Malattie da animali a uomo: gli insetti il vero pericolo

Riuscire a fare rapide diagnosi per arginare più possibile il rischio di epidemie: va in questa direzione il lavoro di prevenzione delle patologie che dagli animali possono arrivare all'uomo. E con questo obiettivo, allora, cioè rendere più consapevoli dei rischi i medici – in particolare quelli di famiglia, le guardie mediche e quelli del pronto soccorso – che per primi si trovano ad affrontare questo tipo di pazienti, è stata organizzata giovedì 5 maggio, a partire dalle ore 20 nella sede veneziana dell'OMCeO, una serata di aggiornamento sul tema: Malattie trasmissibili da animali a uomo.

Un convegno, progettato in stretta collaborazione con l'Ordine veneziano dei Medici Veterinari e che assegnerà ad entrambe le categorie professionali 3 crediti ECM, che non solo farà il punto sul tipo di malattie che l'uomo può ricevere dagli animali, con l'intervento della dottoressa Gioia Cappelli, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ma che affronterà anche il tema della convivenza domestica con gli amici a 4 zampe, con il professor Antonio Frangipane di Regalbono, docente all'Università di Padova, e quello della prevenzione e diagnosi tempestiva, con il dottor Sandro Panese, direttore dell'Unità Operativa Malattie infettive e tropicali dell'Ospedale all'Angelo di Mestre, a cui abbiamo rivolto alcune domande.

Dottor Panese, quali tipi di malattie gli animali possono trasmettere all'uomo?
Ci sono malattie che possono essere trasmesse in modo diretto e altre che possono arrivare da vettori. Gli insetti, ad esempio, che succhiano il sangue degli animali infetti e poi, pungendo l'uomo, possono trasferire l'infezione.
Ci sono, poi, alcune malattie che hanno una rilevante importanza clinica di per sé perché generano quadri clinici significativi, altre la cui rilevanza è legata allo stato fisiologico in cui si trova la persona colpita. Alcune infezioni, se contratte in condizioni usuali, non creano grandi problemi, ma se colpiscono, ad esempio, le donne in gravidanza, possono determinare danni al feto.

Ci fa qualche esempio?
C'è la malattia di Lyme o borelliosi, ad esempio, trasmessa dalle zecche. Si è manifestata in particolare nelle zone montane o pedemontane, più ricche di animali selvatici. Una malattia che 30 o 50 anni fa non faceva parte delle nostre conoscenze, ma che da una quindicina d'anni a questa parte ci siamo abituati a trattare.
O ancora patologie legate più ad ambienti tropicali che ora interessano anche le nostre zone, a causa della diffusione di alcuni insetti e del surriscaldamento del clima. Penso alla West Nile Fever, la Febbre del Nilo occidentale, di cui ormai ci sono focolai epidemici locali, come nella bassa Padana, le zone tra Rovigo e la bassa veronese, perché tra i serbatoi tipici di questo virus ci sono gli animali da allevamento, come i cavalli. Una malattia trasmessa da vettori, come la zanzara tigre, che una volta non c'era qui da noi, ma che ora è molto diffusa.
O infine il Zika virus, la cui recente diffusione mondiale desta preoccupazione: può determinare nella donna in gravidanza microcefalia fetale, cioè una gravissima malformazione del feto. Per fortuna da noi, casi endemici ancora non ne sono stati registrati.

Quali sono, allora, gli obiettivi di questa serata di studi?
Qualche anno fa ci fu un caso di malaria, malattia praticamente debellata in Occidente grazie alla bonifica delle zone paludose e all'eliminazione del vettore, la zanzara anopheles, che da noi era residente. Quel caso di malaria autoctona, cioè di una persona che non aveva viaggiato all'estero, era legato alla presenza di una piccola quantità di zanzare scoperta in un deposito di copertoni arrivati dalla Nigeria. La malaria fu, dunque, re-importata.
Questo caso ci ha chiarito che il problema può tornare, anche una volta risolto. Per questo allora servono un'attenta informazione e sorveglianza di tutti gli attori coinvolti nella “filiera” diagnostico-terapeutica, a partire dal primo medico di famiglia o di guardia che può osservare un caso. Ci deve essere una pronta e rapida percezione del possibile rischio epidemiologico in tutte le figure coinvolte per avere una diagnosi immediata e consentire gli adeguati interventi, bloccare sul nascere l'infezione.
L'obiettivo del convegno è rendere tutti consapevoli che può esistere questo problema. È opportuno tenere gli occhi aperti, ognuno secondo le proprie competenze e il proprio ruolo. Una scrupolosa sorveglianza è il sistema migliore per accorgersi precocemente di una malattia ed affrontarla come si deve, saperla gestire in maniera appropriata senza creare panico. La prevenzione in primo luogo, insomma.

Si corrono rischi dalla convivenza con gli animali domestici?
No, non si corre alcun rischio perché gli animali domestici sono sottoposti a controlli obbligatori e a monitoraggio continuo. Generalmente sono sani. Esiste qualche rischio connesso, ad esempio, alla toxoplasmosi, protozoo che può essere trasmesso dal contatto con gli animali, ma solo per le donne in gravidanza.
I casi, però, sono davvero eccezionali, legati più a un comportamento scorretto dell'uomo. L'animale non può badare alla propria igiene personale: se porto il cane a passeggio in strada e lui mette il muso in giro e poi, quando torno a casa, lo accarezzo e mi tocco gli occhi, il problema è mio non del cane.

Quali sono, infine, le contromisure che si possono attuare?
Quando abbiamo questi casi di malattie a possibile trasmissione anche locale, si attivano i colleghi dell'Ufficio Igiene per un rapido intervento di bonifica nell'area segnalata, per interrompere subito la catena di una possibile diffusione.
La medicina moderna è fatta di un puzzle di elementi e fattori che si legano, si intersecano. Tessere che si devono adeguare una all'altra, ognuna con le proprie competenze e il proprio ruolo. La cosa più utile è che ognuna di queste tessere, ognuno di noi dunque, abbia un'adeguata conoscenza del problema complessivo, ma anche e soprattutto la consapevolezza di quale ruolo debba giocare nella serie di eventi. Visione d'insieme, dunque, e responsabilità specifica.

Dottor Sandro Panese, direttore Unità Operativa Malattie infettive e tropicali, Ospedale all'Angelo di Mestre.
Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO di Venezia

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Segreteria OMCeO Ve
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