto – che pone alla base il diritto fondamentale dell’individuo a ricevere le cure, ma che al tempo stesso esprime in modo chiaro il principio di libertà di scelta: del medico, della cura, se curarsi o meno. Terzo elemento fondamentale: garantire l’interesse della collettività».
Se c’è un diritto individuale alla salute, dunque, c’è anche il dovere che sia tutelata la salute degli altri: un principio di solidarietà, questo, che sarà più volte espresso nell’arco della serata. «Su questo – ha concluso Cuttaia – non ci possono essere timidezze o controindicazioni: tutti i cittadini devono vedere tutelata la propria salute attraverso l’imposizione, se è il caso, di comportamenti che garantiscono la pienezza, la globalità di questo diritto».
«A fronte di queste notizie sulle vaccinazioni, a volte allarmanti – ha aggiunto Nicoletta Codato che ha portato i saluti dell’amministrazione comunale e dell’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini – altre volte infondate, la cosa più saggia è creare momenti di incontro rivolti alla popolazione in cui la comunità scientifica dà il proprio contributo, offrendo ai cittadini la possibilità di scegliere in scienza e coscienza che cosa fare con i propri figli».

Vaccini, tra obbligo e scelta. Due le parti in cui è stata divisa la serata, condotta da Vittorio Selle, direttore Igiene e sanità pubblica dell’Ulss 12 Veneziana, e da Andrea Schiavon, pediatra, consigliere OMCeO e vicesegretario della sezione veneziana dei pediatri di famiglia (FIMP): una prima dedicata alle informazioni di base date dagli esperti, una seconda di confronto diretto con il pubblico.
A chiarire come le vaccinazioni siano state senza ombra di dubbio uno degli strumenti più utili per combattere alcune patologie e quali siano state le ragioni dell’introduzione dell’obbligo vaccinale è stato chiamato Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 12 Veneziana, che ha portato i saluti del direttore generale Giuseppe Dal Ben.
«Grazie ai vaccini – ha detto – patologie molto pericolose, spesso mortali, in pochi anni sono diventate rare. Ma quando non si vaccina più, le epidemie tornano fuori, riemergono. Gli eventi avversi ci sono, ma sono rarissimi e di gravità molto limitata: si fa fatica a comunicare che la gravità delle patologie non ha nessuna scala di confronto con le possibili conseguenze di un vaccino».
Un obbligo, quello alle vaccinazioni, che è stato introdotto in particolare per garantirne la gratuità e che la Regione Veneto, unica in Italia, ha tolto, confidando proprio nel senso di responsabilità e di consapevolezza dei cittadini. Prendendo atto, però, del calo drammatico delle vaccinazioni anche nel nostro territorio, la Regione lo scorso 20 novembre è corsa ai ripari, stilando un documento che, pur senza ripristinare quest’obbligo – tutti i dati confermano il calo anche nelle regioni che lo hanno mantenuto – stabilisce nuovi percorsi di sensibilizzazione e demanda ai sindaci la decisione se accettare o meno un bimbo non vaccinato alla scuola dell’infanzia.

Vaccinazioni strategiche in pediatria. La parola è poi passata a Maurizio Pitter, direttore di Pediatria all’Ospedale Civile di Venezia, che è stato subito chiaro. «Con queste malattie – ha detto senza peli sulla lingua – si muore: su questo bisogna centrare l’attenzione. Le vaccinazioni sono quasi paragonabili all’effetto che ha avuto l’acqua potabile nel mondo. Hanno evitato 2 – 3 milioni di morti nel mondo. Se avessimo una copertura a gregge, totale, ne eviteremmo un altro milione e mezzo».
Il genitore che decide di vaccinare, allora, ovviamente protegge il proprio figlio, che è il suo pensiero principale, ma protegge anche chi gli sta vicino. «L’effetto gregge – ha continuato – non è una favola: più siamo, più ci difendiamo». Indispensabile, allora, che ci siano persone competenti e preparate che spendano parte del loro tempo a spiegare alle famiglie i benefici delle vaccinazioni, ma anche i possibili eventi avversi.
Tante le bufale che circolano sul web smentite dal primario. A partire dal fatto che i vaccini indeboliscano o deprimano il sistema immunitario del bambino. «Il neonato – ha spiegato – può affrontare 6mila virus, può affrontare qualsiasi cosa. A due mesi di vita il sistema immunitario è completo, il bambino risponde in modo completo. Se non vaccini il bimbo alla nascita contro l’epatite B, il rischio di una cronicità è altissimo».
Nella sua relazione anche la spiegazione sul modo corretto di leggere i grafici legati alle vaccinazioni e al calo delle patologie: i picchi ad un certo punto sono scomparsi proprio perché negli anni precedenti la copertura delle vaccinazioni – per la poliomielite, ad esempio, o per il tetano e la pertosse – è arrivata a gregge. Le malattie non sono sparite, nei paesi in cui vaccini sono stati bloccati, si sono riattivate: bisogna continuare a vaccinare affinché le patologie non riemergano.

I vaccini nella storia di una famiglia. Curiosa la terza relazione, quella di Giovanni Battista Pozzan, direttore della Pediatria dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre, che nell’ultimo secolo e mezzo ha visto la storia dei vaccini intrecciarsi strettamente con quella della propria famiglia.
«Mio nonno Tullio, un chirurgo – ha raccontato – è stato un medico non troppo fortunato: non aveva antibiotici, i vaccini non erano stati implementati. Ha visto pazienti morire di stepsi, di difterite, di tetano, di spagnola, di epidemie. Mio papà Mario, pediatra, si diceva invece un medico molto fortunato: ha visto arrivare i vaccini e la penicillina. Nel 1979 è stato dichiarato scomparso il vaiolo. Io mi reputo un medico altrettanto fortunato: ho visto i vaccini contro il morbillo, contro la rosolia, contro l’epatite B, non ho mai visto un nuovo caso di polio o di tetano o di difterite, da decenni non vedo un nuovo caso di rosolia. I miei due figli saranno dei medici ancora più fortunati perché non hanno mai preso il morbillo, la parotite, la rosolia, saranno protetti per l’epatite B. Spero non studino più queste malattie e che siano debellate nei prossimi anni».

Cosa può fare il pediatra. Fondamentale, nella storia di famiglie e vaccini, il ruolo del pediatra di libera scelta, come ha spiegato Andrea Righetti, pediatra a Venezia e referente per i vaccini della sezione locale della federazione italiana, la FIMP.
«Il compito – ha detto – è la presa in carico totale del bambino e della sua famiglia strutturando tra tutti gli attori una relazione di fiducia. Parlare di vaccini per noi pediatri è un dovere deontologico e professionale, è scritto nel nostro contratto. Tre le fasi del nostro ruolo: prima, durante e dopo il vaccino del bambino».
Si parte, allora, dall’informazione, che può e deve passare anche attraverso i social network e gli strumenti usati dalle mamme, e dal confronto, con momenti e spazi dedicati alle domande e ai dubbi dei genitori. La visita pre-vaccinale, invece, è assolutamente inutile. «In un anno di queste attività – ha continuato – i risultati sono notevoli, con percentuali nel nostro ambulatorio vicine all’immunità di gregge. La presa in carico globale permette di arrivare a coperture soddisfacenti».
Un lavoro che prosegue anche a vaccino fatto raccogliendo informazioni sulle reazioni del bambino, da girare a chi di dovere per le analisi, tenendo viva la fiamma delle vaccinazioni, recuperando eventuali inadempienti e informando i genitori sul calendario vaccinale. «Il vaccino – ha concluso il pediatra – è un atto d’amore per la vita che i genitori fanno ai loro figli».

Gli effetti collaterali, tra mito e realtà. È toccato infine a Giuliano Cuccarolo, responsabile di Endocrinologia e Diabetologia pediatrica del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 12, il difficile compito di chiarire i concetti di effetto collaterale e di evento avverso (clicca qui per vedere le slides). Il primo è un effetto che può insorgere alle dosi di vaccino normalmente impiegate, che è atteso e documentato. Il secondo, invece, è un fenomeno clinico spiacevole che si presenta allo stesso momento del vaccino, ma che non è detto abbia con esso un nesso di casualità.
Il medico ha quindi snocciolato i dati sugli eventi avversi che si sono verificati nel 2015 in Veneto, a partire dai decessi zero. «Abbiamo avuto 925 schede, cioè segnalazioni all’AIFA – ha spiegato – su un milione e mezzo di dosi: il rapporto è di uno a 10mila. Per la maggior parte eventi non gravi, che si sono risolti spontaneamente senza terapie a domicilio e che non hanno provocato conseguenze di nessun tipo. Gli eventi avversi gravi in età pediatrica, quelli cioè che hanno coinvolto il sistema nervoso centrale o hanno visto un ricovero ospedaliero anche breve, sono stati 28, anche questi senza conseguenze».
Questi i dati: 17 casi di convulsioni febbrili legate al vaccino, 5 casi di piastrinopenia, il calo delle piastrine, 3 di epilessia, patologia molto diffusa tra i bambini, 2 in un anno di atassia, lieve e benigna infiammazione del cervelletto, un episodio di Porpora di Schonlein-Henoch, una forma di vasculite.
Una rassegna, infine, dal dottor Cuccarolo anche delle bufale che circolano soprattutto sul web:

  1. Non c’è alcun legame scientifico tra l’autismo e il vaccino per morbillo, parotite, rosolia: tutto falso, studi condotti da un medico inglese nel 1988 e pubblicati su una prestigiosa rivista solo per frode scientifica, per mettere a punto un prodotto che andasse a sostituire proprio il vaccino, imbottendo le tasche del professionista, poi radiato (oltre che condannato). C’è stato, però, un risvolto positivo: sono stati condotti molti studi epidemiologici che hanno ampiamente dimostrato che non esiste alcun rapporto tra autismo e vaccinazione. La falsa informazione, però, purtroppo continua a creare disastri, nonostante l’argomento dal punto di vista scientifico sia stato archiviato.

  2. Vaccini e mercurio: il thiomersal era un conservante presente nei vaccini prima del ‘92. Oggi questo conservante non c’è più, è stato eliminato a scopo precauzionale. Il metilmercurio contenuto, comunque non tossico, si trova, invece, ad esempio nel pesce, in alcuni alimenti… Il thiomersal c’è poi nel liquido di lavaggio delle lenti a contatto, di alcuni colliri, in spary orali, in tanti prodotti che usiamo: l’unico posto in cui non c’è più e ancora se ne parla sono i vaccini.

  3. Vaccini ed encefaliti: per un periodo si è pensato ci potessero essere encefalopatie epilettiche da vaccino. Gli studi, invece, hanno dimostrato che eventuali patologie sono riconducibili all’età delle vaccinazioni che coincide con quella tipica in cui si manifestano proprio queste patologie.

  4. Allergie e asma: c’è stato un periodo in cui si diceva che i vaccini le favorivano. In realtà oggi abbiamo dati che semmai ci dimostrano che i vaccinati da morbillo, parotite e rosolia sono più protetti da queste patologie, rischiamo meno degli altri.

Prima di chiudere i lavori l’invito arrivato dai moderatori ai genitori di andare nei distretti, dai pediatri di libera scelta e dai medici di famiglia per chiarire qualsiasi dubbio. Una scelta consapevole è, infatti, frutto di riflessioni e degli strumenti giusti. Gli stessi che in questa serata si è cercato di offrire ai cittadini.

Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO Venezia

Segreteria OMCeO Ve
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