Tecnologia e sistema: a rischio l’umanità del medico?

Un punto di snodo tra il percorso dei mercoledì filosofici svolto fino a qui e l’avvio di nuove riflessioni che culmineranno in un altro importante evento tra umanesimo e tecnologia in programma a giugno.
Questo vuole essere il convegno Medicina Meccanica, in programma il 18 marzo all’Istituto Berna di Mestre, organizzato dall’OMCeO veneziano e dalla Fondazione Ars Medica, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari e LAI, Libera Associazione d’Idee. Un corso di aggiornamento per medici e odontoiatri, 100 i posti disponibili e 4 i crediti ECM che saranno assegnati, aperto anche a una ventina di uditori. A presentarlo è Marco Ballico, medico, psicoterapeuta, docente allo IUSVE e membro del comitato scientifico dell’Ars Medica che con Gabriele Gasparini, radiologo e vicepresidente della stessa Fonfazione, ne ha curato la preparazione.

Dr. Ballico, come mai quest’anno per i mercoledì filosofici è stato scelto come tema il confronto tra medicina e tecnologia?
Abbiamo fatto un percorso, durato un triennio, che qui si chiude. Siamo partiti da basi teoriche e vissuti personali, la vocazione, gli aspetti motivazionali, e poi piano piano siamo arrivati all’esercizio della professione, che ha due aspetti: la parte del singolo, il medico che lavora, e la struttura in cui è inserito. Quindi la duplicità dell’erogazione della prestazione sanitaria.
Questo implica riflessioni filosofiche nel senso della visione del mondo, ma anche nel senso dell’organizzazione della società. Il tema è sorto quasi spontaneamente: non sei più il medico della campagna con un fonendoscopio e un martelletto, ma sei il medico che ha conoscenze, competenze che devono essere organizzate dentro un sistema. Il sistema, però, con il tempo sta diventando quasi più importante della persona stessa.

In che senso?
Nel senso che oggi la Macchina è l’organizzazione del servizio sanitario, la forma operativa pensata per il bene del paziente, ma che sembra privilegiare il contenente rispetto al contenuto. In un sistema in cui le prestazioni sono tante, la qualità evidentemente deve essere standardizzata, ma si rischia di perdere l’apporto personale. La Macchina non ha un’anima e questo è un problema: i medici, invece, sono persone e hanno un’anima.

I medici, quindi, si sentono schiacciati dalla Macchina, dalla deriva tecnologica?
L’ospedaliero, ad esempio, vive una crisi profonda d’identità: oggi non può fare a meno della tecnologia. Se il concetto di Macchina lo estendessimo non solo all’aspetto tecnologico, ma anche a quello dell’organizzazione del sistema nel suo intero, ecco che questo convegno diventerebbe il prologo di quello di giugno, dove parleremo di tecnologia e del bisogno estremo di personalizzarla, ma faremo anche una riflessione sull’organizzazione del lavoro.

Il convegno del 18 marzo, dunque, sarà uno snodo?
Esatto: fa da sintesi dei mercoledì filosofici e contemporaneamente da prologo all’evento di giugno, quando l’aspetto della Macchina organizzativa sarà ancora più importante. Oggi la medicina non può fare nulla contro linee guida e protocolli che hanno in loro un aspetto scientifico e di economia, ma rischiano di essere percepiti solo come categorie. Noi, invece, vorremmo fare una medicina che esce dalle categorie, una scommessa forse più umana e filosofica che reale.

Questo approccio può spaventare medici e odontoiatri che non hanno seguito i mercoledì filosofici?
Noi in realtà speriamo che dicano: «Peccato non avervi partecipato...». Ci auguriamo che ci sia condivisione delle varie testimonianze perché il nostro obiettivo è far aumentare la consapevolezza e la coscienza del medico come persona, non solo come lavoratore ed esecutore. Ciò che fa la differenza tra la professione medica e tutte le altre professioni, è che il fattore umano è sempre stato determinante. A volte la scienza non riesce a spiegare come mai un medico riesca ad ottenere con un paziente risultati insperati: forse la relazione ha dato quel quid in più che ha fatto funzionare meglio la terapia. Sono cose imperscrutabili che il protocollo non può dire.

Come sarà organizzato il convegno del 18 marzo?
Ci sarà una prima parte con un intervento corale, una conversazione tra me, Gabriele Gasparini e la filosofa Bruna Marchetti, per fare la sintesi delle riflessioni scaturite dai nostri mercoledì e per lanciare i temi che saranno poi approfonditi dai due ospiti illustri, il professor Luigi Vero Tarca e il sociologo Ivan Cavicchi.
La nostra sarà un’introduzione commentata per lanciare la seconda parte con gli studiosi che cercheranno di dare una cornice, una dignità diversa a ciò che a volte noi abbiamo fatto emergere solo come sensazioni, intuizioni. Cavicchi parlerà della super organizzazione della sanità, che poi sarà il tema forte di giugno; Tarca, invece, parlerà più della tecnica, se sia più una conquista o più una condanna. La tecnica è una cosa che ti fa star bene, ma che, stando dentro al sistema, ti fa anche soffrire, perché perdi spazio di manovra, libertà individuale.

Questa insoddisfazione è trasversale a tutte le categorie dei medici?
Purtroppo sì, seppur con peculiarità diverse. Il medico di famiglia, che magari lavora ancora da solo, lo sente in modo diverso dai colleghi che partecipano alla medicina integrata o lavorano in cliniche e hub. L’attività è frenetica perché è organizzata.
Noi non dobbiamo trovare soluzioni, dobbiamo dare spazio al disagio. A questo servono le riflessioni filosofiche: ad aprire la discussione, il confronto. Io devo dare spazio anche alla mia testa, a un pensiero non omologato: aumento la riflessione e l’aspetto critico.

Qual è l’apporto dei filosofi in questo percorso?
I filosofi ci danno di tutto un po’: un po’ di metodo, un po’ di contenuti, un po’ di linguaggio, un po’ di stimoli, un po’ di cultura. La speranza è che, anche attraverso questo evento, si riesca a creare consenso e ad allargare il bacino di chi partecipa a questi incontri. Per creare nella nostra categoria più consapevolezza.

Marco Ballico, medico, psicoterapeuta, docente IUSVE e membro del comitato scientifico della Fondazione Ars Medica
Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO provincia di Venezia

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Segreteria OMCeO Ve
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