Odontoiatri attenti: la bocca può essere spia di patologie sistemiche

La bocca come “campanello d’allarme” per diagnosi precoci, per scovare in tempo patologie sistemiche e attivare subito un percorso di cura. È questo l’ambito di azione della medicina orale, la branca della professione che si occupa dello studio e della terapia delle malattie e delle alterazioni anatomo-patologiche proprio del cavo orale. Una branca, però, spesso ancora poco conosciuta.
Per questo la Commissione Albo Odontoiatri dell’OMCeO veneziano e la Fondazione Ars Medica, in collaborazione con il Cenacolo Odontostomatologico Italiano (COI), hanno organizzato per mercoledì 10 maggio una serata di aggiornamento dedicata ai dentisti dal titolo significativo – Ciò che la bocca può rivelare: manifestazioni orali in corso di malattie sistemiche (saranno assegnati 3.3 crediti ECM) – che ci la presenta Giuliano Nicolin, presidente CAO dell’Ordine lagunare.

Dottor Nicolin, come è nata l’idea di questo convegno?
L’idea è nata perché c’è la convinzione che oggi è importante prevenire e la bocca è una spia di molte malattie che possono essere prese in tempo, prima che abbiano una massima manifestazione. C’è però anche la consapevolezza che il livello culturale e di attenzione in questo campo è ancora insufficiente. Quindi abbiamo pensato di promuovere eventi che possano insegnare ai colleghi a non limitarsi solo alla patologia di cui il paziente si lamenta, ma di approfittare dell’occasione per dare un’occhiata in generale alla bocca.

L’evento è organizzato in collaborazione con il COI. Come nasce questa sinergia?
Già in passato il COI aveva organizzato delle giornate di prevenzione incentrate in particolare sul carcinoma orale, dedicate in particolare ad anziani pensionati che venivano visitati gratuitamente e per i quali avevamo allora una strada preferenziale di avvio alle cure, qualora ci fosse il sospetto di lesioni maligne. Il Cenacolo, insomma, è sempre stato attento a questi aspetti clinico-culturali. Ci sono già precedenti in questo ambito e così ci è sembrato naturale rinnovare questa sinergia.
Nella professione c’è una ripresa dell’attenzione su questi temi: anche l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi), ad esempio, ripropone il prossimo 13 maggio l’Oral Cancer Day, a cui possono aderire e partecipare gli studi iscritti all’associazione.

Perché è importante l’esame della cavità orale?
L’esame obiettivo della cavità orale è, a mio avviso, di fondamentale importanza perché può mettere in evidenza alterazioni che possono rappresentare l’espressione non solo di patologie locali ma anche di malattie sistemiche.
Ispezionando la bocca si può osservare, ad esempio, la presenza di segni e sintomi come il dolore, in particolare la sua localizzazione, la durata e il tipo. O ancora le ulcerazioni, la loro frequenza, la ricorrenza, la molteplicità; le emorragie che possono derivare da una piastrinopenia; la presenza di masse che provocano dolore, la loro associazione a ptialismo, xerostomia, disfagia. O infine l’alitosi che nel 10% dei casi è imputabile a patologie nasali, polmonari, gastrointestinali e nei rimanenti casi a malattie sistemiche come il diabete e l’insufficienza renale cronica uremigena.
Un elenco completo ed esaustivo di tutte le manifestazioni sistemiche è impossibile. Queste patologie, però, compromettono gravemente la qualità della vita dei pazienti. Basti pensare, ad esempio, alle malattie vescicolo-bollose autoimmuni ed infettive.

Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano nel quotidiano?
Una delle difficoltà maggiori che si riscontra nella pratica clinica delle patologie orali è l’estrema variabilità delle malattie orali che rende il loro riconoscimento piuttosto complesso. Un altro problema, invece, nasce dal fatto che fare sempre un esame di tutto il cavo orale, sapere dove guardare e cosa vedere non è bagaglio clinico comune tra gli odontoiatri.

Ma quanto sono diffuse queste patologie e da cosa nascono?
Sono molto diffuse: il Veneto, ad esempio, ha il triste primato del maggior numero di casi per il tumore orale. La terapia consiste in interventi ampiamente demolitivi, con una seria compromissione dello stile di vita del paziente. La patologia, però, è curabile se presa per tempo.
L’origine delle manifestazioni sistemiche p essere di molti tipi: di natura infettiva, come ad esempio l’HIV, la sifilide, la mononucleosi, l’herpes zoster; di natura neoplastica, come il linfoma e il melanoma muco cutaneo; di natura flogistica come le malattie infiammatorie croniche intestinali; di natura epatica, come la cirrosi; di natura autoimmunitaria, come ad esempio il lupus eritematoso sistemico, la CREST e la malattia di Reiter o, infine, legata alla carenza di vitamine, come la glossite di Moeller Hunter.
Se poi pensiamo alla malattia parodontale cronica, patologia con cui ci confrontiamo frequentemente, vediamo che se viene affrontata al di fuori di una visione più estesa può sottendere altre patologie come l’insorgenza del processo aterosclerotico e quindi alle malattie coronariche e vascolari cerebrali. La stessa malocclusione può essere imputabile a un prognatismo secondario o ad acromegalia e un’eruzione dentaria ritardata può essere secondaria ad un ipopituitarismo.
I legami sono tantissimi: l’alterazione della corona per ipoplasia dello smalto può essere imputabile a deficit vitaminici, rachitismo e ipoparatiroidismo; possiamo ritrovare discromie dentarie nella eritroblastosi fetale, nella Porfiria, nelle malattie congenite del fegato; uno smalto usurato può essere indice di reflusso gastroesofageo cronico, di bruxismo, di bulimia; possiamo ritrovare una parodontite con perdita dei denti nella malattia di Chèdiak-Higashi, patologia rara che in alcuni casi può richiedere il trapianto di midollo osseo per la presenza di un linfoma aggressivo.

Quanto è importante allora, in quest’ottica, la sinergia tra odontoiatri e medici di famiglia?
Sarebbe auspicabile che questi convegni fossero fatti in simbiosi con i medici di base, come è successo in passato anche con i pediatri. Perché anche a loro può arrivare un paziente che pensa di avere un semplice trauma per una protesi e invece è qualcosa di più. Mi piacerebbe molto che questi aggiornamenti fossero condivisi con i medici di famiglia, che invito comunque a partecipare, e se il convegno susciterà questo interesse non escludo di replicarlo anche per loro.

Giuliano Nicolin, Presidente CAO OMCeO Provincia di Venezia
Chiara Semenzato, giornalista OMCeO Provincia di Venezia

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In allegato il programma della serata

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