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Home › Segreteria OMCeO Ve › Fare squadra, a partire dai giovani. Nicolin: “Per rispondere alle loro esigenze” ›Fare squadra, a partire dai giovani. Nicolin: “Per rispondere alle loro esigenze”
Data di inserimento: Martedì, 23/02/16 - Segreteria OMCeO Ve
Se le formiche si mettono d'accordo, possono spostare un elefante: ha un titolo davvero curioso, ma efficace, l'incontro organizzato dalla Commissione Albo Odontoiatri per il prossimo 29 febbraio nella sede dell'Ordine di Venezia. Titolo curioso e ospite d'eccezione: Andrea Liberalotto, coach della squadra di basket femminile della Reyer, che milita nel campionato di serie A1, chiamato a spiegare trucchi e strategie per fare spogliatoio e trasformare un gruppo in un team vincente. Ne abbiamo parlato con l'organizzatore, il dottor Giuliano Nicolin, presidente della Commissione Albo Odontoiatri dell'Ordine lagunare.
Un'iniziativa particolare, presidente, quella del 29 febbraio: l'Albo ha invitato un allenatore, il coach – vincente – di una squadra di basket. Come mai?
Siamo partiti dall'idea che ogni forma di aggregazione, soprattutto in campo sportivo ma non solo, vive sul talento dei singoli, ma che, per ottenere risultati, deve esserci il cosiddetto gioco di squadra. L'idea era di coinvolgere così i giovani colleghi: loro spesso vedono nell'Ordine soprattutto un riferimento burocratico. Sarebbe bello, invece, si rendessero conto che partecipando alla vita ordinistica potrebbero veramente cambiarne le prospettive. E non solo: magari anche ottenere quei risultati che in questo momento dicono di non ottenere. Questo, poi, sarebbe anche un modo per noi di avere ricambi, di farli avvicinare e di rispondere alle esigenze concrete che i neolaureati hanno e che non riusciamo a soddisfare perché non li vediamo, non abbiamo modo di contattarli, di sentirli...
Come si svolgerà la serata con coach Liberalotto?
La serata sarà aperta da un video per introdurre il tema. Poi coach Liberalotto farà una breve relazione su quelli che sono, secondo la sua esperienza, i principali valori, sportivi nel suo caso, ma che si possono traspondere in qualsiasi aggregazione, perché questa sia effettivamente gruppo, sia coesa, porti a risultati. Poi lasceremo spazio alle domande.
Questo, forse, è l'aspetto più ludico, ma è anche quello che ci interessa di più: noi vogliamo soprattutto conoscerci, incontrare questi colleghi, iniziare a vederli. Far capire loro che è tutto loro vantaggio venire all'Ordine, farne parte attivamente.
In che contesto si colloca questa iniziativa?
Da quando sono stato eletto presidente della CAO, abbiamo cercato di innovare la CAO stessa coinvolgendo colleghi giovani. Abbiamo cercato di inserire anche una collega donna – perché questo è un altro problema: le colleghe donne non le vediamo mai, non partecipano – e di abbassare l'età media.
Quest'anno abbiamo raggiunto un risultato importante, grazie al dottor Andrea Zornetta, che è riuscito finalmente a costituire un bel gruppo di giovani e con cui è nato un bellissimo lavoro: un documento di accoglienza, l'abc dei primi passi della professione, che il 6 aprile sarà presentato a tutti e regalato ai nuovi iscritti. Così abbiamo pensato anche a iniziative che potessero coagulare questi colleghi giovani.
Stiamo, infine, cercando di stringere una collaborazione più efficace con l'università di Padova: noi non siamo mai riusciti ad entrare in ateneo, adesso però si è aperto un canale, un percorso che vogliamo sfruttare a 360 gradi.
Quali sono le esigenze di questi colleghi più giovani?
L'anno scorso abbiamo fatto un sondaggio per capirlo. Vogliamo far passare il messaggio che l'Ordine è la casa comune di tutti medici, ma se i medici non la vivono, resta un barattolo vuoto, che fa il documento e fa la pratica, ma risponde poco alle esigenze. Potenzialmente, invece, l'Ordine ha un suo peso e lo vediamo quando, ad esempio, si ottengono risultati, come nel caso della legge 22 del 2002: lo sportello unico del Comune, per chi oggi arriva qui e vuole aprire un'attività sanitaria, oggi ce l'ha solo Venezia.
Venendo alle esigenze, i colleghi più giovani chiedono soprattutto di essere indirizzati in tutto ciò che non riesce a dare il percorso formativo universitario: previdenza, percorsi assicurativi e i pericoli di alcune facili occasioni di lavoro. Come, ad esempio, la figura del direttore sanitario: i colleghi più giovani credono di prendere i soldi, senza dover essere mai presenti, invece poi, se succede qualcosa, le responsabilità penali, le problematiche sono pesanti. Chiedono anche molta formazione e molta informazione, come già avviene nel nostro Ordine.
L'iniziativa del 29, però, non è aperta solo ai giovani odontoiatri...
No, è aperta tutti, anche ai medici perché un contributo utile può arrivare da chiunque. Faccio un esempio: io mi preoccupo molto del collega pensionato che magari ha una pensione bassa e, per arrotondare, potrebbe prestarsi a compiti border line con la legge. Un collega che chiede all'Ordine di aiutarlo o di difenderlo...
Se queste persone partecipassero, saremmo coinvolti nei problemi della loro classe d'età. Io ho 55 anni e sono un libero professionista: ho in mente le mie difficoltà. Possono, invece, sfuggirmi i problemi dei pensionati o dei giovani laureati, perché non li vivo in prima persona. Avere un rapporto diretto con loro significa toccare con mano i loro problemi e fare meno fatica a dare delle risposte.
A cosa può servire un confronto generazionale?
Può essere produttivo. Viviamo un paradosso: uno dei problemi maggiori che abbiamo è che ci sono tanti colleghi prossimi alla pensione con studi ben avviati, ma senza eredi e, disperatamente, mi chiedono di trovare giovani colleghi da inserire nel loro studio, a cui magari poi cederlo. Perché non muoia dopo una vita di lavoro. Non li troviamo.
Poi, però, sentiamo di giovani odontoiatri che vanno nei low cost a 8 euro e vediamo cosa succede... Dobbiamo creare, anche in maniera ludica, più momenti di aggregazione, perché lo scambio generazionale, di informazione, di esperienza, è solo patrimonio che altrimenti va disperso.
Quali sono i consigli per chi si affaccia alla professione?
Alla previdenza devono pensare da subito, non dopo 10 – 15 anni di lavoro. Perché poi è tardi. Poi consigliamo di essere ben informati sotto il profilo medico – legale perché ci sono rischi legati alla professione che possono essere evitati, se li conosci. Questi sono i due cardini principali su cui io li vedo cadere con più frequenza.
C'è una sinergia con i medici o le due professioni si guardano da lontano?
Venezia è un'isola felice. La precedente presidenza, quella del dottor Maurizio Scassola, ha lavorato sempre a braccetto con l'odontoiatria. Poi è chiaro che l'odontoiatria è per il 98% privata, loro invece sono tutti medici dipendenti o convenzionati. Ma le esperienze negative che come professione stiamo facendo – Groupon, centri low cost, ecc. – poi arrivano anche da loro. Noi paghiamo prima lo scotto di certe verità amare, di una professione che viene svilita, che perde peso. Cose, però, che stanno arrivando anche ai medici.
Non ci sono grosse differenze, penso ai problemi assicurativi di un ospedaliero: oggi un collega che lavora in ospedale o è bravo e si è preparato a salvaguardare il proprio patrimonio, o è un mito, un eroe, perché sicuramente pagherà quando sbaglierà. Noi abbiamo problematiche che pur sviluppandosi in due ambiti diversi, libera professione contro lavoro dipendente, sono assolutamente sovrapponibili.
Dr. Giuliano Nicolin, presidente Commissione Albo Odontoiatri, OMCeO di Venezia
Chiara Semenzato, collaboratrice giornalistica OMCeO di Venezia
Segreteria OMCeO Ve
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