Filler dermici, non solo estetica. Quello che c’è da sapere

Filler dermici, non solo punturine per le rughe. Sono innanzitutto dispositivi medici di classe 3. Impianti insomma. E per trattarli al medico e all’odontoiatra servono capacità e consapevolezza. Il tutto nel rispetto dell’etica e della deontologia. Questo il tema del primo aggiornamento del 2020, L’utilizzo dei filler in odontoiatria, che si è svolto all’OMCeO veneziano sabato 18 gennaio, organizzato da Pietro Valenti per la Commissione Albo Odontoiatri. Un incontro molto partecipato, e non solo dai dentisti, che, per una volta, ha visto la presenza in sala anche di tantissimi giovani.
«Per la FNOMCeO – ha spiegato il presidente dell’Ordine e vice nazionale Giovanni Leoni, accogliendo i partecipanti con Giuliano Nicolin, guida della CAO lagunare – partecipo a tante commissioni di incontro tra parte odontoiatrica e parte di chirurgia plastica ed estetica. Su questi temi, su queste aree di interesse, sulle problematiche tra parti ossee e parti molli ci sono dialogo e confronto. Il dibattito è aperto e questo incontro si inserisce nell’attualità».
Come non pensare, poi – come ha sottolineato il dottor Valenti introducendo il relatore della mattinata di studi – ai modelli tutti improntati all’estetica promossi dai mass media. «L’odontoiatria moderna – ha aggiunto – è chiamata ad affrontare questi aspetti in modo sempre più ampio».

Clicca qui per vedere la galleria fotografica

Già conosciuto dagli iscritti veneziani – 5 le sue presenze in passato all’Ordine lagunare per parlare di sedazione, ipnosi, agopuntura e protossido d’azoto – il protagonista dell’aggiornamento è stato il dottor Francesco Rossani, odontoiatra romano che si occupa, tra le tante cose, anche di estetica dentale e dei tessuti periorali e nel suo studio somministra filler dermici riassorbibili per la definizione del volume labiale e dei tessuti molli periorali.
Il relatore ha chiarito subito che nell’uso dei filler ciò che diversifica medici e odontoiatri è il territorio di intervento – più ristretto il terreno anatomico in cui possono operare i dentisti – e che i prodotti, quelli completamente riassorbibili a base di acido ialuronico, sono esattamente gli stessi per entrambe le categorie.
«Tutto comincia sempre – ha spiegato il dottor Rossani – con un confronto allo specchio con il paziente. Perché i filler sono un trattamento clinico vero e proprio. Prima di procedere dobbiamo raccogliere i desiderata del nostro paziente e proporre quello che realisticamente noi possiamo fare, perché a volte le cose non coincidono». I filler, ad esempio, non “tirano” niente, sono addittivi volumetrici, quindi riempono e basta. Non sono, insomma, un lifting: servono a sostenere tessuti che hanno ceduto o perso di elasticità e dare volume ad alcune parti del volto. «Se il paziente vuole una tirata qui o lì – ha ammonito i colleghi – allora ti fermi e neanche compili il consenso informato».

Completo ed esaustivo il quadro fornito sul tema dal dottor Rossani nell’arco della mattinata. Tra i tanti temi trattati:

  • la modulistica da compilare e le informazioni che il paziente deve avere per fornire un corretto consenso informato;
  • il momento cruciale dell’apertura del dispositivo dalla confezione che lo ospita davanti agli occhi del paziente, specificando che si tratta di un prodotto contenuto in una confezione sterile, monouso e monopaziente;
  • i dispositivi di ingresso nei tessuti per gli impianti allo stato fluido;
  • la non necessità di attrezzature particolari per condurre l’intervento: bastano un lettino reclinabile, una buona illuminazione e condizioni igienico-sanitarie perfette;
  • la necessità, invece, di avere dimestichezza con l’anestesia intraorale;
  • la totale riassorbibilità dei prodotti e i tempi in cui vengono riassorbiti, che variano dai 6 mesi all’anno a seconda di diverse condizioni;
  • il rischio clinico, mai pari a zero in un trattamento medico;
  • gli eventuali effetti avversi e la gestione delle possibili complicanze: dall’edema o dall’ematoma per il semplice passaggio di un ago alla perimplantite, tanto per fare solo un paio di esempi;
  • le strutture scheletriche e l’anatomia muscolare facciale e la necessità di capire, per somministrare i filler, come si muovono i muscoli, dato che sono proprio loro a produrre pieghe, rughe e segni di espressione;
  • la conoscenza degli strati della pelle, epidermide e derma, su cui si va a operare;
  • l’azione della cheratina, l’attività dei fibroblasti, il collagene, l’elastina;
  • le proprietà dell’acido ialuronico;
  • i canoni dell’estetica, che non sono poi in realtà così soggettivi, e la teoria per cui la bellezza risiede nella media delle caratteristiche facciali del corpo umano. Medio è bello, insomma, e ciò che non lo è, è in realtà fuori norma;
  • la capacità di indirizzare il paziente a questo canone estetico: il labbro a canotto, pur molto di moda, ad esempio, non vi rientra;
  • la durata, pochi minuti, dell’attività di impianto;
  • i tracciati con l’ovale del viso che cambia nel tempo, le pieghe che non vanno cancellate, il lavoro sulle labbra;
  • la difficoltà, che a volte può esserci, nel gestire il paziente e le sue aspettative: «Vi dò – ha spiegato il dottor Rossani – una regola d’oro: quando proponete un trattamento con i filler non promettete cose assolute, che sono irrealistiche e irrealizzabili. Non parlate mai di “2 punturine che le tolgono 20 anni” perché il risultato potrebbe poi non essere all’altezza. Fate una proposta morbida: l’obiettivo del trattamento è sostenere questi segni, smussare, addolcire, attenuare, levigare...»;
  • i confini in cui possono intervenire gli odontoiatri da un lato, i medici chirurghi dall’altro «per agire in scienza, coscienza e conoscenza»;
  • la composizione dei prodotti in circolazione;
  • i protocolli clinici e la tecnica TFT;
  • gli usi corretti dell’ago e della microcannula.

«Agire in scienza e coscienza – ha sottolineato il dottor Rossani – significa che, se un paziente che chiede i filler ha qualche problema odontoiatrico, prima lo si spinge e risolvere quello, poi a perfezionare la parte estetica. I filler possono rappresentare una valida “cornice” alle riabilitazioni odontoiatriche. Un adeguato supporto ai tessuti molli periorali è possibile qualora sia venuto meno il sostegno dentoscheletrico o il volume a causa di atrofia o ptosi. Si tratta di prestazioni apprezzate dai pazienti, in quanto sicure, reversibili e dal risultato quasi immediato».
Dato che nell’odontoiatria moderna l’estetica riveste un aspetto sempre più rilevante e sempre più spesso anche ai dentisti vengono richiesti questi trattamenti, i filler dermici, insomma, possono essere un’opportunità: meglio conoscerli, sono uno strumento sicuro e versatile per il miglioramento dei tessuti molli cutanei del volto.

Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Provincia di Venezia

Segreteria OMCeO Ve
Notizie
Pagina visitata 2321 volte