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Data di inserimento: Lunedì, 27/06/16 - Segreteria OMCeO Ve
Non solo previdenza, dunque non solo pensioni per chi ha lasciato il lavoro. Tra gli obiettivi primari dell'Enpam, l'ente previdenziale per i medici e gli odontoiatri, c'è anche e soprattutto l'assistenza da garantire nel modo più ampio possibile a tutti i propri iscritti, in particolare a quei liberi professionisti che hanno meno tutele dei colleghi legati al Servizio Sanitario Nazionale.
A illustrare i percorsi di cambiamento dagli anni Novanta a oggi, la sostenibilità a lungo raggio dell'ente, i programmi avviati e quelli in attesa di via libera dai ministeri, sabato 25 giugno, è arrivato a Martellago, nella Sala Barbiero della Fondazione Banca Santo Stefano, Giampiero Malagnino, vicepresidente vicario della Fondazione Enpam.
Una mattina di aggiornamento professionale – “un convegno che ha un suo peso e una sua rilevanza” dice nei saluti iniziali Norma Castellarin, presidente della Fondazione Banca Santo Stefano che ha ospitato l'evento – che è servita anche a capire come i contributi versati all'Enpam non debbano essere vissuti solo come un pesante fardello, un balzello in più, ma come un efficace e concreto sostegno nel presente per chi si ammala, per le famiglie degli assistiti, per i giovani che si avviano alla professione.
“La spesa sanitaria – spiega Giovanni Leoni, presidente dell'OMCeO di Venezia introducendo i lavori – è in Italia di 111 miliardi l'anno e viene sempre messa in rapporto con il Prodotto Interno Lordo, il PIL. Questo determina una serie di incitazioni al risparmio nella professione, che incide sul potere d'acquisto e di spesa in ambito sanitario. Noi dobbiamo difendere il nostro sistema universalistico nazionale che salvaguardia anche la fascia dei più deboli. Se noi potessimo avere la stessa capacità di spesa, ad esempio, della Francia, non avremmo più 111 miliardi di euro a disposizione, ma ben 130”.
“Questo convegno – dice Moreno Breda, consigliere dell'OMCeO di Venezia, che lo ha organizzato insieme ad Arianna Sandrin – nasce dall'osservazione della realtà: come si vede anche qui in sala, siamo uno degli Ordini con l'età media più alta. Le aspettative di vita si allungano: i dati del 2008 dicevano che andando in pensione a 65 anni, un libero professionista prendeva la pensione per 21 anni. Il problema qual è? Se come liberi professionisti ci succede qualcosa, se ci ammaliamo, le nostre tutele sono uguali a quelle degli altri? Se poi perdiamo autonomia, ce l'abbiamo qualcosa che pensa al nostro futuro? Queste sono le domande che ci siamo fatti e che giriamo oggi al dottor Malagnino. Dobbiamo pensarci: prima o dopo l'evento contrario arriva...”.
E proprio il welfare della professione, allora, è al centro della relazione di Giampiero Malagnino. “Fino a qualche anno fa – spiega subito – noi dentisti e medici eravamo considerati una professione ricca, che non aveva bisogno di sostegno. Adesso, invece, ci sono due problemi: uno di ingresso nel mondo del lavoro e uno di redditi che non sempre sono all'altezza dei bisogni. Ci sono momenti in cui il sostegno alla malattia è importante”.
Per capire come si è arrivati a questa situazione, Malagnino fa un excursus storico su come sia cambiata la previdenza, non solo medica e odontoiatrica, in Italia con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo; con la crisi degli anni Novanta, quando si è capito che le garanzie non erano più sostenibili per il futuro; con la riforma delle pensioni del 2010 che allunga a 30 anni, e non più a 15, le proiezioni patrimoniali degli enti, per garantire nuova stabilità.
Regole e norme che spingono l'Enpam a riformarsi. “In passato – dice il vicepresidente vicario – non siamo stati lungimiranti. Le riforme e i tagli si facevano solo se costretti. Nel 2011 abbiamo chiesto aiuto a Mario Monti, allora advisor di Goldman Sachs, per preparare uno schema di nuovo assetto di governance dell'Enpam. Per cambiare siamo partiti da qui”.
Tanti gli aspetti toccati dalla riforma: interventi sull'aliquota di rendimento, sulle riduzioni per chi va in pensione anticipata, l'innalzamento graduale dell'anno di pensione e dell'anzianità, l'incremento graduale dell'aliquota contributiva, l'applicazione dei paramentri all'aspettativa di vita, l'omogeneità dei vari fondi.
“Soddisfatti questi principi – spiega – la pensione è diventata sostenibile finanziariamente e adeguata per gli iscritti, che riescono a mantenere lo stesso stile di vita anche una volta lasciato il lavoro. Adessio paghiamo un miliardo l'anno di pensioni. Arriveremo a 3/4 miliardi nel 2028/2030”.
Il sistema mette finalmente in ordine i bilanci ed è conveniente per tutti. “Il patto generazionale – dice Malagnino – deve convenire sia ai giovani sia ai colleghi più maturi. Una parte dei soldi che io ho versato all'Enpam è andata a pagare le pensioni, ma un'altra parte è finita nel patrimonio e servirà, domani, a pagare anche ai giovani pensioni un po' più alte”.
Nella sua relazione, il vicepresidente vicario illustra anche come l'Enpam abbia deciso di gestire i propri investimenti in modo da garantire i fabbisogni della previdenza, tenendo sotto l'1% il costo dell'investimento stesso, segnale che il prodotto non è pericoloso, e dotandosi di una rete di esperti del settore per diversificarli e valutarne i rischi.
Uno dei cardini del lavoro dell'Enpam è l'assistenza, “a cui è destinato – spiega Giampiero Malagnino – il 5% della quota A, circa 12 milioni l'anno. Una parte importante va in sussidi di assistenza domiciliare a chi non è autosufficiente, ha un reddito inferiore ai 30mila euro l'anno e i familiari a carico”.
Tra le misure che vengono attivate: un sussidio di 600 euro al mese, il pagamento della retta di una residenza per non autosufficienti, sussidi per gli orfani, sussidi integrativi per gli invalidi, sussidi straordinari una tantum, ad esempio al pensionato con reddito basso che deve ristrutturare il condominio, fondi in caso di calamità naturali per la prima casa, lo studio o l'ambulatorio colpiti, borse di studio. “Gli iscritti alla quota B – aggiunge – hanno mediamente tutte queste prestazioni più un 30%, perché il libero professionista è meno tutelato rispetto agli altri colleghi”.
Tra le proposte che aspettano un via libera dai ministeri competenti la tutela massima della genitorialità, con l'equiparazione delle tutele tra mamma e papà, con l'indennità della gravidanza a rischio anche per le libere professioniste, con i vocuher per gli asili nido o la baby sitter, con l'equiparazione di affidamento e adozioni. “Stiamo cercando – spiega – di investire nella nostra professione: 50 milioni nella residenza sanitaria assistita e 150 in un fondo brevetti in campo sanitario fatti in Italia, per favorire la ricerca per i medici italiani”. Il progetto, poi, di affiancare un giovane a un medico esperto, vicino alla pensione, che sceglie di lavorare part time per accompagnare il collega all'avvio della professione.
Uno sguardo, infine, anche al Programma Quadrifoglio, un'assistenza strategica integrata per far fronte ai nuovi bisogni dei professionisti. Un progetto che prevede:
- il credito agevolato: bandi per i mutui per l'acquisto, da parte dei colleghi più giovani, della prima casa;
- la previdenza complementare: per chi vuole farsi una pensione in più, anche solo con 50 euro al mese;
- le coperture assicurative: per proporre agli iscritti, in tempi di rc obbligatoria, degli schemi di copertura e garantire il Long term care (LTC), un intervento in caso di non autosufficienza;
- l'assistenza sanitaria integrativa: un fondo che non deve essere sostitutiva del Sistema Sanitario Nazionale, ma che serve ad avere un aiuto in più per alcune prestazioni.
Un dibattito, condotto da Davide Roncali, consigliere OMCeO di Venezia, chiude la densa mattinata di studi. “La materia purtroppo – dice – in generale, non desta l'interesse che meriterebbe. Ci sono tanti elementi che i medici dovrebbero far propri, mentre continuano a ritenere di versare all'Enpam solo tasse. Da questo equivoco nascono malintesi e un malcelato risentimento da parte della classe medica, rispetto ad argomenti che invece, come abbiamo visto questa mattina, vengono invece affrontati con una certa pragmaticità. Come il progetto di tutela della non autosufficienza dei medici che dovrebbe interessarci particolarmente dato che, ahimè, potrebbe riguardarci direttamente”.
Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO di Venezia
Segreteria OMCeO Ve
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Notizie medici
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