Leoni su VSALUTE: tamponi rapidi in ambulatorio tutti, facciano la loro parte, ma in sicurezza

In allegato oltre a questo articolo di VSalute (reperibile a questo link: https://vsalute.it/tamponi-covid-dai-medici-di-base-giovanni-leoni-raggiunto-buon-compromesso/) la stampa di oggi, domenica 1 novembre 2020, dedicata a questo argomento con interviste a Scassola (FIMMG Venezia), Tedesco (SNAMI), Crisanti (UniPd), Gorini (FIMMG Treviso), Cauchi (SNAMI RV), Zaia (RV).

È in vigore l’accordo nazionale, firmato da Fimmg il 28 ottobre, che prevede, data l’emergenza in atto e la necessità di agevolare il più possibile l’attività di screening, che i medici di Medicina Generale eseguano i tamponi rapidi, nei propri ambulatori, sui rispettivi pazienti. L’accordo ha visto poi tra le firme aggiungersi anche le sigle Intesa e Smi.

Ma soprattutto, a tuonare a livello regionale è stata la dichiarazione nel corso della conferenza stampa del 31 ottobre del Governatore del Veneto Luca Zaia: «Ho firmato un’ordinanza: daremo a tutti i medici di base una dotazione di tamponi rapidi, di dispositivi di protezione e dovranno praticare, secondo l’accordo, la fase di testing ai loro pazienti. Si tratta di una rivoluzione epocale. I medici di Medicina Generale operanti in Veneto applicano quindi obbligatoriamente le disposizioni presenti nell’ordinanza».

A seguito dell’emissione dell’ordinanza regionale abbiamo rivolto qualche domanda al dott. Giovanni Leoni, Vicepresidente FNOMCeO e Presidente OMCeO Venezia, per conoscere la sua opinione in merito all’accordo raggiunto tra sindacati, Governo e Regione.

Dott. Leoni, qual è la sua opinione in merito all’accordo raggiunto e all’ordinanza emessa dal Presidente Zaia?

Inutile ribadirlo, siamo in una situazione straordinaria, che deve essere governata in via eccezionale e quindi è ovvio che vengano adottate delle misure eccezionali. Personalmente, credo si sia raggiunto un ottimo compromesso per quanto riguarda il reclutamento dei medici di Medicina Generale, secondo anche i criteri fatti applicare nell’ordinanza e che esentano i medici considerati “a rischio”, come i più anziani ad esempio, e coloro che sono impossibilitati a eseguire i tamponi perché non hanno degli ambulatori adeguati. A tal proposito, si sta lavorando affinché vengano messi a disposizione della categoria degli spazi appositi. Tutte queste declinazioni regionali sono l’applicazione di un accordo nazionale fatto direttamente con il Ministro Speranza.

Si è trattato comunque di un accordo non facile da raggiungere. Conferma?

Non è  stata una decisione facile, e mi riferisco a quelle che sono le mie istituzioni di riferimento ovviamente. Per quanto riguarda il Veneto hanno firmato due dei maggiori sindacati, Fimmg e  SMI, mentre Snami non ha firmato perché ha mantenuto le sue perplessità. Però, complessivamente, lo trovo un ottimo compromesso. A preoccuparmi maggiormente è invece quanto sostiene Crisanti in merito alla validità del test.

Crede quindi che questo accordo possa realmente fare la differenza in termini di screening?

Ho fiducia nella possibilità di una buona attuazione di tutte queste dinamiche in questo momento di assoluta emergenza, nel corso del quale devono fare tutti la loro parte per cercare di attuare un’inversione di tendenza. È a questo che dobbiamo puntare in questo momento, prima per la salvaguardia della salute pubblica, ma anche per quella della nostra economia. Spero che tutti questi nostri sforzi, e parlo come rappresentante della categoria, facciano aumentare la percezione verso la popolazione del difficile momento che stiamo vivendo.

Crede che la popolazione stia contribuendo al raggiungimento degli obiettivi da voi prefissati?

Personalmente, sono convinto che la stragrande maggioranza dei cittadini rispetti le regole. Una minoranza, per vari motivi, non lo fa. Ad oggi possiamo affermare che, dato l’abbassamento dell’età media dei contagiati positivi, la diffusione del contagio, contrariamente alla prima ondata, si è concentrata su una classe di persone che si muovono di più e per più fattori, che hanno più vita sociale quindi. E gli effetti di tutto questo li vediamo ora. E dobbiamo far sì che questo cambi.

Il Presidente Zaia ha sottolineato che l’ordinanza non vuole essere, usando le sue parole, “un atto muscolare”. Ma perché è stata necessaria un’ordinanza per far aderire tutti i medici di Medicina Generale?

In principio non tutti hanno aderito in quanto vi erano dei punti che necessitavano di essere chiariti. E che sono stati chiariti solo ora. Tra questi, oltre al compenso economico che considero comunque giusto perché si tratta di un’attività in più che i medici andranno a svolgere, vi era appunto la tutela dei medici a rischio e l’esenzione di chi, per ovvi motivi, non può effettuare i test nei propri ambulatori. I tamponi infatti sono riservati a una popolazione diametralmente opposta a quella che, ad esempio, si sottopone alla vaccinazione. Perché a richiedere il tampone non sono i soggetti a rischio, ma i potenziali positivi. Quindi, questo equivale al fatto che si tratta di due attività separate, che richiedono ambienti e spazi appositi, oltre alla disponibilità dei dispositivi di protezione individuale, come garantito dalla Regione. Tutte queste situazioni dovevano essere messe sul  tavolo di confronto e analizzate, dando anche l’opportunità a persone che non se la sentono di eseguire i tamponi magari di non farli.

In merito alle sanzioni riservate a chi non aderisce, di che sanzioni si tratta?

Sono sanzioni proporzionali riguardo quanto previsto dal contratto nazionale dei medici di Medicina Generale. Si parte da sanzioni pecuniarie sino alla revoca del contratto di collaborazione.

Nelle prossime ore un nuovo Dpcm entrerà in vigore. In merito al recente Dpcm datato 24 ottobre, crede possa realmente dare dei risultati?

Il Dpcm del 24 ottobre lo reputo un pesante avvertimento alla popolazione. Questo perché, data la curva dei contagi, doveva esser data un’inversione. Ne vedremo gli effetti verso il 10 novembre circa. E speriamo che questo Dpcm basti. Un dato rilevante è che la chiusura di bar e ristoranti alle 18.00, e lo dico a malincuore e con profondo rispetto per i gestori di queste attività, rende le città spente a partire dalle 19.00 e questo certamente aiuta a contenere la diffusione del contagio. Dobbiamo infatti evitare di tornare al punto di partenza, ossia il lockdown, che è però un sistema che si è dimostrato efficace ma che non possiamo permetterci a lungo. Oltretutto, il lockdown si è anche rivelato funzionale grazie anche alla stagionalità che si affacciava. Ora invece abbiamo una stagione sfavorevole davanti a noi.

Si riferisce al sovrapporsi dell’influenza stagionale e quindi a una più complicata diagnosi differenziale?

Sì. L’unica nota positiva è che l’uso della mascherina assieme alla vaccinazione maggiorata può in effetti diminuire la diffusione dell’influenza e del comune raffreddore. Questo è un auspicio, anche se è scientificamente provato che la mascherina blocca, oltre al Covid, anche altri virus.

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