“Mai avuto paura dal dentista”: così sono diventata odontoiatra

Una vocazione vera quella che ha spinto la dottoressa Elena Pagliaro a diventare odontoiatra. Vera innanzitutto perché il suo obiettivo principale è quello di far star bene i suoi pazienti. Ma vera anche perché mai, neanche da piccola, ha avuto paura del dentista. Cosa che succede di solito ad almeno l'80% della popolazione. “Non avrei potuto far altro” spiega ridendo: 25 anni compiuti a maggio, una formazione che ha un'impronta spagnola, è stata lei lo scorso 12 dicembre all'assemblea annuale dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Venezia a pronunciare a nome di tutti i suoi giovani colleghi il giuramento di Ippocrate.

Dottoressa Pagliaro, quando ha deciso di diventare medico? Come è nata la sua vocazione?
Come tutti i bambini, fin da piccola ho frequentato uno studio dentistico, per i normali controlli. Restavo affascinata dall'ambiente, dagli strumenti. Ero curiosa, chiedevo cosa fossero, a cosa servissero. Accompagnavo anche mia sorella più piccola, stavo dentro con lei e restavo incantata a guardare. Non ho mai avuto paura, forse sono stata fortunata a trovare bravi dentisti. Quando da piccolina mi chiedevano: “Cosa vorresti fare da grande?”. La mia risposta era sempre la stessa: la dentista. È stato subito un obiettivo.

Lei ha scelto di studiare in Spagna, a Madrid, alla Clinica Universitaria Odontoiatrica dell’Università Alfonso X el Sabio. Come mai? Cosa l'ha spinta?
La voglia di non perdere tempo. Appena diplomata, avevo provato il test qui in Italia, ma il risultato era stato negativo. Intanto, nello stesso periodo, avevo saputo che c'era la possibilità di provare il test in Spagna: sono partita per farlo e, saputo il risultato positivo, sono rimasta a studiare lì per tutti e 5 gli anni. Sapevo poco di spagnolo, ma all'università, prima delle lezioni, ci insegnavano la lingua ogni giorno per due ore. Poi, vivendo lì, lo spagnolo si impara... Quando sono tornata, il mio titolo è stato riconosciuto anche qui in Italia.

Cosa le è piaciuto di più del suo percorso di studi?
Del mio percorso di studi la cosa che mi è piaciuta di più è stata la pratica. Quello che mi ha trasmesso di più la mia università è stato proprio questo approccio: il primo anno con i manichini, poi con i pazienti. Il contatto stretto con loro è importante: imparare a gestirli, a relazionarti con loro, ad affrontare tutti i tipi di trattamento non è banale. Era una clinica ospedaliera quindi arrivavano persone poco benestanti, con casi complessi. Ecco, forse in Italia ci preparano meglio sotto il profilo teorico, ma per me è stato fondamentale questo aspetto pratico per sentirmi preparata.

Uno sguardo, invece, al futuro: cosa ci vede? Quale sarà la sua specializzazione?
Finita l'università ho fatto un corso di odontoiatria pediatrica e uno di impiantologia orale. Quest'ultimo mi è piaciuto, mi ha affascinato tanto che mi sono iscritta quest'anno a un master di impiantologia. Spero e mi auguro che questo sia un buon punto di partenza per il mio futuro. Nel frattempo lavoro anche in due studi dentistici, tra Mira, Mestre e il Cavallino. Faccio esperienza perché nel nostro lavoro non si è mai finito di imparare, c'è sempre qualcosa di nuovo.

È già riuscita a capire quale sono i punti di forza e quali le criticità della sua professione?
Io mi sono appena affacciata al mondo del lavoro, a questa professione, e devo dire che, almeno per ora, punti critici non ne vedo, non riesco a trovarne. Poi magari lei mi ripete la domanda tra 10 anni e io le faccio una lista. Di punti di forza, invece, ce ne sono tanti: con la nostra professione noi diamo stima al paziente. Il sorriso è fondamentale, è un biglietto da visita: una persona esce di casa e parla. Ci vuole un sorriso. Avere un bel sorriso significa sentirsi bene, avere più autostima, sentirsi più sicuri di se stessi. A me questo aspetto piace molto: regaliamo alle persone sicurezza e autostima.

C'è un altro aspetto molto bello della mia professione: noi dobbiamo saper ascoltare il paziente, per avere un buon risultato dobbiamo capirlo. L'80% di chi va dal dentista ha paura. Noi dobbiamo fargliela passare: devi sapere come prendere il paziente, lo devi rassicurare, lo devi analizzare per trovare l'approccio giusto, capire com'è e cosa vuole. Poi deciderai come muoverti. E la soddisfazione più grande per me è vedere il paziente guarito e contento.

Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO di Venezia

Segreteria OMCeO Ve
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